NPL e banche, Draghi: necessari sforzi congiunti. Attenzione non solo a sofferenze nuove, ma anche a eredità del passato
Inflazione, crescita, mercato del lavoro: sono diversi i temi che il presidente della Bce Mario Draghi ha affrontato oggi nel corso dell’audizione al Parlamento europeo. Draghi ha puntato anche il dito sulla necessità di risolvere una volta per tutte il problema degli NPL, ovvero dei crediti deteriorati delle banche, facendo notare la presenza di una stretta correlazione tra la questione delle sofferenze e la creazione di uno schema di garanzia unica sui depositi in Europa.
“I crediti in sofferenza (non performing loans) e lo schema europeo di assicurazione dei depositi bancari sono temi interconnessi”, ha detto il banchiere centrale, aggiungendo che “la riduzione del rischio e la condivisione del rischio dovrebbero andare in parallelo”.
In attesa di capire se e in che modo le proposte contenute nell’addendum della Bce sugli accantonamenti diventeranno operative a partire dal prossimo 1° gennaio del 2018, dalle parole di Draghi è emersa tutta l’intenzione di risolvere l’annoso problema, che affligge soprattutto i bilanci delle banche italiane.
E’ stata ribadita a tal proposito la necessità di affrontare la questione attraverso uno sforzo congiunto tra le banche e le autorità di vigilanza ma, anche, attraverso un maggiore coinvolgimento delle autorità legislative dei paesi membri dell’Eurozona: questo, al fine di agevolare la formazione di un mercato efficiente in cui far confluire gli NPL smobilizzati dalle banche.
Ancora, il banchiere ha avvertito che le autorità devono considerare non solo i nuovi NPL, ma anche quegli NPL che le banche hanno ereditato dal passato. E questo perchè quello degli NPL, ha sottolineato, è un “legacy problem”, ovvero un retaggio e una eredità del passato.
Ribadito il monito ai paesi i cui bilanci versano in condizioni di difficoltà: “questo – ha ricordato Draghi – non è solo il momento di fare le riforme strutturali, è anche il momento di migliorare i bilanci, senza aspettare che la loro correzione avvenga con la crescita o i tassi bassi. I Paesi devono munirsi di spazi di manovra, per essere pronti nel caso di una nuova crisi”.