Vendetta valutaria del Pakistan dopo tweet Trump, Islamabad e Cina sfoderano arma de-dollarizzazione
Schiaffo del Pakistan agli Usa di Donald Trump. La risposta di Islamabad al tweet infuocato con cui il presidente americano ha accusato il Pakistan di dare rifugio ai terroristi, minacciando contestualmente la cancellazione dei finanziamenti al paese, non si è fatta attendere.
Islamabad ha risposto in modo forte e chiaro, sfoderando un’arma che ha rinfocolato nelle ultime ore quello che è tra gli scenari più temuti da Washington: il processo di de-dollarizzazione a livello globale, ovvero la caduta del dollaro dal podio delle riserve valutarie mondiali. Per i più pessimisti: la morte stessa del dollaro.
La banca centrale pachistana ha annunciato di fatto la decisione di rimpiazzare il dollaro con lo yuan, nei rapporti commerciali con la Cina.
Lo schiaffo è stato doppio, visto che Pechino ha preso subito le difese di Islamabad, con il portavoce del Ministero degli Esteri Geng Shuang che ha ricordato che il Pakistan “ha fatto grandi sforzi e sacrifici per combattere il terrorismo”.
Shaung ha invitato inoltre la comunità internazionale a “riconoscere a pieno” il ruolo ricoperto dal Pakistan.
Questo, mentre nelle strade di Islamabad una folla furiosa di persone si radunava per dare fuoco alle bandiere americane e alle immagini di Donald Trump.
Così il presidente aveva scritto su Twitter, in un post che risale al 1° gennaio:
“Gli Stati Uniti hanno stupidamente erogato al Pakistan più di 33 miliardi di dollari sotto forma di aiuti nel corso degli ultimi 15 anni, ricevendo in cambio nient’altro che menzogne e inganni”.
Trump ha continuato, accusando il paese di dare rifugio ai terroristi e minacciando di cancellare i finanziamenti.
Nelle ultime ore, ABC News ha riportato poi indiscrezioni, secondo cui l’amministrrazione Trump si starebbe preparando di fatto ad annunciare un piano per ritirare gli aiuti.
Immediata anche la reazione delle autorità politiche pachistane.
Ferma è stata la condanna del governo, che ha diramato un comunicato in cui ha definito l’accusa di Trump “del tutto incomprensibile, in aperta contraddizione con i fatti”.
Il presidente Usa è stato accusato di aver inferto un duro colpo e in modo “altamente insensibile alla fiducia che è stata costruita tra le due nazioni nel corso di generazioni” e di aver “rinnegato i decenni di sacrifici compiuti dalla nazione pachistana”.
La decisione della Cina di fare da scudo al Pakistan, in un momento in cui Trump sta rafforzando i rapporti Usa con l’India, ha surriscaldato un clima geopolitico di per sé già teso.
Come ha fatto notare in un’intervista rilasciata alla Cnbc Simon Baptist, direttore della divisione in Asia presso l’Economist Intelligence Unit, “le relazioni tra il Pakistan e gli Stati Uniti sono tese da anni, ma il grande cambiamento avvenuto di recente è stato rappresentato dalla Cina. La Cina ha fatto molto per cementare i suoi rapporti con il Pakistan, che si sta confermando davvero l’unico paese target di investimenti significativi nell’ambito del progetto della Nuova via della Seta. E Pechino sta cercando di trarre da tutto ciò un vantaggio geopolitico“.
Forte del sostegno di Pechino, il Pakistan potrebbe a questo punto decidere di snobbare gli Usa.
D’altronde, come spiega Baptist, le promesse cinesi sono più che concrete.
“Si parla di investimenti fino a $57 miliardi nelle infrastrutture e nel settore energetico del Pakistan, in base all’iniziativa della Nuova Via della Seta”.
A fomentare i timori americani sul processo di de-dolllarizzazione è stata tra l’altro nelle ultime ore la stessa Cina, con la notizia dell’imminente lancio dei futures sul petrolio nel paese, riportata dal portale Jiemian.
Citando una fonte non specificata, Jiemian ha reso noto che le contrattazioni dovrebbero iniziare il prossimo 18 gennaio.
La piattaforma non sarà, avvertono gli analisti americani, soltanto uno strumento di hedging per le aziende cinesi.
I nuovi contratti aiuteranno infatti Pechino anche nell’obiettivo di utilizzare sempre di più lo yuan nelle operazioni di compensazione, accelerando così il processo di de-dollarizzazione e l’ascesa del petro-yuan.