Sorpresa, economie Svezia e Svizzera in contrazione. Europa intera teme ora impatto guerra commerciale
Che l’economia europea stia rallentando il passo, è chiaro dai diversi dati che ogni giorno vengono snocciolati dal fronte macro. Nonostante questo, i dati sul Pil di Svezia e Svizzera resi noti oggi si sono rivelati una sorpresa. Il motivo? Semplice: in entrambi i casi il prodotto interno lordo non si è limitato a frenare, o magari a rimanere invariato nella migliore delle ipotesi. Il Pil è proprio sceso, riportando una performance indicata da una cifra preceduta da un segno chiaramente negativo.
In entrambi i casi, nel corso del terzo trimestre del 2018, l’economia si è contratta dello 0,2%. E in entrambi i casi, ci sono similitudini che non possono essere ignorate, e che indicano come la portata del problema potrebbe coinvolgere anche altre economie europee.
Sia la Svezia che la Svizzera sono state interessate da un rallentamento della domanda interna, e la Svizzera in particolare ha dovuto fare i conti anche con un calo delle esportazioni. L’interrogativo, fa notare un articolo di Bloomberg, è se questa fase di indebolimento si confermerà temporanea o duratura.
Sicuramente, i segnali che arrivano dal fronte globale non sono di buon auspicio: le maggiori istituzioni finanziarie stanno rivedendo al ribasso l’outlook della crescita mondiale, in un contesto in cui inizia a diventare inevitabile l’impatto della guerra commerciale combattuta a colpi di dazi soprattutto su quei paesi, come la Svizzera, che dipendono dalle esportazioni.
Le stesse Bce e Federal Reserve sono state costrette ad ammettere che la crescita è rallentata, mentre il dato sul Pil svizzero, probabilmente, convincerà la Swiss National Bank (SNB, Banca centrale svizzera), che non è arrivato ancora il momento di allontanarsi da una politica monetaria basata su tassi di interesse negativi.
Intervistato da Bloomberg, l’economista Maxime Botteron di Credit Suisse non si è mostrato tuttavia troppo pessimista:
“Credo che il fattore esportazioni (in calo) sia temporaneo”, ha detto. Allo stesso tempo, la SNB può sicuramente usare il trend del Pl del terzo trimestre “per giustificare la decisione di mantenere espansiva la propria politica monetaria”.
Certo, la sorpresa è molta, se si considera che lo scorso settembre appena, dopo aver inanellato sei trimestri consecutivi di espansione, si parlava della crescita della Svizzera, nel 2018, migliore degli ultimi anni, grazie al rafforzamento della domanda globale e all’indebolimento del franco svizzero nei confronti dell’euro.
E anche la Svezia non naviga in buone acque, tanto che il dato sul Pil rischia di mandare all’aria i piani della banca centrale Riksbank, che si stava preparando ad alzare i tassi nel mese di dicembre.
La contrazione trimestrale, infatti, è la prima per il paese dal 2013, a dispetto del contributo positivo delle esportazioni. A tal proposito tuttavia, spiega Cathrine Danin, economista di Swedbank a Stoccolma, ” se le esportazioni di servizi sono andate bene, ma le esportazioni di beni hanno rallentato il passo”.
Anche Danin ritiene comunque che “la Riksbank debba considerare questa flessione (del Pil) provocata da fattori temporanei”.
Su base annua il Pil della Svezia è rallentato nel terzo trimestre dal precedente ritmo del 2,7% a +1,7%.
Tornando alla Svizzera, nel commentare il dato sul Pil il Ministero per gli Affari economici ha sottolineato che il paese “si sta allineando all’indebolimento economico significativo a cui si sta assistendo in altri paesi europei, in particolare in Germania“.
Il Pil tedesco è infatti rallentato nel terzo trimestre, per la prima volta dal 2015, a causa della debolezza del settore automobilistico, da ricondurre ai nuovi test sulle emissioni.
E la Svizzera ne ha pagato le conseguenze. Le esportazioni di beni svizzeri (escluse quelle di oro e valori) sono di fatto scese del 4,2% su base trimestrale, a fronte del -0,6% di quelle di servizi. Innegabile l’influenza tedesca, visto che il 19% dei beni esportati dalla Svizzera vanno in Germania.
La contrazione dell’economia svizzera – pari appunto a -0,2% su base trimestrale (su base annua, si parla di un Pil piuttosto solido, in rialzo del 2,4%) – si affianca alle sorprese positive che invece hanno caratterizzato i primi due trimestri: crescita dello 0,9% su base trimestrale nel primo trimestre del 2018 e dello 0,7% nel secondo trimestre.
Quella del terzo trimestre è la peggiore performance trimestrale dell’economia elvetica dal primo trimestre del 2015, come fa notare una nota di ING Economics.
Gli analisti di ING sono tuttavia ottimisti per il quarto trimestre, per cui prevedono una ripresa, soprattutto per le esportazioni di prodotti semifiniti e di beni di investimento, tra i più colpiti nel terzo trimestre.
Viene citato come contributo negativo alla crescita anche il forte rallentamento che ha colpito il settore energetico (-2,2% su base trimestrale), vista l’estate secca, che si è tradotta in una produzione inferiore di impianti di energia idroelettrica.
Detto questo, il calo delle esportazioni è evidente, e non si può non pensare alla guerra commerciale in atto. A questo punto, è il caso di dirlo, l’incognita è sul dazio che l’Europa sarà costretta a pagare.