Musk: Tesla potrebbe tornare ad accettare pagamenti per le sue auto in Bitcoin
E il Bitcoin schizza di oltre +13%, complice il tweet stavolta positivo di Elon Musk. In un post delle ultime ore il fondatore e ceo di Tesla ha detto che il colosso delle auto elettriche potrebbe tornare ad accettare pagamenti, per i suoi veicoli, effettuati in Bitcoin.
“Quando ci sarà conferma di un utilizzo ragionevole (del 50%) di forme di energia pulita da parte dei miners con un trend futuro positivo, Tesla tornerà a consentire le transazioni in Bitcoin”, ha detto.
Immediata la reazione del Bitcoin, che vola di quasi +13% a $39.321. Lo scorso 13 maggio, Musk aveva affondato i prezzi del cripto-universo con l’annuncio, sempre via Twitter, della decisione di Tesla di non accettare più pagamenti in Bitcoin.
“Tesla ha sospeso l’acquisto di veicoli che avviene attraverso l’utilizzo dei Bitcoin”, si leggeva nel tweet, in cui Musk motivava la propria scelta con i timori sull’effetto inquinante del mining:
“Siamo preoccupati per l’utilizzo crescente dei combustibili fossili nel mining e nelle transazioni (della criptovaluta), in particolar modo del carbone, che provoca la peggiore emissione rispetto a qualsiasi altro combustibile. La criptovaluta è una buona idea sotto diversi punti di vista e riteniamo che abbia un futuro promettente, ma questo non può avvenire a un grande costo per l’ambiente. Tesla non venderà alcun Bitcoin e intende utilizzarlo nel momento in cui ci sarà una transizione del mining a una forma più sostenibile di energia. Stiamo guardando anche ad altre criptovalute che utilizzano una percentuale inferiore all’1% dell’energia del Bitcoin”.
Vale la pena ricordare che i prezzi della criptovaluta numero al mondo rimangono ben lontani dal massimo di sempre testato ad aprile a $64,829.14.
Il tweet di Musk dello scorso maggio ha scatenato un vero e proprio bagno di sangue sul cripto-universo, con centinata di miliardi di dollari bruciati.
L’aspetto ambientale è sempre stato il tallone d’Achille del Bitcoin, se si considera che, dal Cambridge Bitcoin Electricity Consumption Index, è emerso che il mining del Bitcoin consuma più energia di quella consumata da interi paesi come Finlandia e Belgio.
Intanto, un nuovo affondo contro Musk e contro l’abitudine-compulsione di postare tweet che finiscono per avere un grande impatto sui prezzi delle monete digitali, è arrivato – stando a quanto riportato da CoinTelegraph – dal ceo della società di servizi finanziari Sygnia, Magda Wierzycka, una delle donne più ricche del Sud Africa.
“La volatilità a cui stiamo assistendo è una funzione inattesa di quello che io chiamerei manipolazione di mercato da parte di Elon Musk. Se ciò accadesse a una società quotata, (Musk) verrebbe indagato e severamente sanzionato dalla Sec”.
C’è da dire che i tweet di Musk hanno effetti anche sui prezzi di Tesla, ma anche di altre azioni, come ha dimostrato il caso recente Baby Shark, che si è presentato tra l’altro proprio poco dopo l’indiscrezione riportata dal Wall Street Journal secondo cui, l’anno scorso, la Securities and Exchange Commission – Sec – avrebbe contattato Tesla, accusandola di non aver controllato in modo appropriato i tweet pubblicati dal suo fondatore e ceo Elon Musk.
Praticamente, il colosso delle auto elettriche fondato e gestito da Musk non sarebbe stato in grado in almeno due occasioni di attenersi a quanto stabilito dal giudice nel 2018, quando l’eclettico imprenditore venne accusato di frode per aver pubblicato un tweet in cui ventilava la possibilità che Tesla diventasse oggetto di buyout.
Il caso venne risolto attraverso un patteggiamento tra Tesla e la Sec, che costrinse sia l’azienda che lo stesso Musk in persona a versare, ciascuno, 20 milioni di dollari, promettendo che, tutti i successivi post del fondatore del gruppo sui social media avrebbero sarebbero stati controllati prima della loro pubblicazione dai legali di Tesla. Se è vero che li controllano, allora li controllano davvero male, si potrebbe dire.