Guerra Ucraina, Renault conferma presenza in Russia con benedizione Macron. Brusca caduta del titolo da invasione Ucraina
Crea non poco sconcerto la decisione del colosso automobilistico francese Renault, partecipato dallo stato, di riavviare l’operatività della sua fabbrica di assemblaggio di auto presente in Russia, che era stata sospesa alla fine di febbraio a causa “di cambiamenti forzate nelle destinazioni logistiche esistenti” (dunque non per motivi di legati al conflitto tra Russia e Ucraina).
Il quotidiano britannico The Guardian riporta oggi che il cda di Renault ha deciso di confermare la propria presenza in Russia, con il sostegno del principale azionista: lo stato francese (azionista di maggioranza con una quota del 15%).
Un portavoce del gruppo ha spiegato che “la situazione delle componenti auto è instabile e mutevole, preferiamo non fare nessuna previsione”.
Da segnalare che Renault conta in Russia una forza lavoro di 40.000 dipendenti. Lo stesso ha aggiunto che è troppo presto per considerare una brusca interruzione della produzione o un addio alla Russsia.
Detto questo, il board ha annunciaato oggi che, a causa della scarsità delle componenti elettroniche, i suoi impianti russi di Togliatti e Izhevsk sospenderanno la produzione nel periodo compreso tra il 21 e il 25 marzo, a partire dunque da oggi.
Ricordiamo che Renault produce due modelli per il mercato russo con la fabbrica di Izhevsk, le Logan e le Sandero, insieme alle Lada.
“Questi sono prodotti russi prodotti dai russi per la Russia”, ha commentato un funzionario del governo di Parigi al Financial Times, qualche giorno fa.
Nessun commento è stato rilasciato da Nissan, colosso dell’auto giapponese, altro grande azionista di Renault: ma gli affari di stato possono diventare in tempi di guerra grandi imbarazzi di stato, a dispetto del pugno di ferro che in apparenza il presidente francese Emmanuel Macron va agitando contro la Russia di Vladimir Putin. E tutto questo accade mentre l’Ue starebbe valutando anche l’opzione di seguire gli Usa e di imporre anch’essa l’embargo sul petrolio e sul gas russi.
Renault: l’FT parla del suo dilemma in Russia
Nell’articolo Renault’s Russia dilemma, l’FT ricorda che Parigi continua a mantenere il punto, nonostante Renault detenga una partecipazione pari al 68% in Avtovaz, joint venture a cui partecipa anche Rostec, gruppo industriale e attivo nel comparto della difesa gestito dall’alleato di Putin Sergei Chemezov. Tuttora, Chemezov paga lo scotto delle sanzioni imposte dagli Stati Uniti nel 2014.
Il quotidiano britannico ricorda che, d’altronde, lo stesso Macron, che continua a sentire telefonicamente Putin invocando un cessate il fuoco in Ucraina, ha rimarcato che l’Occidente non è in guerra contro il popolo russo.
Non per niente, Parigi non ha fatto molte pressioni alle aziende francesi affinché lascino la Russia, stando a quanto hanno riferito all’Ft alcune fonti.
Nessuna pressione in particolare su TotalEnergies, la società francese che continua a essere criticata per la sua presenza nel paese, nonostante le rivali BP e Shell abbiano annunciato l’intenzione di lasciare il mercato.
Nel complesso, le società francesi sono tra le più importanti aziende straniere che danno lavoro in Russia, contando su uno staff locale di 160.000 persone. Tra i colossi francesi che operano nel paese si mettono in evidenza Danone, Auchan, Leroy Merlin e Société Générale.
Nel settore di cui Renault fa parte, ovvero quello dell’auto, già si sono messe in evidenza le tedesche VW, Mercedes e BMW, che hanno sospeso le loro vendite e/o operazioni entro qualche giorno dall’inizio della guerra, lo scorso 24 febbraio.
E’ vero che insieme il trio ha venduto meno di 300.000 auto in Russia nel 2021, una frazione rispetto alle 13 milioni di auto consegnate in tutto il mondo. Renault ha invece venduto più di 482.000 auto in Russia, incluse auto con altri marchi nel 2021, il 17% circa della sua produzione totale.
Renault e l’appoggio di Putin per quota di controllo in Avtovaz
Se Renault ha accumulato le quote in Avtovaz, gruppo produttore delle Lada fondato nel 1966 in cooperazione con Fiat, fino a detenere una partecipazione di controllo, è stato nel 2012 anche grazie agli incoraggiamenti del presidente russo Vladimir Putin.
I rapporti con il capo del Cremlino affondano le loro radici negli anni precedenti: fu nel 2007 che, con il consenso di Putin, Renault acquistò una partecipazione iniziale in AvtoVaz (all’epoca l’ad era Carlos Ghosn) pari al 25%.
Le Ladas di AvtoVaz, che ai tempi dell’Urss spopolavano in Russia con una quota di mercato di quasi l’80%, tuttora incidono sul mercato russo per 1/5.
Leggi articolo Togliatti, la super fabbrica russa nata grazie all’Italia
Il mercato ha penalizzato non poco il titolo Renault dall’invasione dell’Ucraina dalla Russia: il titolo ha perso più del 20% del suo valore.
La Russia è d’altronde il secondo mercato più grande per il colosso francese, che sta pagando ora uno scotto molto alto per quell’accordo da 1 miliardo di dollari che siglò nel 2007 con uno degli alleati più stretti di Vladimir Putin, ovvero Chemezov, per acquistare una quota iniziale del 25%, rispetto al 75% di Rostec.
La Russia oggi incide ora per il 18% delle vendite di Renault nel mondo. E AvtoVaz ha venduto nel 2021 circa 385.000 Lada, principalmente in Russia.
Così l’agenzia di rating Fitch in una nota diramata all’inizio di marzo:
“L’esposizione di Renault verso la Russia rimane la più alta tra tutti i produttori di auto e di componenti auto europei presenti nel portafoglio di Fitch. Fitch stima che Renault abbia generato il 10% del suo fatturato e attorno al 12% del suo margine operativo in Russia, durante il 2021″.
In assenza di un piano di emergenza, Fitch prevede che “la perdita potenziale di queste operazioni potrebbe far diventare negativo il flusso di cassa di Renault nei 24 mesi successivi, e posticipare la ripresa della società”.