Soros: Trump un pericolo per il mondo, rischiamo guerra nucleare. Facebook e Google altra grande minaccia
Lancia affondi pesanti contro Donald Trump, contro il potere dei social media- a Facebook e Google dice chiaramente che hanno i giorni contati -, contro l’Unione europea – che non dovrebbe chiedere ai paesi membri di adottare l’euro.
A Davos, in occasione del World Economic Forum, è presente anche lui, l’investitore miliardario, filantropo e personaggio discusso, George Soros. Parte di alcune critiche, come quelle contro l’impalcatura dell’Unione europea e dell’euro, sono note da anni.
Solo pochi giorni fa Soros aveva sottolineato come, in un contesto dominato dal nazionalismo, che è diventato praticamente “l’ideologia dominante nel mondo”, l’Unione europea fosse ormai sull’orlo del collasso, a fronte di una Russia sempre più forte. Ed è ancora famoso l’appello con cui, nel 2013, invitò la Germania ad accettare gli eurobond per consentire all’Eurozona di sopravvivere alla crisi dei debiti sovrani, o a lasciare l’euro.
Se ciò non fosse avvenuto, aveva avvertito, l’euro avrebbe rischiato di distruggere l’Unione europea.
Dal palco di Davos, Soros è tornato a parlare dei vari problemi che assillano i leader mondiali e il suo discorso non è stato di certo improntato all’ottimismo, viste le “tristi condizioni in cui versa il mondo intero”, in cui a rischio è la stessa “sopravvivenza dell’intera civiltà”, per colpa della Corea del Nord di Kim Jong Un e di Donald Trump.
“Sembra che entrambi vogliano correre il rischio di scatenare una guerra nucleare, pur di rimanere al potere”. Gli Stati Uniti di Trump non stanno facendo a suo avviso nulla per arginare questa minaccia, visto che è la stessa politica americana ad alimentare la tensione, quando invece la cosa più utile da fare sarebbe accettare che la Corea del Nord è una potenza nucleare, e cooperare e trattare con la Cina per dare vita a un’alleanza che sia più efficace nel confrontare Kim Jong un.
Il punto è che “l’amministrazione Trump è un pericolo per il mondo”, anche se “ritengo che si tratti di un fenomeno semplicemente temporaneo, che sparirà nel 2020, o anche prima”. Anche perchè, Soros ne è convinto, nelle elezioni presidenziali Usa del 2018 i Democratici riporteranno una “schiacciante vittoria”.
Nel discorso di Soros il pessimismo appare ricorrente:
“La capacità del genere umano di imbrigliare le forze della natura, sia per scopi costruttivi che per scopi distruttivi, continua a crescere, mentre la nostra capacità di governare in modo appropriato, vacilla, e ora è molto bassa“.
Certo, a prescindere da destino del mondo, Soros, 87 anni, non sta vivendo un momento particolarmente semplice, attaccato da più parti con l’accusa di ingerenza nei problemi interni di diversi paesi.
La sua visione “global” del mondo, il suo desiderio che l’esito del referendum sulla Brexit venga ribaltato, la sua stessa natura pro-multiculturalismo e pro-immigrazione, gli hanno messo contro diversi leader globali, in primis il premier ungherese Vitor Orban, che lo ha accusato ripetutamente di voler islamizzare l’Europa. Tanto che ora Soros viene considerato il nemico numero uno in Ungheria.
Basta dare un’occhiata a tutti quei manifesti che hanno tappezzato il paese, e che lo accusano di incoraggiare e finanziare l’ingresso di milioni di immigrati in Europa.
La schiera dei critici di Soros si fa più numerosa, e in un periodo storico caratterizzato da spinte nazionalistiche e in cui il populismo conquista i cuori e le menti degli elettori, ciò che viene più volte ricordato è il Soros non filantropo, ma il Soros speculatore dei mercati, che attaccò la sterlina e la Bank of England nel famoso Mercoledì nero del 16 settembre del 1992, intascando 1 miliardo di dollari.
Detto questo, Soros se la prende anche con i social media Facebook e Google. I due colossi americani vengono definiti un ostacolo all’innovazione, così come la crescita del loro cosiddetto “network effect” viene reputata “insostenibile”.
Secondo il finanziere, considerata la mole di dati che controllano, queste società sono una “minaccia” per la società e devono essere dunque monitorate in modo più attento.
“Facebook e Google sono cresciute fino a diventare monopoli sempre più potenti, sono diventate un ostacolo all’innovazione, e hanno provocato diversi problemi, di cui iniziamo a essere consapevoli solo ora”.
Tra l’altro, secondo Soros, la tentazione di queste società di cooperare con regimi autoritari come quello della Cina, al fine di poter accedere a quei mercati, “potrebbe dar vita a una rete di controllo totalitario che neanche Aldous Huxley o George Orwell avrebbero potuto immaginare”. D’altronde, questi giganti di Internet “creano dipendenza in modo deliberato verso i servizi che forniscono” e “possono essere molto pericolosi, soprattutto per gli adolescenti”.
“Davos – ha dunque avvertito- è il posto giusto per annunciare che (i colossi) hanno i giorni contati”.