Investimenti: quali titoli selezionare con crisi chip e materie prime
Una vera e propria guerra dei prezzi è quella che si sta consumando sui mercati ed è dovuta al fatto che la produzione di alcune materie prime sia concentrata in poche aree o nelle mani di pochi produttori. Così afferma Giacomo Calef, Country manager di Notz Stucki, secondo cui riguardo all’automotive, ad esempio, la forte carenza di semiconduttori ha costretto i principali player del settore a ritardare la produzione. Ma non solo chip, vi sono alcuni materiali che saranno determinanti per la transizione energetica e al momento sono concentrati in poche aree. Ad esempio, abbiamo il cobalto, che si ricava soprattutto nei giacimenti situati nella Repubblica Democratica del Congo, in Australia e Cuba. Oppure il litio, con circa il 90% della produzione che avviene in Cile, Argentina e Australia.
Guerra dei chip: la lotta tra Cina e Taiwan
Ma è la lotta per il primato dei chip in corso tra Cina e Taiwan a focalizzare l’attenzione. Il presidente Xi Jinping ha espresso la chiara volontà di riunificare Taiwan alla Cina continentale. Benché la Repubblica Popolare già consideri Taiwan una sua provincia, la popolazione dell’isola si sente invece indipendente e supporta il suo governo democratico.
L’isola è la sede di molte importanti aziende tecnologiche, che rappresentano oltre un terzo degli export dell’isola, tra cui spicca Taiwan Semiconductors (TSMC), il leader mondiale della produzione di chip. Proprio la recente carenza di semiconduttori, ovvero le componenti elettroniche fondamentali per la digitalizzazione e per la transizione energetica (basti pensare all’automotive con la diffusione degli EV), ha acceso un focus sul ruolo chiave dell’azienda taiwanese: essa è responsabile di circa un quinto della produzione di chip a livello mondiale, acquistati anche dalle big tech come Apple. Inoltre, l’escalation della diatriba US-China, che ha reso più difficile per il colosso asiatico comprare chip americani per soddisfare il proprio fabbisogno, potrebbe aver innescato un allarmante meccanismo. Infatti, il governo taiwanese sostiene che la Cina stia attuando piani di infiltrazione per impossessarsi del prezioso know-how e dei talenti di TSMC, in modo da procedere al miglioramento della propria produzione e da poter dipendere meno da fornitori stranieri. Per Taiwan, però, perdere questo vantaggio competitivo a favore della Cina potrebbe essere il passo decisivo alla perdita della libertà politica, con il rischio che l’Occidente possa cedere al colosso asiatico il primato in fatto di tecnologia.