Tutto sul rischio default Russia. Che Putin potrebbe decidere di usare come arma
Fino a che punto la Russia di Vladimir Putin è a rischio default? E il paese è davvero in pericolo di default? Stando alle principali agenzie di rating, che hanno già bocciato il rating dei titoli di stato russi a livello junk, spazzatura, l risposta è sì.
Fitch ha parlato di un default sui bond russi imminente, e qualche giorno fa Moody’s ha avvertito che il rischio default rimane ancora molto alto, alla luce “del marcato deterioramento che abbiamo visto nelle ultime settimane nella capacità e nell’intenzione del governo di rispettare gli obblighi legati al debito”.
C’è infatti, anche l’elemento dell’intenzione effettiva, da parte del Cremlino, di rispettare gli obblighi e rimborsare quanto dovuto ai detentori dei suoi bond sovrani.
Mosca potrebbe, a tal proposito, scegliere la via del default volontario, rifiutandosi di ottemperare agli obblighi che ha verso quegli investitori internazionali che comunque fanno parte della cerchia dei, per usare le parole di Putin, “paesi ostili” che l’hanno colpita con le sanzioni.
Ci sono alcune date cruciali. Una è sicuramente quella del 25 maggio, giorno in cui scadrà la deroga concessa dal governo americano alle controparti statunitensi a ricevere pagamenti dalla Banca centrale, dal ministero delle Finanze e dal fondo sovrano russi. Ma prima, ci sono altre scadenze altrettanto cruciali per monitorare la capacità – e voglia – della Russia di rimborsare gli obbligazionisti.
Finora, c’è da dire, Mosca è riuscita a schivare il default: alla metà di marzo, ha pagato $117 milioni di cedole su due eurobond, un giorno dopo la scadenza dei termini ma ampiamente in tempo, se si considera il periodo di grazia di 30 giorni (a partire dal giorno della scadenza) concesso. Il pagamento è avvenuto in dollari. Qualche giorno dopo, Mosca ha onorato un altro pagamento.
Default schivato anche nella giornata di ieri, con un versamento di quasi $447 milioni – comprensivo di cedole per $87,5 milioni e del rimborso del capitale di $359 milioni – di un debito con scadenza nel 2030: a ricevere la somma da destinare poi a chi di dovere è stata JP Morgan, che già aveva curato il trasferimento dei rimborsi in una precedente occasione.
Un articolo di Bloomberg pubblicato qualche ora fa ha sottolineato che la Russia ha versato anche gli interessi e rimborsato il capitale dei bond denominati in dollari da $2 miliardi in scadenza il prossimo 4 aprile, con il Ministero delle Finanze che si è anche offerto di riacquistare parte del debito.
Qualcuno afferma che in realtà la Russia non è a rischio default: merito dei numeri record della sua bilancia commerciale, che mettono in evidenza un avanzo commerciale di tutto rispetto:
Sembrerebbe sostanzialmente che Mosca abbia delle buone difese contro le recenti sanzioni imposte dall’Occidente, grazie a un forte bilancio delle partite correnti e al suo buffer finanziario che è stato costruito attraverso l’accumulo di riserve internazionali, oltre che dai continui introiti dalle esportazioni di gas e petrolio.
Va detto che il paese incassa quasi 1 miliardo al giorno dalla vendite del gas e petrolio, introiti che vengono utilizzati in gran parte per difendere l’economia e tentare di stabilizzare il rublo.
La Russia è in pericolo di default? Risponde Binot (La Française)
Alla domanda “La Russia é in pericolo di default” risponde, tra gli altri, Gaël Binot, gestore della divisione del reddito fisso dei mercati emergenti di La Française AM, che fa il punto della situazione, riassumendo gli eventi che hanno interessato il debito russo dall’inizio del conflitto tra la Russia e l’Ucraina:
“Con l’imperversare della guerra in Ucraina e le sanzioni occidentali contro la Russia che aumentano di giorno in giorno, in particolare nel settore finanziario, si pone una domanda importante: esiste un rischio di default del Paese sul suo debito sovrano? Le tre principali agenzie di rating (S&P, Moody’s e Fitch) hanno declassato il rating del Paese a un livello vicino al default. Il 17 marzo, S&P ha dichiarato: A questo punto, consideriamo il debito della Russia altamente esposto al mancato pagamento. Per i mercati finanziari, la probabilità di insolvenza su un orizzonte di cinque anni è molto alta: attualmente è dell’88%. (Fonte: Bloomberg, 23/3/2022)”.
Vengono in mente due domande, sottolinea Binot: la Russia può far fronte ai pagamenti dovuti sui suoi prestiti (interessi e capitale) e vuole farlo?
