Investimenti responsabili: italiani e tedeschi i più pessimisti sui possibili ritorni
Per più di un italiano su due gli investimenti responsabili hanno un impatto sulla società e la transizione energetica è oggi quanto mai sotto la lente degli investitori. Così emerge da una nuova ricerca intitolata “Investor Sentiment: Responsible Investing survey” realizzata da NN Investment Partners (NN IP) in collaborazione con POLLRight su un gruppo di 290 investitori professionali provenienti da Italia, Francia, Germania, Paesi Bassi e Belgio, con altri gruppi di intervistati raccolti fra Regno Unito e Paesi Scandinavi.
Investimenti responsabili e potenziale di rendimento
Dalla ricerca emerge che più della metà (52%) degli investitori ritiene ancora che un approccio che incorpora fattori ambientali, sociali e di governance (ESG) nelle decisioni di investimento costerà loro dei rendimenti. Gli investitori italiani (75%), insieme ai tedeschi (80%) e olandesi (71%) sembrano essere i più pessimisti sul potenziale di rendimento delle strategie del RI, mentre gli investitori francesi (26%) e belgi (27%) sono molto meno negativi riguardo agli investimenti responsabili.
Guardando al nostro paese, il 55% degli investitori professionali è convinta che le decisioni prese oggi avranno un impatto tangibile sulla società, una percentuale ben al di sotto del 61% della media globale. A livello di singoli paesi, la quota di investitori più convinti si trova in Francia (73%), seguita dalla Germania (69%) mentre il Belgio che registra il punteggio più basso (43%). Lo studio rivela, tuttavia, che soltanto la metà (46%) crede di avere sufficiente margine d’azione all’interno dei propri parametri professionali per investire in un modo che personalmente ritiene responsabile. In questo ambito, gli investitori più ottimisti sono i francesi con il 65%, contro il 35% espresso dai belgi e il 30% degli italiani. Una larga fetta degli intervistati italiani (70%) inoltre auspicherebbe una maggiore implementazione di soluzioni d’investimento responsabili.
Lo studio di NN IP mostra inoltre come gli investitori professionali gravitino principalmente intorno alla “E” dei fattori ESG. L’87% del campione afferma che la transizione energetica dai combustibili fossili tradizionali alle energie rinnovabili ha un notevole potenziale per stimolare il ritorno degli investimenti, seguito dai cambiamenti climatici (81%) e dall’inquinamento (78%); questi dati aumentano se si guarda all’Italia rispettivamente 96% per transizione energetica dai combustibili fossili tradizionali alle energie rinnovabili, 87% dai cambiamenti climatici e 85% dall’inquinamento. Non solo ambiente però, visto che “S” e “G” offrono benefici di lungo periodo.
La ricerca di NN IP mostra l’importanza di puntare anche sui fattori “S” (sociali) e “G” (governance) e di includere aziende in grado di ottenere su scala globale buoni punteggi ESG in questi due ambiti. “Gli investitori professionali riconoscono un ruolo centrale agli investimenti responsabili, tuttavia registriamo ancora il persistere di falsi miti e percezioni errate che intendiamo sfatare. Non è vero, ad esempio, che un investimento responsabile riduce i rendimenti” ha commentato Adrie Heinsbroek, Principal for Responsible Investing di NN Investment Partners. “Gli investitori obbligazionari possono anche esercitare un’influenza positiva sulle aziende che stanno diventando sempre più ricettive alle loro richieste. Né la “E” in ESG dovrebbe essere l’unico punto di riferimento per gli investitori quando esistono così tante possibilità in relazione a temi sociali e di governance. In effetti, le opportunità del RI sono così abbondanti a livello globale – e in crescita – che gli Investimenti Responsabili (RI) saranno mainstream e diventeranno la nuova normalità”.