Ocse alza stime Pil globale, ma è alert guerra commerciale dopo dazi Trump. Outlook Italia rimane fermo
Lo spettro del protezionismo sul commercio globale mette sull’attenti l’Ocse. Dal suo report sulla crescita dell’economia globale, emerge che le stime sul Pil mondiale relative sia al 2018 che al 2019 sono state riviste al rialzo a +3,9%, al record dal 2011, rispetto al +3,7% del 2017 e al +3,6% atteso in precedenza per entrambi gli anni.
Tuttavia, l’agenzia parigina ha anche avvertito che il miglioramento dell’outlook sarà messo seriamente a rischio, se i dazi doganali che il presidente Donald Trump ha imposto sulle importazioni Usa di acciaio e alluminio scateneranno una guerra commerciale. ù
Alvaro Pereira, responsabile economista dell’organizzazione, ha a tal proposito sottolineato che una guerra commerciale provocherebbe un bel po’ di danni.
Allo stesso tempo, Pereira ha affermato di essere fiducioso che le trattative in corso tra i vari paesi possano alleviare le tensioni commerciali.
Il rialzo delle stime si spiega con gli effetti positivi attesi dalla riforma fiscale Trump.
Si mette in evidenza tuttavia come l’outlook per l’economia italiana sia rimasto invariato a +1,5% del Pil (su base reale) per il 2018 e a +1,3% per il 2019, dopo il +1,5% del 2017.
Le nuove previsioni per i paesi del G20 sono di un aumento del Pil del 4,1% nel 2018 e del 4% nel 2019; per l’Eurozona, dopo il +2,5% del 2017, si prevede un rallentamento al 2,3% nel 2018 (il Pil dell’area è stato comunque rivisto al rialzo di 0,2 punti percentuali) e al 2,1% nel 2019 (anche in questo caso revisione al rialzo della crescita di 0,2 punti percentuali rispetto alle ultime stime).
L’outlook sugli Stati Uniti è stato anch’esso migliorato dal 2,5% al 2,9% per il 2018 e dal 2,1% al 2,8% nel 2019.
Al di là del 2020, tuttavia, l’impatto del maxi taglio alle tasse varato dall’amministrazione Trump rimane incerto. L’Ocse ritiene che la riforma fiscale si tradurrà in un aumento dei tassi Usa di oltre mezzo punto percentuale, e in un incremento del ratio debito pubblico Usa-Pil di 5-6 punti percentuali.
Secondo Pereira, inoltre, soltanto nel corso di quest’anno, la Federal Reserve potrebbe trovarsi costretta ad alzare i tassi di interesse quattro volte, a fronte di un rialzo dell’inflazione, rispetto alle tre strette monetarie attese in precedenza per quest’anno.
Viene messa in evidenza, all’interno dell’Eurozona, la maggiore crescita attesa per la Francia e la Germania; in particolar modo, gli stimoli fiscali frutto dell’accordo della Grosse Koalition dovrebbero portare il Pil tedesco a balzare quest’anno del 2,4% (revisione al rialzo di +0,1 punto percentuale) e del 2,2% (+0,3) nel 2019.
Per la Francia di Emmanuel Macron si prevede un Pil al record in 11 anni pari a +2,2% (revisione +0,4) nel 2018, e successivamente un indebolimento all’1,9% nel 2019 (dato comunque rivisto al rialzo di 0,2 punti percentuali). Viene riconosciuto l’effetto positivo delle riforme di Macron su welfare, fisco e mercato del lavoro.
Per il Regno Unito è prevista una crescita di appena l’1,3% per quest’anno, sebbene l’outlook sia stato migliorato rispetto al +1,2% di novembre.
“Crediamo che nei prossimi due anni il rafforzamento dell’economia verrà confermato – ha detto a Reuters Pereira – Stiamo tornando in circostanze più normali rispetto a quelle viste negli ultimi 10 anni“.
Il balzo degli investimenti globali dovrebbe inoltre, secondo le stime dell’Ocse, mantenere il tasso di crescita del commercio globale al 5% circa, nel 2018. Sempre, per l’appunto, che non si inneschi una guerra commerciale dopo i dazi di Trump.