Finanza Notizie Mondo Guerra commerciale, America First di Trump alza dazi contro Cina. Escalation inevitabile?

Guerra commerciale, America First di Trump alza dazi contro Cina. Escalation inevitabile?

10 Maggio 2019 10:29

Scaduti i termini per trovare un accordo tra gli Stati Uniti e la Cina ed evitare l’escalation della guerra commerciale, l’amministrazione Usa ha dato seguito alle minacce del presidente americano e ha alzato ufficialmente i dazi doganali dal 10% al 25% su $200 miliardi di prodotti cinesi.

Washington e Pechino non sono riusciti a trovare un’intesa entro la scadenza fissata alla mezzanotte tra la giornata di giovedì e venerdì. Immediata la reazione della Cina, che ha reso noto che risponderà in modo adeguato all’imposizione delle tariffe.

Nessun esito favorevole dall’incontro che si è tenuto nella giornata di ieri, descritto dal vice responsabile dell’ufficio stampa della Casa Bianca Judd Deere:

“Questa sera (ieri sera per chi legge, ora americana), il rappresentante del Commercio Usa Robert Lighthizer e il segretario al Tesoro Steven Mnuchin hanno incontrato il presidente Trump per discutere sui negoziati commerciali in corso con la Cina. L’ambasciatore e il segretario hanno poi partecipato a una cena di lavoro con il vice premier (cinese) Liu He, e hanno concordato di proseguire le trattative domattina (oggi per chi legge) presso l’USTR”.

Finora, nella guerra commerciale inaugurata con l’America First di Donald Trump, gli Stati Uniti hanno imposto tariffe per un ammontare totale di $250 miliardi sui prodotti cinesi, mentre Pechino ha imposto tariffe del valore di $110 miliardi sui beni americani.

Stando a quanto riporta il Wall Street Journal, la Cina avrebbe rotto gli accordi preliminari siglati con gli Usa – come ha detto Trump nei giorni scorsi – sperando di raggiungere ulteriori compromessi.

Il motivo? L’appello che il presidente americano aveva lanciato al numero uno della Federal Reserve Jerome Powell  affinché tagliasse i tassi è stato interpretato da Pechino come la prova di un’economia americana più debole, e dunque con meno potere nelle trattative commerciali.

Ma Trump ha risposto per le rime, anche se bisognerà vedere, a questo punto, cosa faranno i cinesi. 

Anche se si continuerà a trattare oggi, c’è da dire che di certo non aiutano i toni infuocati che continuano ad accompagnare le dichiarazioni di Trump. Ieri, poco prima dell’incontro tra i funzionari americani e la delegazione cinese arrivata a Washington con il vice premier cinese Liu-He, il presidente ha definito l’imposizione dei dazi un’alternativa ‘eccellente’ al raggiungimento di un accordo commerciale.

Ancora prima aveva postato due tweet in cui aveva descritto i dazi come uno strumento per far cassa.

Nell’affermare che era stata la Cina a rompere l’accordo, Trump aveva infatti tuonato:

“La ragione per cui la Cina si è ritirata e sta cercando di rinegoziare l’accordo sul commercio è la SPERANZA sincera di poter ‘trattare’ con Joe Biden o con qualcuno dei democratici molto deboli, e dunque continuare a spennare gli Stati Uniti ($500 miliardi l’anno) nei prossimi anni”.

In un altro tweet aveva scritto:

“Immaginate un po’..questa cosa non accadrà! La Cina ci ha appena informati che il (vicepremier) sta venendo negli Usa per concludere un accordo. Vedremo, ma sono molto contento dei dazi da più di $100 miliardi l’anno che finiscono nelle casse americane…una cosa grande per noi, non per la Cina!”.

La situazione si è fatta improvvisamente più fosca la scorsa domenica, quando Trump ha a sorpresa pubblicato due post su Twitter minacciando quell’imposizione di tariffe che ora è diventata realtà

 “Sono dieci mesi che la Cina paga agli Stati Uniti dazi pari al 25% su 50 miliardi di dollari di prodotti hi-tech e del 10% su $200 miliardi di altri prodotti. Queste tariffe sono in gran parte responsabili dei nostri grandi risultati economici. Venerdì le tariffe del 10% saliranno al 25%…325 miliardi di dollari..di altri beni esportati dalla Cina verso gli Stati Uniti rimangono non tassati e i dazi pagati agli Stati Uniti hanno avuto un lieve impatto sui costi di produzione, che sono principalmente a carico della Cina. (I negoziati per un) accordo commerciale con la Cina continuano, ma troppo lentamente, visto il loro tentativo di rinegoziare. No!”
 
Quei tweet avevano freddato i mercati, tanto che lunedì si era parlato di un Big Trump Sell Off.
 
Un articolo di Bloomberg ha calcolato i danni patiti dall’azionario globale a causa dell’escalation delle tensioni commerciali. Il dazio – è il caso di dirlo – che i mercati azionari hanno pagato questa settimana si conferma particolarmente elevato.
 
L’indice che misura l’azionario globale, ovvero l’MSCI AC World Index, ha perso $2,1 trilioni di valore di mercato; l’indice giapponese Topix ha azzerato più della metà del rally incassato nel 2019.
 
o S&P 500 si avvia a concludere la settimana peggiore dal sell off dello scorso Natale, dopo essere sceso per quattro sessioni consecutive. E gli investitori stranieri, riporta Bloomberg, hanno scaricato i titoli azionari cinesi nelle ore precedenti alla scadenza del termine, vendendo azioni per un valore medio netto di 4,4 miliardi di yuan, l’equivalente di $640 milioni, al giorno. 
 
Il Dow Jones ha perso più di 650 punti negli ultimi cinque giorni di contrattazioni, lo S&P 500 -2,5% circa.