Trump annuncia dazi acciaio e alluminio. Cina: stupida misura di protezionismo. Ue pronta a reagire
Tra le reazioni più forti che sono arrivate prontamente dalla comunità internazionale, si mette in evidenza la rabbia dell’industria dell’acciaio cinese. “Questa è una misura di protezionismo stupida, che invece di rafforzare tenderà solo a indebolire gli Stati Uniti”, è sbottato Li Xinchuang, vice presidente dell’associazione China Iron & Steel Assocation.
La misura, annunciata dal presidente americano Donald Trump nella giornata di ieri, dopo un incontro con i dirigenti dei settori presso la Casa Bianca, è l’imposizione di dazi doganali del 25% sull’acciaio e del 10% sull’alluminio.
Un avvertimento contro la decisione è stato lanciato anche da Severstal PJSC, tra i principali produttori di acciaio in Russia, che ha affermato che un qualsiasi tipo di restrizione al commercio è destinata a danneggiare le aziende e l’intera economia globale. Nel caso specifico, gli Stati Uniti incidono comunque solo per il 2% sul fatturato dell’azienda, motivo per cui le tariffe non sono una grande minaccia per Severstal.
Immediata la reazione dei leader di tutto il mondo. Il Canada ha indicato l’intenzione di rispondere ai dazi doganali Usa con proprie misure. L’Unione europea ha dichiarato che “reagirà in modo fermo e commisurato” per difendere i propri interessi. Il ministro del Commercio del Giappone ha tenuto a precisare che le esportazioni giapponesi di acciaio non sono una minaccia per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti.
Il presidente Usa ha detto che i dazi doganali scatteranno la prossima settimana, e ha garantito che dureranno “per un lungo periodo di tempo”.
La Casa Bianca ha diramato un comunicato per precisare che la decisione sulle tariffe è stata presa per “proteggere le aziende che operano negli Usa e i lavoratori dai prezzi bassi dell’acciaio estero”.
Il dipartimento del Commercio Usa, a tal proposito, ha affermato che diverse fabbriche hanno chiuso i battenti in America negli ultimi anni, e che migliaia di posti di lavoro sono andati perduti.
“Continueremo a proteggere i lavoratori americani”, ha detto Sara Sanders, portavoce della Casa Bianca.
Diversi in queste ore gli appelli lanciati dalla stessa Corporate America: cresce il timore che le politiche commerciali improntate al protezionismo che l’amministrazione Trump intende promuovere possano alla fine danneggiare sia le aziende americane che i consumatori, che dovranno fare i conti con prezzi dei beni di consumo più elevati.
Di fatto, ciò che spaventa molto la comunità degli investitori internazionali, oltre al rischio che i paesi di tutto il mondo rispondano imponendo anch’essi i dazi, al fine di colpire l’export Usa, è anche il fatto che i dazi vengono considerati un elemento inflazionistico, in quanto tendono a tradursi in un aumento dei prezzi per i consumatori. Ed è stata proprio la paura di un’accelerazione delle pressioni inflazionistiche, e di conseguenza il timore di strette monetarie più aggressive da parte della Federal Reserve, ad affossare la propensione verso il rischio nei mercati finanziari globali.
Lo stesso William Dudley, presidente della Fed di New York, in un discorso proferito dal Brazile nelle ultime ore, ha detto chiaramente che “se le tariffe saliranno, tenderanno a esercitare una ulteriore pressione al rialzo sui prezzi, e tale pressione al rialzo sui prezzi dovrà essere considerata dall’autorità monetaria”.