Pimco: nel 2021 crescita Pil forte + pista falsa inflazione, occhio a Fed e Bce. Come orientarsi nelle scelte di portafoglio
Flessibilità e liquidità: queste le regole che determineranno le scelte di portafoglio di Pimco, il gigante americano che gestisce $1,9 trilioni di asset, nel 2021.
Nel report diramato nelle ultime ore, gli analisti presentano uno scenario caratterizzato da una forte ripresa del Pil a livello globale e da un’inflazione ‘ingannevole’: “Dealing With an Inflation Head Fake”, è il titolo dell’outlook, che spiega come la questione non sia il reale balzo dell’inflazione, ma l’inflazione percepita dagli investitori.
La volatilità dei mercati potrebbe dunque aumentare quest’anno, non a causa dei rischi inflazionistici, ma per la paura dei rischi inflazionistici da parte degli investitori.
“Nelle nostre stime è piuttosto probabile che il rialzo di breve termine dell’inflazione non sarà sostenuto – hanno scritto in particolare il consulente economico globale di Pimco, Joachim Fels, e il CIO (direttore degli investimenti) del reddito fisso globale Andrew Balls: “ma appare anche piuttosto probabile che i mercati finanziari continuino a rimanere concentrati sui rischi al rialzo dell’inflazione nel breve termine e, dunque, che la volatilità continui a essere elevata”.
Questo, a fronte di un miglioramento dei fondamentali economici, sostenuto dagli effetti degli stimoli fiscali lanciati dai vari governi e dall’accelerazione delle vaccinazioni:
“La conseguenza è che, a seguito di una contrazione del 3,5% nel 2020, ora prevediamo (ai tassi correnti di cambio) una crescita superiore al 6% nel 2021 per il Pil mondiale, più di quella precedentemente attesa al +5%. Nelle nostre stime per il 2021 – si legge ancora nell’analisi – la crescita della Cina è prevista superare probabilmente l’8%, con quella degli Stati Uniti non molto indietro a un ritmo di oltre +7%. E anche le aree che di norma rimangono indietro come l’area euro e il Giappone dovrebbero riportare tassi di crescita superiori al trend, facendo rispettivamente +4% e +3%. Per il 2022, le nostre previsioni preliminari sono ancora di una crescita superiore al trend ma in moderazione, a causa dell’ulteriore normalizzazione della situazione sanitaria globale e, anche, delle politiche monetarie, che rimangono comunque ampiamente di supporto; e per l’allentamento degli impulsi fiscali, che potrebbero diventare anche negativi in diversi paesi, con la scadenza delle misure di sostegno e gli aumenti delle tasse”.
Pil Usa oltre +7% in 2021, da inflazione e Fed no problem
Tornando alla crescita del Pil statunitense, “crediamo che la crescita del Pil Usa su base reale supererà il 7% nel 2021, grazie alla combinazione di uno stimolo fiscale massiccio e di un miglioramento delle condizioni sanitarie, che scatenerà un balzo dell’attività economica. Partendo da una base bassa, la crescita del Pil reale dovrebbe essere la più forte dal 1984 (dunque degli ultimi 40 anni). Le vaccinazioni contro il Covid-19 proseguono bene, in linea con le nostre attese, secondo cui la maggioranza della popolazione sarà vaccinata entro la fine del secondo trimestre. Gli stimoli fiscali anti-Covid-19 approvati a dicembre e a marzo ammontano a quasi $3 trilioni e dovrebbero contribuire con 2,5-3 punti percentuali alla crescita reale del 2021. Stimiamo che la crescita decelererà in modo significativo nel 2022 al 3%, rimanendo superiore al trend, visto che il forte rallentamento degli impulsi fiscali sarà compensato da continue riaperture e dunque da una ripresa continua”.
La buona notizia è che, “nonostante questo outlook molto positivo di crescita, abbiamo rivisto al rialzo il nostro outlook sull’inflazione (Usa) in modo solo moderato – sottolinea l’analisi Pimco nella sezione dedicata agli Usa -Prevediamo un periodo di inflazione elevata nel secondo trimestre del 2021, a causa degli effetti di base e per la volatilità dei prezzi nei settori sensibili al Covid, e continuiamo a ritenere che l’inflazione misurata dalla componente core dell’indice dei prezzi al consumo (CPI) terminerà il 2021 attorno all’1,7% anno su anno, accelerando solo gradualmente al 2,2% su base annua entro la fine del 2022″.
Dai numeri è chiaro come l’inflazione non sia un problema, e che il vero dilemma che condizionerà le scelte di investimento – incluse quelle di Pimco – sia piuttosto rappresentato dalle aspettative sulla sua crescita. A tal proposito, “Pimco prevede curve dei rendimenti più ripide negli Stati Uniti, così come nel Regno Unito, in Europa e in Giappone”.
