Guerra commerciale, Cina ricatta gli Usa. Larry Summers: ‘una firma non porterà al nirvana economico’
Mercati sempre più ostaggio, ora che la Brexit è stata di nuovo scongiurata e posticipata al 31 gennaio del 2020, degli sviluppi o eventuali dietrofront che interessano le relazioni commerciali tra gli Stati Uniti di Donald Trump e la Cina di Xi Jinping.
Le trattative tra le due potenze mondiali sono ripartite da un po’. Obiettivo: frenare, eventualmente azzerare, la guerra commerciale che tanti effetti negativi ha avuto e sta continuando ad avere sui fondamentali dell’economia mondiale. Ma non è certo compito facile, vista la tensione non solo commerciale, ma anche geopolitica, che caratterizza da sempre le relazioni tra Pechino e Washington. Di certo, per esempio, Pechino non ha gradito i commenti che dagli States sono arrivati sui disordini esplosi – ancora in atto – a Hong Kong.
In questa storia infinita della guerra commerciale, l’ex segretario al Tesoro Usa Larry Summers ha intanto avvertito, in un’intervista rilasciata alla Cnbc, di non contare troppo sugli esiti di una possibile intesa Usa-Cina. Non sarà certo il miracolo che farà ripartire la crescita mondiale, ha lasciato intendere.
“La mia idea è che ci prendiamo solo in giro se pensiamo che una cerimonia per la firma di un accordo ci porti vicino a un nirvana economico. Ci sono questioni più grandi e profonde che stanno frenando l’espansione globale”. Quali? Per Summers si tratta sia dei problemi endogeni all’Europa che dei cambiamenti strutturali che stanno interessando la stessa Cina.
“Credo che il prossimo decennio in Cina sia destinato a essere meno miracoloso rispetto agli altri due – ha detto – Sarei sorpreso se la Cina fosse capace di essere fonte di crescita per l’economia globale nel prossimo decennio, nello stesso modo in cui lo è stata negli ultimi decenni”.
VERSO INTESA COMMERCIALE USA-CINA? A CHE PUNTO SIAMO
Si procede a piccoli passi. Il target più a portata di mano è l’approvazione, con tanto di firma congiunta apposta da Trump e Jinping, della “Phase One”, ovvero fase uno dell’intesa commerciale.
Il presidente americano Donald Trump ha confermato che le due controparti stanno cercando l’occasione e il posto per firmare l’accordo, che sarebbe per l’appunto parziale. Tuttavia, le ultime indiscrezioni non lasciano sperare che la firma possa arrivare nel brevissimo: oggi il South China Morning Post ha riportato che potrebbe essere troppo presto, per il presidente cinese Xi Jinping, apporre la firma alla Fase 1 dell’intesa commerciale con gli Usa, in occasione della visita prevista in Brasile, la prossima settimana. Il rumor ha smorzato ulteriormente le speranze di un accordo imminente.
C’è poi quella condizione sine qua non che Pechino avrebbe avanzato per la firma della Fase 1 dell’accordo: secondo il quotidiano giapponese Nikkei, la Cina starebbe rischiando, per la precisione, di posticipare l’accordo commerciale preliminare con gli Stati Uniti di Donald Trump, in quanto pretenderebbe che Washington ritiri tutti i dazi che sono stati imposti sui prodotti cinesi dall’estate dello scorso anno, se desidera che una prima firma venga apposta alla ‘Fase 1’ dell’intesa.
A confermare le indiscrezioni, è stato anche il quotidiano cinese Global Times che ha scritto, riferendosi a quanto riportato da un ex funzionario cinese del commercio, che la cancellazione in questo caso di parte delle tariffe punitive inflitte alla Cina è la condizione sine qua non per il raggiungimento dell’accordo.
Così si legge nell’articolo del quotidiano del Partito comunista cinese:
“Gli Stati Uniti sono ‘molto ansiosi’ di siglare un accordo commerciale con la Cina, ma Pechino non sarà d’accordo, se alcuni dazi non verranno cancellati. Lo ha detto l’ex vice ministro del Commercio Wei Jianguo al Global Times”.
I dazi di cui si parla sono quelli del 15% che sono entrati in vigore lo scorso 1° settembre su $125 miliardi di prodotti cinesi e quelli del 25% su $250 miliardi, nello specifico, di macchinari e semiconduttori.
Nel frattempo Reuters si chiede Iowa? Grecia? , facendo riferimento ai diversi siti in cui Trump e Xi Jinping potrebbero apporre la tanto agognata firma.
Trump stesso ha detto che un incontro potrebbe avvenire nello stato dello Iowa, stato americano che ha un legame storico con Xi, e che beneficerebbe dall’aumento degli acquisti cinesi di prodotti agricoli Usa. Dall’altro lato, un funzionario cinese avrebbe ventilato la possibilità di un incontro in Grecia, dove Xi è previsto arrivare la prossima domenica, prima di recarsi in Brasile per partecipare al summit delle principali economie emergenti, che inizia il 13 novembre.
Molte altre fonti credono che sia poco probabile che la svolta avvenga in Grecia e gli stessi funzionari governativi greci hanno affermato che non c’è stata alcuna richiesta di preparazione di cerimonie durante il soggiorno del presidente cinese. Diverse fonti Usa sostengono anche che l’incontro potrebbe avvenire a metà strada, alle Hawaii o in Alaska.