Usa: a giugno creati 850.000 nuovi posti di lavoro. Ma aumento disoccupazione dà ragione a prudenza Fed
Il mercato del lavoro americano continua a rafforzarsi, ma senza alimentare troppo il taper tantrum, ovvero la paura, tra gli investitori, che la Fed stacchi la spina del QE e alzi i tassi prima del previsto e prima di quanto emerso dal dot plot della sua ultima riunione.
Nel mese di giugno l’economia degli Stati Uniti ha creato 850.000 nuovi posti di lavoro, ben oltre le attese. Gli economisti di Dow Jones avevano previsto una crescita dei nuovi posti di lavoro di 706.000 unità, dopo il rialzo delle buste paga di 559.000 di maggio.
Il tasso di disoccupazione è salito a giugno al 5,9%, facendo peggio delle attese degli analisti, che avevano previsto una flessione dal 5,8% di maggio al 5,6%. Il numero dei disoccupati è aumentato dai 9,316 milioni a 9,484 milioni di persone.
Nuove informazioni sul trend dell’inflazione Usa – che è il fattore che più spaventa gli investitori, in quanto il rafforzamento dei prezzi, soprattutto se duraturo e non temporaneo come stimato dal numero uno della Fed Jerome Powell, rischierebbe davvero di anticipare una stretta monetaria – sono arrivate con la pubblicazione dei salari.
Su base annua, il rialzo è stato importante, pari a +3,6% su base annua, molto oltre il +2% del mese precedente, anche se a un ritmo lievemente inferiore al +3,7% atteso. Su base mensile, i salari hanno rallentato invece il passo, scendendo dal +0,5% al +0,3% in media, in linea con le stime.
Dal dato, emerge praticamente che non c’è necessità, al momento, che la Federal Reserve agisca da pompiere tentando di sfiammare le pressioni inflazionistiche.
La crescita dei salari si spiega con la difficoltà contro cui diverse aziende americane si imbattono nel cercare di reclutare nuovi dipendenti.
D’altronde, dal Beige Book della Fed di giugno è emerso che la carenza di forza lavoro disponibile è più raddoppiata rispetto al mese di gennaio, e le stesse società FedEx (FDX) e Paychex (PAYX) hanno rilevato problemi nell’assumere nuovo personale.
Alcuni analisti e funzionari hanno sottolineato inoltre come molti americani non siano ancora rientrati attivamente nella forza lavoro Usa, a causa dei benefit contro la disoccupazione che sono stati varati da Washington. Questi aiuti dovrebbero comunque essere ritirati, nel corso dell’estate, almeno nella metà degli Stati Usa, per scadere poi nell’altra metà entro l’inizio di settembre.
Per la precisione, i salari medi orari di tutti i dipendenti del settore privato non agricolo sono saliti a giugno di 10 centesimi a $30,40, dopo i +13 e i +20 centesimi rispettivamente di maggio e aprile.
A confermare come molti americani non si siano messi ancora alla ricerca di un posto di lavoro è il tasso di partecipazione alla forza lavoro, rimasto inchiodato al 61,6%, come a maggio, lievemente al di sotto del 61,7% previsto. ù
I dati di aprile e maggio relativi alla creazione di nuovi posti di lavoro sono stati rivisti rispettivamente al ribasso di 9.000 unità (dai +278.000 inizialmente resi noti a +269,000), e al rialzo di 24.000, unità, dai +559.000 inizialmente comunicati a +583.000. Prendendo in considerazione le revisioni nel loro complesso, si evince che l’occupazione di aprile e maggio è stata rivista al rialzo di 15.000 nuovi occupati.
Dati Usa sul lavoro liberano la Fed da tentazione hawkish
Michael Hewson, responsabile analista dei mercati presso CMC Markets UK, ha commentato il report occupazionale sottolineando che la Fed dovrebbe rimanere con il pilota automatico inserito fino al quarto trimestre, a prescindere da qualsiasi cosa faccia.