Niente paura riguardo alle prossime mosse della Federal Reserve. “Stimiamo che la Fed ridurrà lentamente il livello accomodante della politica monetaria, iniziando ad avviare il tapering dell’acquisto degli asset alla fine del 2021 o all’inizio del 2022. Tuttavia, continuiamo a prevedere un periodo prolungato prima che la Fed alzi i tassi. I funzionari della Fed hanno chiaramente indicato la necessità che, prima di alzare i tassi, il mercato del lavoro assista a una ripresa completa e che l’inflazione sia pari al 2% in modo sostenibile. Dunque, secondo il nostro outlook e secondo lo stesso outlook della Fed – inciso nel dot plot – la Fed non raggiungerà questi obiettivi almeno fino al 2023″
Riguardo alla Bce, “il preciso percorso degli acquisti di asset (attraverso il QE, pandemico e non) in un orizzonte ciclico di tempo, appare meno prevedibile, vista la confusione nella comunicazione riguardo a cosa effettivamente la frase ‘preservare condizioni favorevoli di finanziamento’ significhi (che ultimamente la presidente Christine Lagarde ripete come un mantra). Noi riteniamo che la frase rifletta un apparente conflitto interno al Consiglio direttivo su quanto la Bce dovrebbe frenare l’aumento dei rendimenti e dunque su quanto dovrebbe impegnarsi a raggiungere il suo target di inflazione, visto che il dibattito si manifesta in un momento in cui lo staff della banca centrale stima un’inflazione più vicina all’1% che al 2% fino al 2023. Nel complesso, crediamo che la ‘put della Bce’ rimarrà in essere, ma che la Bce sarà probabilmente più reattiva che proattiva in risposta ai cambiamenti delle condizioni finanziarie”.
Azioni, bond, forex, commodities: le scelte di Pimco
Tutto ciò ha ovviamente ripercussioni sulle decisioni di Pimco in termini di scelte di investimento.
In generale, riguardo all’allocazione degli asset, “ci aspettiamo di rimanere overweight sull’azionario, con una preferenza sui ciclici rispetto ai titoli difensivi. Nonostante la recente volatilità – spiegano da Pimco – i fondamentali delle società rimangono in generale solidi, così come emerso dall’ultima stagione degli utili e della guidance sugli utili offerta dal mondo corporate. La scelta dei settori rimane cruciale, e noi favoriamo le azioni esposte allo stimolo fiscale, alla ripresa ciclica, alle innovazioni tecnologiche. Continuiamo a favorire i mercati azionari di Usa e Asia, regioni che dovrebbero emergere per prima dalla pandemia, beneficiando delle misure di sostegno fiscale” e “intravediamo opportunità nei settori legati alla ripresa post Covid (dunque fine lockdown), come nel settore immobiliare, industriale/aeropaziale, e su banche e finanziari selezionati”.
“Favoriamo – si legge ancora – strumenti finanziari garantiti da mutui non garantiti dal governo federale Usa e altri prodotti strutturati globali, così come le posizioni sull’irripidimento delle curve dei rendimenti in diversi mercati dei debiti sovrani dei paesi avanzati.
Sulle commodities, Pimco ha un atteggiamento improntato alla cautela:
“Stimiamo un rialzo modesto per le materie prime, supportato dall’accelerazione della crescita globale, dagli investimenti in infrastrutture, e dai livelli generalmente bassi, in questo momento, delle scorte. Tuttavia, a livello aggregato, i guadagni dei prezzi dovrebbero essere limitati. Non crediamo di essere all’inizio di un nuovo superciclo delle commodities perché non intravediamo una scarsità diffusa nella maggioranza dei mercati. Prendendo come esempio il petrolio, sebbene le scorte siano scese e la domanda stia recuperando in modo solido, la quota di mercato dell’Opec è ai minimi degli ultimi decenni, l’offerta aggiuntiva di gas di scisto può arrivare sul mercato a prezzi attorno ai valori correnti, e il costo dell’energia rinnovabile continua a scendere ogni anno. Vista l’importanza del petrolio all’interno del complesso delle commodities e considerata la continua innovazione tecnologica, riteniamo che un superciclo delle materie prime sia molto improbabile”.
Flessibilità e liquidità sono il leit motiv delle scelte di portafoglio di Pimco:
“In un contesto incerto, cerchiamo di mantenere la flessibilità e la liquidità al fine di rispondere agli eventi mentre si manifestano”, si legge ancora nel report del colosso americano.
Sul forex, “la combinazione di una forte crescita globale e l’impegno della Fed a una politica monetaria accomodante dovrebbe indebolire il dollaro”.
Sul reddito fisso, “non prevediamo nessun grande cambiamento nei rendimenti globali mentre ci lasciamo alle spalle il periodo Covid, rispetto ai livelli che prevalevano prima dello shock Covid. Riteniamo che i bond continueranno a confermarsi sia una riserva di valore che un hedge potente per proteggersi contro gli asset di rischio in un’ottica di allocazione complessiva degli asset. Considerata inoltre la previsione di “un ulteriore deprezzamento del dollaro Usa (sebbene modesto)”, Pimco suggerisce di accumulare “qualche posizione verso le valute emergenti high-quality”.
Ma, “in generale, prevediamo di essere piuttosto cauti sulle esposizioni tattiche verso i mercati emergenti, in un periodo in cui la volatilità più alta potrebbe continuare a pesare sui loro asset”.