Guerra commerciale e G7: Trump pronto a dichiarare emergenza nazionale, ad aziende Usa: andate via da Cina
In realtà, le ultime indiscrezioni su Donald Trump che stanno facendo il giro del mondo sono quelle relative al piano che il presidente americano ha proposto all’esercito Usa: bombardare gli uragani. Secondo il sito di notizie Axios, la proposta sarebbe stata presentata nel corso di una riunione con i funzionari del dipartimento di Sicurezza nazionale. “Ho capito, ho capito – avrebbe detto riguardo alla minaccia degli uragani – Perchè non li bombardiamo? D’altronde, gli uragani si formano al largo delle coste dell’Africa e si muovono attraversando l’Atlantico. Se noi sganciassimo una bomba nell’occhio del ciclone, li fermeremmo. Perchè non possiamo farlo?”.
Guerra agli uragani a parte, la vera guerra di Trump che sta freddando di nuovo i mercati globali – occhio a cali fin oltre -2% della borsa di Tokyo e non solo, e anche al trend dell’azionario europeo -, acuendo i timori sulle conseguenze ancora più drammatiche di quelle previste sull’economia di tutto il mondo, è la guerra commerciale. O meglio, il nuovo atto della guerra commerciale Usa-Cina.
La sorpresa è arrivata venerdì scorso, con Pechino che ha annunciato che aumenterà dal 5% al 10% i dazi imposti su beni importati dagli Stati Uniti per un valore di $75 miliardi. Gli aumenti scatteranno tra il 1° settembre e il 15 dicembre.
Immediata la risposta di Trump, arrivata come di consueto su Twitter. Il presidente americano ha annunciato che, a questo punto, sferrerà un nuovo schiaffo commerciale contro la Cina, aumentando i dazi imposti su $250 miliardi di prodotti importati dagli Usa dal 25% al 30%. Non solo. Trump farà salire le tariffe anche su $300 miliardi di altri beni cinesi dal 10% al 15%.
La guerra commerciale è stata protagonista indiscussa dei colloqui che si sono svolti tra i Sette big del mondo, in occasione del G7 di Biarritz, in Francia: e nelle ultime ore, Trump è andato oltre, minacciando di dichiarare la guerra commerciale contro la Cina una emergenza nazionale.
La furia del presidente Usa non si è fermata qui: il promotore dell’America first ha, infatti, minacciato di dazi anche i vini francesi, auspicando invece un grande accordo commerciale con il Regno Unito di Boris Johnson, da lui definito come “l’uomo giusto per concretizzare la Brexit”.
In un altro tweet, Trump ha poi ordinato alle aziende americane di iniziare a valutare immediatamente alternative alla Cina, considerando tra le mosse quella di riportare a casa (“HOME”) le attività di produzione dislocate nel paese, trasferendole nel territorio degli Stati Uniti.
C’è da dire che non è chiaro il modo in cui il presidente potrebbe rendere esecutivi tali ordini, finora impartiti attraverso Twitter.
La Cnn ha riportato tuttavia che, in occasione del G7, Trump avrebbe poi smorzato le minacce rivolte alla Cina. Ma qualche ora fa la Casa Bianca ha ribadito che il presidente non ha avuto alcun ripensamento nei confronti di Pechino, con il responsabile dell’Ufficio stampa che ha detto che, piuttosto, Trump si è pentito di non aver alzato prima le tariffe contro la Cina.
Proprio il suo stretto alleato Boris Johnson, nel corso del G7, avrebbe chiesto però agli Usa di rimuovere i dazi, avvertendo che i due leader globali stanno rischiando di essere considerati responsabili del deterioramento dell’economia globale (in realtà, la loro responsabilità è già accertata da molti).
Riguardo alla minaccia di imporre dazi sui vini francesi, il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, poco prima dell’apertura dei lavori del G7 si era così espresso: “Proteggerò i vini francese con grande determinazione. Se gli Stati Uniti lanceranno nuovi dazi, lo stesso farà l’Unione europea”.