Notiziario Notizie Altri paesi Europa Ursula Von der Leyen nominata presidente Commissione Ue. L’alleata di Merkel che disse: ‘Brexit, una perdita per tutti’

Ursula Von der Leyen nominata presidente Commissione Ue. L’alleata di Merkel che disse: ‘Brexit, una perdita per tutti’

3 Luglio 2019 10:12

La francese Christine Lagarde alla Bce, la tedesca Ursula von der Leyen alla Commissione europea: un doppio record nelle istituzioni più importanti dell’Europa. Per la prima volta in assoluto, sia la Bce che la Commissione Ue saranno guidate, infatti, da una donna.

La fumata bianca dai leader Ue, alla fine, è arrivata. Lagarde, al momento direttore del Fondo Monetario Internazionale, sostituirà Mario Draghi, che si appresta a lasciare la carica di numero uno della Banca centrale europea alla fine di ottobre di quest’anno.

Von der Leyen prenderà invece il posto di Jean-Claude Juncker.

Per le altre cariche di rilievo, il belga liberale Charles Michel sostituirà Donald Tusk alla presidenza del Consiglio europeo, mentre il socialista spagnolo Josep Borrell sarà Alto rappresentante. Rimane da assegnare la carica di presidente del Parlamento europeo, al momento ricoperta dall’italiano Antonio Tajani.

Ma chi sono queste due donne che ben presto tesseranno le fila del nuovo assetto europeo? Il Telegraph presenta Ursula Von der Leyen con una frase che ne rimarca l’identità: quella con cui disse che “la Brexit sarebbe stata “una perdita per tutti”.

Poliglotta, madre di sette figli, al momento ministro della Difesa per il governo di Angela Merkel, appartenente al partito di cui fa parte la cancelliera, quello dei conservatori CDU-CSU, 60 anni, Ursula è nata in un piccolo villaggio vicino Bruxelles.

Von der Leyen ha trascorso i primi 13 anni della sua vita nella capitale belga, dove il destino la riporterà a breve nelle vesti di timoniere della Commissione europea.

Suo padre Ernst Albrecht è stato un funzionario di alto livello presso la Comunità economica europea. Ursula, contrariamente a diversi suoi colleghi tedeschi, parla in modo fluente sia il francese che l’inglese.

Da sempre grande sostenitrice del progetto europeo, la prossima presidente della Commissione europea ha criticato più volte la Brexit, al punto da definire il processo di divorzio del Regno Unito dall’Unione europea – tuttora in fase di stallo – come una “bolla scoppiata di promesse facili”.

Non solo. Von der Leyen si è detta a favore, come ricorda il Guardian, di un “esercito europeo”, che, come ha detto l’anno scorso, “potrebbe diventare una realtà per le prossime generazioni”. Tra le frasi che la identificano, anche quella con cui nel 2011 espresse il desiderio di creare “gli Stati Uniti dell’Europa, prendendo come esempio gli esempi federali di Svizzera, Germania, o Stati Uniti”.

In generale, von der Leyen ha auspicato spesso un processo di maggiore integrazione in Europa.

DA MINISTRO DELLA FAMIGLIA A NUMERO UNO COMMISSIONE UE

Diverse le cariche che ha assunto da quando la cancelliera Angela Merkel ha decretato il suo ingresso nella sua squadra, nel 2005.

Dal 2005 al 2009, è stata ministro della Famiglia ed è nota per aver lanciato il programma di assistenza ai genitori, l’Elterngeld, supervisionando diverse iniziative volte a espandere le cure mediche per l’infanzia, attingendo alle risorse del governo per fornire aiuti finanziari significativi.

Nel 2009, durante il secondo governo di Angela Merkel, ha assunto l’incarico di ministro della Salute (Von der Leyen è medico). Quattro anni più tardi, nel dicembre del 2013, è diventata ministro della Difesa.

Primo ministro della Difesa donna in Germania si è messa subito in evidenza aumentando il numero dei militari per la prima volta dalla fine della Guerra Fredda, rimuovendo il limite massimo, che era stato fissato a 185.000 unità.

Non tutto è filato però liscio, in questi ultimi anni.

Ursula si è anche ritrovata al centro dello scandalo che ha coinvolto le Forze armate della Repubblica Federale Tedesca, con il caso di Franco A.

Il caso risale al 2017, con l’arresto del tenente allora 28enne che i media tedeschi iniziarono a chiamare, per l’appunto, Franco A.

Il soldato avrebbe avuto “una doppia vita”: Franco – italo-tedesco, di padre italiano e madre tedesca -, aveva finto di essere un commerciante di frutta di Damasco, cattolico di origini ebraiche, e si era registrato in Germania presso un centro di rifugiati, facendo richiesta di asilo politico.

Incredibilmente, la richiesta era stata accettata, anche se il soldato non era capace di proferire una parola in arabo. Dal gennaio del 2016 fino a quando esplose lo scandalo, nel 2017, Franco ricevette così un assegno statale per un valore di 400 euro al mese.

Il suo scopo era però un altro: sferrare un attacco terroristico prendendo di mira attivisti anti-fascisti e di sinistra, i cui nomi vennero poi ritrovati dalla polizia in quella che era una vera e propria lista della morte.

Oltre a questo caso, Von der Leyen ha dovuto riabilitare l’immagine della Difesa made in Germany dopo il rinvenimento di diversi casi di abusi sessuali, umiliazioni e violenze perpetrati da diversi militari tedeschi.

Per non parlare dell’indagine lanciata dal Military Counterintelligence Service (MAD) , sempre nel 2017, su 275 casi sospetti di violenza da parte di estremisti di destra militanti nelle fila dell’esercito tedesco.