Sistema finanziario sotto pressione: come può cambiare la guidance delle Banche Centrali
Marzo 2023 potrebbe essere ricordato nei libri di testo alla stregua di altri momenti topici che hanno ridisegnato la storia economico-finanziaria moderna: difatti, se a Capitall Hill Jerome Powell aveva manifestato la volontà di proseguire la stretta sul costo del denaro, per accelerare il processo di disinflazione dell’economia statunitense, a pochi giorni di distanza lo stesso Governo si è trovato a dover fronteggiare un problema inaspettato che potrebbe costringere il numero della FED a rimodulare la guidance della politica monetaria da qui a fine anno.
Com’è ormai noto, all’indomani dell’audizione al Congresso l’amministrazione Biden ha dovuto disinnescare con fermezza la fuga dai depositi della Silicon Valley Bank, garantendo tutti i risparmi senza limiti di importo: una misura del genere non è certo nuova, ma in questo particolare momento storico non sono da escludere ricadute a livello di sistema.
L’istituto californiano, attivo nel settore delle startup, negli ultimi anni aveva registrato una crescita significativa dei depositi -da 100 a 375 miliardi di dollari- fino a diventare la sedicesima banca del paese; il rialzo dei tassi aveva provocato però una contrazione dei conferimenti dei fondi investitori e il management, per ripristinare i coefficienti patrimoniali, aveva dovuto liquidare posizioni in titoli di stato a prezzi molto inferiori rispetto a quelli di carico, contabilizzando una grossa minusvalenza.
Il panico scatenato dalla notizia della perdita realizzata è stato seguito da un feroce bank run e il resto è cronaca recente. Naturalmente con la messa in sicurezza dei depositi di SVB -oltre la soglia dei 250000 dollari coperta dall’assicurazione- le Autorità hanno voluto scongiurare un effetto contagio, ma l’efficacia della misura a livello di sistema si potrà valutare solo nei mesi a venire.
Salvataggio pubblico e azzardo morale
Qualche riflessione, invece, sorge spontanea sugli effetti del salvataggio e sugli scenari che potrebbero delinearsi in futuro; in un approfondimento stilato dagli esperti di Mercati24, portale sul trading online e divulgazione in ambito finanziario, ad esempio, viene affrontata in modo molto esaustivo quella tematica, taciuta negli ultimi anni, denominata moral hazard: la disponibilità dei Governi e delle Banche Centrali ad intervenire, per garantire il prosieguo dell’attività di una banca o per proteggere i risparmi allocati indipendentemente dalla loro natura ed entità, potrebbe spingere altri istituti a mantenere un atteggiamento borderline, consapevoli che in caso di pericolo ci sarebbe comunque una via di uscita.
Banche Centrali: inasprire la lotta all’inflazione o mettere in sicurezza il sistema finanziario?
L’analisi di Mercati24 si sposta poi sulla posizione non facile delle Banche Centrali, argomento peraltro già introdotto: secondo il team di specialisti cui fa capo la Redazione del portale, un conto è mettere in atto misure di stabilizzazione del sistema bancario e finanziario, utilizzando la leva dei tassi in condizioni di normalità, del tutto differente è affrontare un’emergenza dovendo scegliere un male minore tra inflazione e stabilità del sistema.
È chiaro infatti che, per sostenere gli istituti di credito in caso di necessità, bisogna implementare un nuovo quantitative easing, una soluzione che cozza decisamente con la volontà di normalizzare i prezzi al consumo e alla produzione; e se a tutto ciò si aggiunge il fatto che vi sono Banche Centrali senza spazio a sufficienza per attuare un alleggerimento monetario -la BCE, nella fattispecie, ha un saggio del costo del denaro tutto sommato contenuto, se rapportato alla rilevanza della spinta inflattiva-, ecco che ad emergere è un quadro oltremodo complesso.
Trading e Banche: rialzo dei tassi e coefficienti patrimoniali
Tale puntualizzazione era doverosa, perché è importante non commettere gli stessi errori del passato; pensare che una situazione di pericolo possa essere circoscritta in una specifica area geografica, senza coinvolgerne di altre, non rappresenta il migliore dei modi per provare ad affrontare un problema di questa portata: innanzitutto l’attuazione del quantitative tightening, radice delle difficoltà delle banche -e non solo- a mantenere un’adeguata patrimonializzazione, ha interessato tutte le economie avanzate, pertanto si può affermare che si tratta di una condizioni comune a livello internazionale; ma, se anche così non fosse, è sufficiente ricordare alcuni fatti salienti della crisi del 2008, per capire che in un sistema di mercato globale nessuno è immune e la trasmissione delle criticità è quasi istantanea.
Sistema finanziario ed effetto contagio
Durante la crisi subprime la prima banca insolvente fu Bear Stearns -poi rilevata dal colosso JPMorgan-, cui seguì una escalation che condusse al clamoroso crack della Lehman Brothers; in quel frangente non solo gli addetti ai lavori, ma anche figure istituzionali, ritennero che, essendo quel problema di instabilità riconducibile alle sole banche d’affari, gli istituti europei a vocazione prettamente commerciale non avrebbero corso alcun rischio, percezione successivamente smentita dagli eventi. A ciò si aggiunga il fatto che nell’Area Euro vi è già un grande sorvegliato speciale, ossia Credit Suisse, la seconda banca elvetica per importanza: il management dell’istituto di credito, pur avendo lo stesso adeguati coefficienti patrimoniali, dopo la vicenda della Silicon Valley Bank ha ritenuto opportuno attingere ad un prestito di 54 miliardi di dollari erogato dalla BNS, per sostenere la liquidità e non incrinare la fiducia degli investitori.
Investitori e trading: come non lasciarsi trascinare dagli eventi
Naturalmente in eventuali situazioni di stress del sistema finanziario sono gli investitori che operano nel settore del trading online ad accusare maggiormente il colpo, prima di tutto da un punto di vista emotivo.
Anzi, come spiegano gli esperti di Mercati24, è proprio la reazione scomposta ad una brutta notizia a creare il cosiddetto effetto valanga; per questo motivo è essenziale avere una corretta percezione dei rischi che comporta la detenzione di capitali presso una banca. In caso di insolvenza di un istituto di credito, i depositi sono garantiti entro i limiti previsti dalla normativa di riferimento, a differenza degli strumenti finanziari emessi dallo stesso -i bond ad esempio- che prevedono una procedura di insinuazione al passivo, in base alla natura del credito. I titoli di altre società –azioni, bond, certificati– detenuti presso la banca non dipendono dalle sorti della stessa, così come le quote di prodotti del risparmio gestito giacenti in una banca depositaria.