Di seguito, alcuni dati che il gestore mette in evidenza:
- Il debito pubblico russo è pari al 18% del PIL del Paese (Fonte: FMI WEO ottobre 2021), il che lo rende uno dei Paesi meno indebitati del mondo.
- Inoltre, la Russia attualmente è in surplus di bilancio e ha accumulato notevoli riserve in valuta estera dopo l’annessione della Crimea nel 2014, arrivando a detenere 643 miliardi di dollari di riserve in valuta estera (Fonte: Banca di Russia, al 18/2/2022) e un Fondo Patrimoniale Nazionale che ha accumulato 174,9 miliardi di dollari (Fonte: Ministero delle Finanze russo, 01/02/2022).
- Le importazioni dalla Russia nel 2021 sono state di 293 miliardi di dollari (fonte: Trade Map).
- Nel terzo trimestre del 2021, il fabbisogno su un orizzonte di due anni per il rifinanziamento di tutto il debito russo in valuta estera (pubblico e privato) era di 129 miliardi di dollari (Fonte: JP Morgan).
- Le riserve in valuta straniera della Russia sono ampiamente sufficienti a coprire le principali necessità del Paese legate allo scambio con l’estero.
“Tuttavia – spiega Binot – le sanzioni hanno dimostrato di essere un game-changer. In risposta all’invasione dell’Ucraina, l’Occidente ha attuato sanzioni per soffocare l’economia russa. Il settore finanziario russo è stato colpito da una vasta gamma di sanzioni con restrizioni all’accesso ai mercati finanziari internazionali, al sistema per i pagamenti internazionali Swift e il congelamento di parte delle riserve della Banca centrale, pari a circa 300 miliardi di dollari secondo Reuters.
Gli Stati Uniti permetteranno la ricezione di pagamenti di interessi dalla Banca centrale e statale russa fino al 25 maggio. Tuttavia, a partire da quella data, i cittadini statunitensi dovranno ottenere una licenza specifica per continuare a ricevere tali pagamenti. Anche le esportazioni russe (491 miliardi di dollari nel 2021, Trade Map) sono state colpite, in particolare con la sospensione delle importazioni di petrolio e metano da parte degli Stati Uniti. Ma il settore energetico, che rappresenta la quota maggiore delle esportazioni russe (43% nel 2021 secondo Trade Map) finora non è stato colpito dalle sanzioni. Gli europei sono fortemente dipendenti dai combustibili fossili russi (99 miliardi di euro di importazioni dall’UE, fonte Eurostat) e, al momento, sono riluttanti a penalizzare il loro principale fornitore di energia”.
“In risposta alla carenza di capitali stranieri e al crollo del rublo, la Banca centrale russa è intervenuta per stabilizzare la moneta. Più recentemente, ha anche sospeso la vendita di valuta estera fino al 9 settembre. In queste condizioni, la Russia sembra ancora in grado di soddisfare i suoi obblighi di pagamento a breve termine”, scrive Binot, avvertendo che “tuttavia, più a lungo le sanzioni dureranno, continuando a limitare l’accesso agli afflussi di capitale e alla valuta estera, maggiore sarà il rischio di insolvenza per la Russia”.
“Viene ricordato che “il 5 marzo, Vladimir Putin ha firmato un decreto che minacciava di rimborsare, in rubli, i creditori dei Paesi ostili creditori di debito emessi in valuta estera, il che può essere considerato come un default per questo tipo di debito. Tuttavia, ci sono diverse emissioni in valuta estera in circolazione che offrono la possibilità di rimborsare i creditori in rubli a certe condizioni, il che non farebbe scattare un default sul debito russo. È quindi difficile sapere a quali prestiti si riferisce il governo russo. D’altra parte, qualsiasi cambiamento nella valuta di rimborso, se non dichiarato nel prospetto di emissione, porterà a un default del Paese. La Russia sta dimostrando che intende onorare i pagamenti del suo debito… per ora. Il 16 marzo, il Paese ha ottemperato ai suoi obblighi di rimborso di cedole in dollari, per 117 milioni di dollari su due emissioni con scadenza nel 2023 e nel 2045, evitando così un default immediato”.
Il gestore sottolinea tuttavia che “ci sono ancora una ventina di scadenze in arrivo nel 2022” e che, “dato l’estremo livello di tensione, è difficile prevedere le future intenzioni del Cremlino su un default volontario. Se questo dovesse avvenire, la reputazione della Russia sarebbe danneggiata e il default avrebbe un impatto duraturo sui futuri costi di finanziamento dello Stato da parte degli investitori internazionali. Un default volontario segnerebbe una rinuncia da parte dello Stato a una normalizzazione a breve termine delle relazioni con l’Occidente”.