La caduta degli dei FAANG? Trump affossa Amazon, mentre in Brasile spopola campagna #DeleteNetflix
Facebook travolta dallo scandalo Datagate, con inchieste lanciate in tutto il mondo; Amazon nel mirino del presidente americano Donald Trump, che cerca di placare le ansie dei commercianti americani e in particolare di alcuni suoi amici imprenditori, che accusano il colosso retail online di star distruggendo il loro business; e il Brasile che mette sotto il radar Netflix. Il risultato è che i titoli dei colossi che hanno cambiato il mondo dei media e della comunicazione vengono attaccati in Borsa, scontando gli scenari peggiori.
Le vendite che hanno affossato Amazon hanno mandato in fumo una capitalizzazione di mercato di $53 miliardi, e sono stati tali da far balzare il gigante in cima alla classifica dei titoli FAANG più perdenti (l’acronimo sta per Facebook, Amazon, Apple, Netflix, Google).
Amazon è diventato così il titolo FAANG peggiore, spodestando il triste primato detenuto da Facebook nelle ultime sedute di Wall Street: il titolo è crollato fino a -7,4%, prima di ridurre le perdite e chiudere in calo del 4,4%.
Il peggio, alla fine, è stato evitato grazie alla nota di Stifel Nicolaus, che ha affermato che la debolezza del titolo rappresenta ora una opportunità di acquisto.
Netflix è stato il secondo titolo peggiore del gruppo FAANG, cedendo fino a -5% sulla scia della campagna lanciata in Brasile e rimbalzata su Twitter con l’hashtag #DeleteNetflix, ovvero cancellate Netflix.
Tutto è nato con la serie “O Mecanismo” sulla corruzione nel paese sbarcata sul servizio di streaming più popolare del mondo. E’ bastato poco tempo per scatenare commenti furiosi da parte degli spettatori. Tra questi, anche quello dell’ex presidente Dilma Rousseff, (soggetta alla procedura di impeachment nel 2016), che ha definito lo show “scorretto e pieno di bugie”.
Così si legge nel sito di Rousseff: “Il regista inventa fatti. Non si limita a riprodurre fake news. E’ lui stesso che si trasforma in un creatore di fake news. E’ simile a un film sugli ultimi istanti di vita di John Kennedy che vedesse Lee Harvey Osvald scagliarsi con accuse contro la vittima. O un film in cui Winston Churchill si accordasse con Adolf Hitler per attaccare gli Stati Uniti”. Ed è così boom di tweet con l’hashtag DeleteNetflix.
@NetflixBrasil is spreading #fakenews its a shame. Our defense is #DeleteNetflix
— FB (@fabriciobogo) March 27, 2018
Boycott Netflix’s new series that shamelessly distorts facts in corruption investigation in Brazil’s oil company. Most egregious falsification is to put in the mouth of character representing president Lula words of corrupt senator asking to halt investigations. #DeleteNetflix
— BRADO-NYC (@BRADONYC) March 29, 2018
Hey @netflix I think I’m just about done with you!
You pay out millions to unfunny leftist actors and comedians that trash, offend & belittle me and my beliefs daily!
Now it’s Obama and Rice… Next up.. Hillary or Podesta?#netflixsucks#DeleteFacebook #DeleteNetflix pic.twitter.com/aWNgccKw20— Neil Pert, is the greatest drummer of all time (@kimsey_n) March 28, 2018
Just cancelled @netflix for putting Susan Rice on their Board of Directors. Caused death and destruction in Africa and Libya. Hope NFLX rethinks this move. #DeleteNetflix #CancelNetflix pic.twitter.com/JFvZbd7IpQ
— Vicky Salizar (@VickySalizar) March 29, 2018
Gli attacchi contro Netflix non solo solo per come lo show ha fotografato la corruzione e gli scandali del Brasile. Come si legge nei post, a far infuriare qualche utente è stata anche la decisione della società di fare entrare nel suo cda l’ex funzionaria dell’amministrazione Obama, Susan Rice, accusata da parte del popolo social di aver contribuito alla morte e alla distruzione in Africa e Libia.
Tutto questo mentre iniziano a spopolare anche altri hashtag rivolti tutti ai colossi attivi nei social:
#eleteGoogle #DeleteFacebook #DeleteAmazon #DeleteNetflix #DeleteApple. Contro Amazon, lo schiaffo arriva inoltre direttamente da Trump, per l’appunto.
Stando a quanto ha riportato Axios Trump sarebbe “ossessionato” da Amazon per il trattamento fiscale di favore di cui il colosso retail beneficerebbe. Al presidente Usa il caso che ha travolto Facebook, che ha permesso che informazioni personali degli utenti del social network finissero nelle mani di Cambridge Analytica, società attiva nella campagna elettorale di Donald Trump in vista dell’Election Day del 2016, non sembra fare effetto più di tanto.
Così Axios:
“Il Congresso (Usa) vuole il sangue di Facebook, ma il presidente Trump non è interessato. Piuttosto, Trump vuole colpire Amazon, stando a cinque a lui vicine.
“E’ ossessionato da Amazon – ha detto una fonte – Ossessionato”.
Amazon è da tempo nel mirino dei politici Usa, tanto che mesi fa si era parlato alla Camera dei Rappresentanti anche del rischio che la società stesse diventando troppo grande. E Trump stesso non aveva nascosto la propria stizza nei confronti di un gigante che, secondo diversi esponenti politici, sarebbe all’origine della forte crisi che ha investito il settore retail e che ha innescato fallimenti a catena.
“Amazon sta provocando danni molto gravi alle società retail che pagano le tasse. Ovunque, in America, interi villaggi, città e stati stanno soffrendo, e molti posti di lavoro stanno scomparendo!”, aveva tuonato Trump in un post su Twitter di qualche mese fa.
In realtà la Casa Bianca ha smentito i rumor, con la portavoce Sarah Sanders che ha affermato che “non abbiamo annunci da fare o misure da varare (su Amazon)”.
Ma di recente è stato lo stesso segretario al Tesoro Usa Steve Mnuchin ad auspicare l’imposizione di una tassa sulle vendite, in generale, che avvengono nel mondo dell’e-commerce.
Sempre secondo Axios, Trump vorrebbe colpire la società anche perchè ritiene che il Washington Post sia un’arma politica contro di lui puntata da Jeff Bezos, fondatore di Amazon e proprietario, anche, del noto quotidiano Usa.