I dati sul lavoro, specialmente il tasso di disoccupazione che è aumentato, potrebbero infatti convincere Powell & Co a desistere da qualsiasi tentazione hawkish:
il numero dei disoccupati è d’altronde pari a 9,5 milioni circa, rispetto ai 5,7 milioni di disoccupati del periodo pre-pandemico.
Così l’ufficio studi di IG Italia commenta i dati rilasciati dall’US Bureau of Labor Statistics (BLS) sui Non Farm Payroll (NFP) statunitensi.
La nota include l’analisi di Filippo Diodovich, Senior Strategist IG Italia, sulle prossime mosse della Federal Reserve, in conseguenza alle cifre macroeconomiche sul mondo del lavoro americano:
“I dati sul fronte occupazionale statunitense sono stati molto contrastati. Molto superiore alle attese la creazione di nuovi impieghi ma hanno deluso le altre cifre del report sul lavoro USA. Il tasso di disoccupazione è salito contro le aspettative della vigilia e il tasso di partecipazione alla forza lavoro è rimasto molto al di sotto rispetto ai livelli pre-pandemici. Il mercato dopo una certa volatilità iniziale ha reagito con acquisti sull’azionario e vendite sul dollaro sulla convinzione che il recupero dei livelli pre-pandemici per il mondo del lavoro sarà molto graduale e gli obiettivi prefissati dalla FED sono ancora lontani dall’essere raggiunti. Crediamo, quindi, che anche nel prossimo meeting della FED del 27/28 luglio il presidente del Federal Reserve System Jerome Powell lascerà le strategie monetarie invariate con gli acquisti nel piano di Quantitative Easing fermi a 120 miliardi di dollari mensili, nonostante le dichiarazioni di alcuni banchieri centrali del FOMC (come il presidente della FED di Dallas, Kaplan, che predicavano misure meno dovish già da subito). Ancora per un po’ di tempo Powell potrà mantenere la politica monetaria ultra-accomodante a sostegno dell’economia americana e dei mercati azionari”.
“Crediamo, tuttavia – si legge ancora nella nota – che presto la FED inizierà il processo di normalizzazione della politica monetaria. Pensiamo che la FED possa annunciare l’inizio del processo di tapering nel forum di Jackson Hole (26-28 agosto) e dare i dettagli dell’operazione nel meeting del FOMC di settembre quando saranno comunicate anche le nuove proiezioni sulle principali variabili macro. Riteniamo che la FED interverrà prima annullando gli acquisti di MBS (40 mld di dollari mensili) e poi nel corso del 2021/2022 riducendo gradualmente gli acquisti di Treasuries. Per il rialzo dei tassi d’interesse il sentiero è ancora lungo”.
Tornando ai numeri sulla crescita di nuovi posti di lavoro, da segnalare che l’aumento più forte delle buste paga è stato registrato dai settori del tempo libero e alberghiero, quelli più colpiti dalla pandemia: qui sono stati creati a giugno altri 343.000 nuovi posti di lavoro dopo il rialzo di 306.000 di maggio.
Nel comparto dei servizi, il commercio al dettaglio ha creato 67.100 posizioni, più del doppio rispetto a maggio; nel settore manifatturiero, la crescita dei posti di lavoro è invece rallentata, pari a +15.000 unità dopo il rialzo di 39.000 unità di maggio.
Boom per l’occupazione nel settore pubblico, balzata di 188.000 unità a giugno.
Nessun taper tantrum sui mercati, per l’appunto. Wall Street è positiva, con gli indici S&P 500 e Nasdaq che toccano nuovi massimi storici; i tassi sui Treasuries decennali rimangono inchiodati sotto la soglia dell’1,5%, come prima della pubblicazione del dato, all’1,44% circa.
Il dollaro perde smalto anche se in rialzo sulla moneta unica. Detto questo, la moneta unica recupera terreno, rispetto a prima della diffusione del report occupazionale, quando aveva rischiato anche quota $1,18.