Petrolio: con prezzi a 100 dollari al barile conseguenze su crescita, inflazione e politiche monetarie
Il 2 giugno il prezzo di un barile di petrolio ha superato la soglia dei $70 per la prima volta da maggio 2019 e ora sembra salire verso gli $80, livello raggiunto l’ultima volta a fine 2018. A far volare il prezzo del greggio è stata la riunione dell’Opec+ di ieri, in cui i produttori hanno deciso di mantenere il graduale aumento dell’offerta fino a luglio.
Cosa succederebbe se il prezzo del petrolio al barile arrivasse a $100 dollari? Così si chiede John Plassard, Investment Specialist del Gruppo Mirabaud secondo cui un aumento significativo del prezzo del petrolio non può non avere conseguenze, sebbene nel complesso l’impatto sarà variabile.
Petrolio: prezzi in salita. Quali impatti
Le economie emergenti rappresentano la maggior parte dei Paesi produttori di petrolio, motivo per cui risentono degli effetti delle variazioni del prezzo più dei Paesi sviluppati. L’aumento delle entrate aiuterà a chiudere i deficit di bilancio e delle partite correnti, permettendo ai governi di aumentare la spesa per stimolare gli investimenti. I vincitori in questo senso sono Arabia Saudita, Russia, Norvegia, Nigeria ed Ecuador.
I produttori statunitensi di petrolio cercano di trarre profitto dall’aumento delle vendite verso quei clienti che si allontanano dall’Iran, ma non è detto che l’economia statunitense nel complesso beneficerebbe di una crescita dei prezzi del petrolio fino ai $100. Se sui mercati globali del petrolio le cose dovessero mettersi male, afferma Plassard, c’è il rischio che la colpa politica ricada sugli Stati Uniti, a causa delle sanzioni che hanno imposto. Ciò potrebbe provocare un contraccolpo attraverso gli investimenti o altri canali che minacciano la stabilità economica.
Il barile a $100 non dovrebbe avere invece un impatto sulle decisioni di politica monetaria. Tuttavia, quando il prezzo di una materia prima continua a salire per un periodo prolungato (da 12 a 18 mesi), si ha un ritorno dell’inflazione di secondo livello: ciò ovviamente complica il compito delle banche centrali, attente alla stabilità dei prezzi (cioè all’inflazione).
“Ci dimentichiamo che meno di 10 anni fa il barile di petrolio ha scambiato a oltre $100, mentre l’economia globale si riprendeva dalla famosa crisi del 2008. Sarebbe un grave errore escludere la possibilità di un ritorno dei prezzi sui livelli di allora (con tutti gli effetti che ne deriverebbero). Tuttavia, perché questo accada, bisognerebbe che si verificasse la compresenza di diversi fattori insieme” conclude l’esperto.