La resilienza delle società con i migliori profili ESG nella crisi Covid
La crisi economica che ha colpito l’economia globale a causa del Covid-19 ha messo in luce la resilienza delle società con i migliori profili ESG. Come rivela Olivier de Berranger, Deputy CEO di La Financière de l’Echiquier, le società dotate di una solida governance e quindi con un buon controllo dei rischi extra-finanziari erano meglio preparate e meglio posizionate per affrontare una crisi di questa portata e al contempo hanno dimostrato maggiore agilità nell’adattarsi.
Sottolinea l’esperto che in un periodo su dieci anni, il portafoglio composto dai migliori profili ESG nei fondi LFDE genera una performance pari a 3,8 volte quella dei peggiori profili ESG. Questo divario si è tra l’altro notevolmente ampliato visto che era di 2,6 volte a fine 2019.
Le ragioni della sovraperformance
Diversi sono i fattori che spiegano questa sovraperformance e le società con i migliori profili ESG sono perlopiù di qualità e con bilanci solidi. Il rischio liquidità, importante durante la crisi, ha indotto il mercato a favorire queste società, percepite come rifugi sicuri. Inoltre i fondi SRI si caratterizzano per una buona gestione dei rischi extra-finanziari, imprescindibile nel contesto di una crisi sanitaria. Le aziende dotate di politiche di tutela dei dipendenti e dei clienti e/o ambientali evolute si sono infatti riprese più rapidamente. “Crediamo che le società che usciranno rafforzate dalla crisi saranno quelle che hanno saputo impegnarsi per combattere la pandemia, come Air Liquide, che ha prodotto respiratori, e quelle che tengono conto del loro intero ecosistema e inquadrano la propria strategia in una visione a lungo termine” sostiene l’esperto.
“La crisi che stiamo attraversando rafforza una delle nostre convinzioni più profonde: alla finanza spetta un ruolo di primo piano nella creazione di un ecosistema più sostenibile e resiliente e nella costruzione del mondo del futuro e, soprattutto, dell’impact investing sui mercati quotati” continua Olivier de Berranger. “Siamo dell’avviso che l’impact investing sia indispensabile per finanziare gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG) delle Nazioni Unite. Per raggiungerli entro il 2030 sono necessari 2.500 miliardi di euro. Si stima che il 91% di questo fabbisogno possa essere finanziato soltanto dai mercati quotati” conclude.