La Ue multa Google: ecco come può cambiare il vostro (prossimo) smartphone
La Commissione Europea ha multato Google per 4,3 miliardi di dollari. Una decisione importante, quella della commissaria europea, la danese Margrethe Vetsgager, che punta a punire la posizione dominante di Android, il sistema operativo sviluppato da Mountain View che è presente sull’80% dei telefonini del mondo. Vuol dire che 4 telefonini su 5 funzionano grazie a Google e secondo le sue regole.
LE MOTIVAZIONI
1. Non potrà impedire il fork di Android, ovvero versioni non ufficiali, al produttore che volesse proporre al consumatore app Google preinstallate;
2. Non potrà chiedere ai produttori di preinstallare alcune app di Google, come la ricerca e il browser Chrome, come condizione per poter installare il negozio di applicazioni Google Play;
3. Non potrà pagare i produttori per avere soltanto Google come motore di ricerca preinstallato.
COSA CAMBIA? – Questa sanzione inflitta al colosso di Mountain View può cambiare anche l’intero mondo della telefonia mobile? La risposta è, come spesso accade, “NI”. Non nell’immediato, ovviamente, ma qualcosa potrebbe accadere in futuro. Rispetto agli smartphone che siamo soliti acquistare. L’azienda ha 90 giorni per rispettare quanto richiesto dalla Commissione europea onde evitare ulteriori sanzioni. Google farà ricorso, ma se la condanna venisse confermata potrebbe esserci una rivoluzione nella piattaforma Android. Google ritiene infatti che “… Android ha creato una scelta più ampia per tutti, non il contrario: un ecosistema vivace, una rapida innovazione e prezzi più bassi sono i classici segni distintivi di una forte concorrenza”. Il CEO Sundar Pichai spiega che, con la sentenza, Android non potrà più essere offerto gratuitamente: “Finora, il modello di business di Android ha fatto sì che non abbiamo mai dovuto caricare i produttori smartphone di un ulteriore costo per utilizzare la nostra tecnologia e ci ha consentito di non dipendere da un modello di distribuzione strettamente controllato. Ma siamo preoccupati che la decisione possa sconvolgere l’intero equilibrio che abbiamo riscontrato con Android, mandando un segnale preoccupante a favore dei sistemi proprietari e a discapito della piattaforme aperte”. Il messaggio è chiaro e semplice: se Google non può trovare altri accordi con i produttori come fatto finora, allora i produttori di smartphone dovranno pagare una licenza per poter utilizzare Android.
E PER GLI UTENTI? – Questo potrebbe avere ripercussioni anche sull’utenza, che spesso non si domanda neppure quale sistema operativo regni sul proprio dispositivo. Ecco, quindi, cosa i due aspetti più rilevanti del cambiamento.
1. Il prezzo degli smartphone Android potrebbe aumentare proprio in conseguenza di una licenza a pagamento imposta da Google.
2. Ci si potrebbe trovare più spesso di fronte a smartphone Android senza applicazioni Google preinstallate. Quindi, niente più Google Maps, Google Mail, Youtube, Drive? Non è detto. La Commissione Ue non ha detto che le applicazioni non possono essere preinstallare, ma che Google non può chiederlo. Samsung, Huawei, Sony, Lg e altri potrebbero comunque preinstallarle. Così come il motore di ricerca: è difficile pensare a cambiamenti, mentre qualche spazio in più potrebbe aprirsi per browser come Firefox e Opera. È però improbabile che nel breve termine i produttori di telefoni si mettano a sviluppare, e valorizzare sul desktop, browser e app proprietari, o preistallare app di competitor.
L’ESPERIENZA DI TIZEN – Nel 2014, Samsung ha lanciato il proprio sistema operativo proprietario, Tizen, a bordo del “vecchio” Samsung Z. La casa coreana, però, non sta più implementando la piattaforma per smartphone, che di fatto non si è imposta come alternativa al duopolio Android-iOs ma è rimasta un’esperienza limitata e, a oggi, difficilmente ripetibile con i consumatori abituati ai servizi di Goole. Inoltre, stiamo parlando solo di Europa: vale la pena modificare un intero modello di business solo in una parte dell’intero mercato globale? La domanda sembra decisamente retorica.