Trump rimanda dazi contro prodotti cinesi. ‘Progressi significativi’. Ma Oxford Economics rimane scettica
Schiarite dal fronte delle trattative commerciali tra gli Stati Uniti di Donald Trump e la Cina di Xi Jinping. Dopo settimane di rumor sullo smorzarsi delle tensioni tra le due potenze mondiali, la conferma è arrivata, immancabilmente via Twitter, dal presidente americano Trump.
Trump ha citato progressi significativi nei negoziati. Progressi che lo devono aver convinto, a tal punto da decidere di rimandare quell’aumento dei dazi doganali che, il prossimo 1° marzo, avrebbe dovuto scattare sui beni cinesi importati dagli Usa, per un valore fino a 200 miliardi di dollari. E invece no: quella data sarà posticipata.
Non solo. Trump ha anche confermato le indiscrezioni su un incontro previsto con la controparte cinese, il presidente Xi Jinping. L’incontro avverrà alla fine di marzo, lo ha detto lo stesso presidente americano, nel suo club di golf di Mar-a-Lago, a Palm Beach, Florida.
“Sono lieto di annunciare che gli Usa hanno fatto progressi significativi nei negoziati con la Cina, in merito a questioni strutturali importanti, che includono la tutela della proprietà intellettuale, il trasferimento di tecnologie, l’agricoltura, i servizi, le valute, e molte altre”, si legge in uno dei tweet postati dal tycoon nel fine settimana.
Così ha commentato la notizia, in una nota, Tai Hui, responsabile strategist di mercato dell’area Asia Pacifico di JP Morgan Asset Management:
“La decisione di Trump di annunciare il rinvio dell’aumento dei dazi sulle importazioni cinesi era nell’aria da tempo. I frequenti incontri tra i funzionari senior di Pechino e di Washington confermano che entrambe le parti stanno cercando una forma di intesa. In più, eventuali escalation nelle relazioni commerciali Usa-Cina aumenterebbero i dubbi crescenti sull’outlook di crescita degli Stati Uniti. Allo stesso tempo, ci sono ancora questioni strutturali di lungo termine che le controparti devono affrontare, come la tutela della proprietà intellettuale e l’accesso ai mercati”.
Insomma, le tensioni tra i due giganti del pianeta non sono state sicuramente risolte. C’è da dire, tuttavia che lo stesso Trump avrà compreso che, in un contesto di rallentamento dei fondamentali economici a livello globale, tirare troppo la corda non serve. E questo perchè l’indebolimento dell’economia mondiale è avvenuto in gran parte proprio per i timori legati al protezionismo e a nuovi attacchi commerciali tra Usa e Cina.
Rimangono tra l’altro molti dubbi. Intanto, se è vero che la Cina sta riuscendo, almeno per ora, a sventare l’aumento di dazi doganali da parte Usa, è altrettanto vero che le tariffe che sono state imposte nei mesi precedenti, sia da Washington che da Pechino, rimangono in essere. Motivo per cui, in una nota riportata dalla Cnbc Louis Kuijs, responsabile della divisione di economia di Oxford Economics, scrive che “non ci sono ragioni per diventare super-ottimisti”.
“Non crediamo infatti che i dazi doganali esistenti verranno ridotti nel breve termine. E non è neanchde chiaro se ci sarà qualche allentamento significativo nelle restrizioni che gli Usa hanno imposto contro la tecnologia cinese, così come non è chiaro se ci sarà una linea più morbida nei confronti di Huawei”, il colosso infrastrutture tlc che Trump sta cercando di bandire in tutto il mondo, facendo pressing anche sugli alleati affinché neghino la sua partecipazione allo sviluppo delle reti 5G.