Tregua dazi Usa-Cina a rischio? ‘La prossima guerra commerciale la combatteranno in Venezuela e Africa’
Focus sulle ultime indiscrezioni che arrivano dal fronte commerciale Usa-Cina, che tornano ad alimentare timori a livello globale. Stando a una fonte contattata da Cnbc, non ci sarà alcun incontro tra il presidente americano Donald Trump e l’omologo cinese Xi Jinping nei prossimi giorni.
La fonte ha affermato che un incontro tra i due leader è “altamente improbabile”.
Lo stesso Trump, interpellato sulla possibilità di incontrare il leader cinese, ha risposto: “Ancora no”. E, alla domanda se un incontro fosse previsto prima del prossimo 2 marzo, ha detto seccamente: “No”.
Il prossimo 2 marzo, ricorda il Guardian, è il giorno in cui in teoria le tariffe americane imposte sui beni cinesi dovrebbero aumentare tra il 10% e il 25%.
A questi rumor, si uniscono altri secondo cui Trump sarebbe pronto a sferrare un altro attacco contro Huawei e ZTE.
Il presidente potrebbe firmare a giorni un ordine esecutivo per vietare l’utilizzo di attrezzature tlc cinesi nelle reti wireless degli Stati Uniti, per motivi di sicurezza. La direttiva dovrebbe essere diramata dall’amministrazione Usa prima della conferenza MWC di Barcellona, che inizia il prossimo 25 febbraio, per indicare l’importanza della sicurezza cibernetica nei futuri contratti tecnologici e in vista della realizzazione delle reti 5G di quinta generazione.
Ennesimo colpo basso per i colossi delle infrastrutture tlc Huawei e ZTE, che puntano molto sulla scommessa delle reti 5G di quinta generazione.
Non aiuta la dichiarazione del consulente economico alla Casa Bianca Larry Kudlow che, nella giornata di ieri, ha affermato che gli Stati Uniti e la Cina sono ancora ben lontani dal raggiungere una intesa sul commercio.
Analisti ed esperti di geopolitica sempre più nervosi, visto che l’armistizio di tre mesi che Washington e Pechino hanno concordato per la durata di tre mesi scade alla fine di marzo. Ciò significa che, in assenza di un accordo, sia la Cina che l’America potranno tornare liberamente a combattersi l’una contro l’altra a colpi di dazi doganali.
A tal proposito Joseph Capurso, strategist senior del mercato valutario presso Commonwealth Bank of Australia, ha scritto in una nota che lo scenario che la banca paventa da tempo è che “alla fine gli Stati Uniti imporranno dazi del 25% su tutti i beni che importano dalla Cina”. Secondo Capurso, “l’economia cinese potrebbe assorbire l’impatto dell’aumento delle tariffe, ma la sia crescita sarà alla fine modesta”.
Vale la pena citare, inoltre, l’articolo che è stato pubblicato sul sito di Forbes qualche ora fa, dal titolo: “The US-China Trade War Could Spread To Venezuela And Africa”, ovvero “La guerra commerciale Usa-Cina potrebbe diffondersi in Venezuela e Africa”.
“La prossima guerra commerciale Usa-Cina non sarà combattuta a Washington o Pechino – si legge – (..) Sarà combattuta in Venezuela e Africa, dove la Cina investe attivamente” e dove rischia, dunque, di irritare gli interessi americani.
“Considerate il Venezuela – scrive Panos Mourdoukoutas, autore dell’articolo – dove da anni la Cina si conferma grande paese creditore a favore di un paese che nuota nel petrolio. Per Pechino, erogare finanziamenti al regime di Maduro è stato un modo per espandere la sua influenza e avere accesso alle vaste riserve petrolifere del paese”.
Ora, il sospetto è che la Cina abbia deciso di prestare fondi al Venezuela – che da settimane è piombata nel caos politico, dopo che diversi leader di tutto il mondo hanno deciso di riconoscere la presidenza a interim di Juan Guaidò, disconoscendo quella del leader Nicolas Maduro – in cambio di asset venezuelani.
In poche parole, “nel caso in cui Caracas non dovesse riuscire a rimborsare i crediti ricevuti, la Cina potrebbe rilevare diversi asset strategici del paese, così come ha fatto nel caso del Sri Lanka, dove ha preso il controllo di diversi porti del paese ottenendo posizioni strategiche nell’Oceano Indiano“.
Il collasso di Maduro – mette in evidenza l’articolo – potrebbe inoltre “avere un effetto contagio e provocare il crollo dei regimi in altri mercati emergenti, come in quelli dell’Africa, dove sempre la Cina sta espandendo il credito a favore di regimi impopolari, attirando molte critiche dagli Stati Uniti”.