L’idea di Trump: dichiarare stato di emergenza e sequestrare asset in caso di takeover cinesi
Fino a dove si spingerà, Donald Trump, per difendere quelli che ritiene siano gli interessi dell’America? Cosa utilizzerà il presidente americano per ribadire il suo slogan “America First”, oltre all’arma commerciale dei dazi doganali che ha gà ampiamente sfoderato, soprattutto contro la Cina? Diverse sono le opzioni sul tavolo: tra queste, l’amministrazione Usa starebbe considerando di frenare gli investimenti cinesi nelle aziende americane hi-tech, ricorrendo a una legge già esistente che disciplina le situazioni di stato di emergenza. E’ quanto ha riportato Bloomberg, aggiungendo che i funzionari del dipartimento del Tesoro starebbero lavorando a diversi piani, volti a identificare quei settori tecnologici da proteggere contro gli investimenti cinesi, dunque operazioni di takeovers e, in generale, di M&A (Fusioni e acquisizione).
In particolare, hanno riportato quattro fonti informate sul piano, l’obiettivo sarebbe di vietare gli investimenti cinesi in settori specifici, come quello dei semiconduttori e rete wireless 5G di prossima generazione.
Il no agli investimenti confermerebbe la strategia di Trump volta a punire la Cina, per quella che gli Stati Uniti considerano una violazione dei diritti legati alla proprietà intellettuale. Trump avrebbe già chiesto al segretario al Tesoro Usa Steven Mnuchin di valutare misure restrittive nei confronti delle aziende cinesi, dopo che l’amministrazione ha diffuso i risultati dell’indagine sulle pratiche che Pechino adotta in violazione delle proprietà intellettuali.
A Mnuchin sono stati dati 60 giorni di tempo dallo scorso 22 marzo per avanzare proposte che affrontino le preoccupazioni degli Stati Uniti su quegli investimentic in settori o tecnologie “ritenute importanti” da Washington.
Tra le idee, c’è per l’appunto quella di ricorrere all’utilizzo di una legge che consentirebbe al presidente di regolare il commercio in uno stato di emergenza.
La legge, conosciuta come International Emergency Economic Powers Act, varata nel 1977, stabilisce che il presidente possa dichiarare lo stato di emergenza a fronte di “una minaccia insolita e straordinaria”.
Una volta fatta la dichiarazione, al presidente viene conferito il diritto di sequestrare gli asset e di bloccare le transazioni.
Così a Bloomberg Christian Davis, avvocato di commercio internazionale presso Akin Gump Strauss & Feld LLL, che ha sede a Washington:
“(Questa legge) non è stata mai usata per pratiche commerciali scorrette, ma è abbastanza esaustiva da permettere (agli Usa) di varare restrizioni su un’ampia varietà di transazioni”.
Se l’America di Trump decidesse di optare per tale soluzione, il cambiamento rispetto alla disciplina corrente sarebbe notevole, in quanto oggi le transazioni vengono esaminate caso per caso, per accertarsi che non pongano alcuna minaccia alla sicurezza nazionale.
Da segnalare che, nel corso del 2017, le acquisizioni compiute in Usa da aziende cinesi sono scese a $31,8 miliardi, dopo i $53 miliardi del 2016.
La virata in rosso di Wall Street e il crollo dei titoli tecnologici delle ultime ore si spiegano proprio con le indiscrezioni di Bloomberg, seguite tra l’altro alla dichiarazione del segretario al Commercio Usa, Wilbur Ross:
“Ci saranno limitazioni agli investimenti strranieri”, ha detto Ross, intervistato da Fox Business Network. Ross ha aggiunto che Trump ha intenzione di prendere “ulteriori provvedimenti”.
Ma questi provvedimenti faranno davvero bene all’America, si chiedono gli esperti? Sicuramente, stando a quanto segnala Bloomberg, oltre a intensificare i timori di una guerra commerciale e di un commercio globale più improntato al protezionismo, tali misure finirebbero con il danneggiare la capacità delle aziende americane di raccogliere capitali, a detrimento dei corsi azionari.