Wirecard ovvero l’imbarazzo fintech per la Germania: verso la bancarotta dopo mistero buco da 1,9 MLD
Prima, lo shock del buco da 1,9 miliardi, che il fondatore e ormai ex AD Markus Braun aveva ipotizzato come risultato di un caso di frode a danno della società. Poi, l’ammissione della stessa società tedesca di fintech, Wirecard, che aveva ammesso con un comunicato diramato lo scorso 22 giugno, che la somma, “probabilmente, non esisteva”, dopo essersi arrampicata sugli specchi e aver detto che i fondi si trovavano sparsi in conti del Sud est asiatico (mai rinvenuti).
Ancora, la notizia di due giorni fa di Markus Braun in manette, arrestato e in stato di fermo a Monaco di Baviera, rilasciato poi su cauzione, sempre nei guai, con l’accusa di manipolazione di bilancio. Dulcis in fundo, la decisione della società di dare il via alla procedura di insolvenza.
Così la notizia data da Bloomberg:
“la rapida caduta della società è arrivata dopo l’ammissione della scomparsa di 1,9 miliardi di euro dal suo bilancio. E’ un forte colpo per quello che era stato profetizzato come un futuro promettente per il settore tecnologico made in Germany, ed è una debacle per gli investitori. In meno di una settimana, la società che una volta era stata descritta come il futuro della finanza tedesca, ha visto le sue azioni e i suoi bond collassare. Il suo ex AD Markus Braun è stato arrestato martedì, nell’ambito di un’inchiesta su una possibile frode contabile, dopo quasi due decenni al timone del gruppo”. Braun è stato accusato, in particolare, di aver gonfiato gli asset e il fatturato di Wirecard.
Quello che era un fiore all’occhiello per la severa Germania – diventata, c’è da dire, molto più docile se si considera la svolta della cancelliera Angela Merkel sul bazooka anti-COVID del Recovery Fund – è diventato una macchia che resterà per sempre nella storia della finanza tedesca.
Il titolo Wirecard è stato sospeso alla borsa di Francoforte poco prima dell’annuncio della procedura di insolvenza. Poco dopo, l’azione è stata riammessa alle contrattazioni ed è crollata immediatamente dell’80%, a 2,5 euro.
Il valore dei suoi bond (emessi per un valore di 500 milioni di euro, con scadenza nel 2024) è sceso alla notizia di 6 centesimi di euro, testando il record minimo di 12 centesimi nella sessione odierna.
Nel ricorrere alla procedura di insolvenza, Wirecard dovrà intavolare lunghe trattative con i creditori su quanto dovrà essere loro dovuto a seguito della sua implosione. Diverse le banche che hanno erogato finanziamenti a Wirecard, e che comprendono Commerzbank, ABN Amro, LBBW e ING.
Wirecard si conferma in tutto questo, inevitabilmente, grande fonte di imbarazzo per Berlino. Diverse le critiche secondo cui il governo di Angela Merkel avrebbe dovuto scoprire i problemi della fintech molto tempo prima. Per ora i vertici della società di fintech hanno spiegato di aver optato per la procedura di insolvenza, a causa dei debiti eccessivi contratti e per la situazione di insolvenza,e quindi per cercare una protezione legale. Il gruppo sta considerando anche l’ipotesi di avviare la procedura di insolvenza per le sue controllate.
Sul titolo gli analisti hanno poche speranze. Ancora di più sono i dubbi sulla sopravvivenza della società. Nelle ultime ore gli analisti di Bank of America Merrill Lunch hanno tagliato il target price sull’azione dai precedenti 14 euro, a 1 euro, giustificando la mossa con la probabilità che i clienti si diano alla fuga, abbandonando la fintech. Il titolo ha perso più del 90% in una settimana. Da segnalare che, lo scorso autunno, Wirecard veniva scambiata a $157,65 per azione.
Del caso Wirecard parlano tutti. Indicativo il Financial Times che ha scritto di recente l’articolo “Wirecard: the rise and fall of a German tech icon”, ovvero “Wirecard: l’ascesa e la caduta di un’icona tech tedesca. Per ironia della sorte, la notizia arriva lo stesso giorno, in cui la compagnia aerea Lufthansa tira un sospiro di sollievo: l’Ue ha infatti dato il via libera ad aiuti pubblici per un valore di 6 miliardi.
Oltre al crollo dell’azione, in ballo c’è il futuro delle obbligazioni. Lo scorso settembre Wirecard ha infatti emesso obbligazioni con scadenza a cinque anni del valore di 500 milioni di euro, con Credit Agricole, Deutsche Bank e ING in qualità di global coordinators, e con Citigroup and Credit Suisse bookrunners. Questi bond sono crollati da 80 centesimi di euro ad appena 6 centesimi, per l’appunto.
A settembre Wirecard aveva emesso anche bond convertibili per un valore di 900 milioni di euro, attraverso Credit Suisse, che inizialmente sono stati acquistati dal colosso giapponese Softbank. La fuga degli obbligazionisti si è verificata anche in questo caso.