Oltre lo smart working: ecco cosa chiedono i lavoratori nel 2022
Quale posto occupa, tra le richieste dei lavoratori, lo smart working? Quali sono le aspettative dei cittadini e dei contribuenti a livello internazionale? A fare il punto della situazione ci ha pensato BCW Expectations at Work, un’agenzia globale di comunicazione integrata, che ha intervistato la bellezza di 13.000 persone in quindici diversi paesi (Italia compresa), ed è riuscita a mettere in evidenza quali siano le principali differenze tra le generazioni e quali siano i problemi organizzativi.
Al centro dell’indagine ci sono stai 62 aspetti della vita lavorativa.
Non solo smart working
Il Covid 19 ha fatto sì che lo smart working venisse adottato un po’ ovunque, almeno dove il lavoro permetteva di farlo. Oggi il dibattito sullo smart working continua a rimanere aperto, anche se non è al centro del pensiero dei lavoratori. Il 52% degli intervistati ha collocato al centro delle proprie aspettative un’occupazione stabile. Al secondo posto, con il 50% delle preferenze, c’è la speranza di avere un posto di lavoro comodo e sicuro. Al terzo posto arriva lo stipendio e benefit adeguati (49%) e al quarto posto la cultura del lavoro in azienda (48%). Lo smart working arriva solo e soltanto al dodicesimo posto, con un 44% di preferenze.
In Italia, grosso modo, la classifica è simile a quella complessiva. Il 58% degli intervistati punta ad un’occupazione sicura, il 55% ad un posto di lavoro sicuro e comodo e ad uno stipendio soddisfacente il 54% degli intervistati. Nel nostro paese, poi, sempre il 54% dei lavoratori si aspetta dei permessi retribuiti ed il 51% un’indennità di malattia. Seguono una comunicazione interna aperta e onesta (49%), poi un carico di lavoro gestibile e pretese ragionevoli da parte del datore di lavoro (51%).
Differenze generazionali
Mettendo da parte per un momento lo smart working, i boomers – ossia le persone nate tra la metà degli anni Quaranta e Sessanta – ritengono l’ammontare dello stipendio fondamentale. La generazione Z – ossia le persone nate tra la seconda metà degli anni Novanta e la fine del Duemila – ritengono che sia più importante la qualità della leadership e la cultura del lavoro. A seguire arriva il salario e la sicurezza lavorativa. i dipendenti della Generazione Z affermano di apprezzare maggiormente le soft skill, come il supporto e l’empatia, che sono avanti di 11 posizioni rispetto alle altre generazioni. I Millennial, invece, sostengono di preferire i manager che dimostrano apprezzamento e offrono opportunità di crescita.
James Morley, Head of BCW Change, la divisione di BCW ha spiegato che
Se durante tutta la pandemia l’ago della bilancia si è spostato con costanza da una parte e dell’altra tra dipendenti e datori di lavoro, c’è comunque una costante, ovvero la necessità di una cultura inclusiva e incentrata sulle persone, che valorizzi le persone, ne faccia sentire la voce e dia la priorità al benessere e a una leadership trasparente, dedicata al cambiamento organizzativo e alla employee experience. Anche se dai risultati dell’indagine emerge che i datori di lavoro devono tornare ai fondamentali per gestire le questioni basilari della stabilità lavorativa, il posto di lavoro, il compenso e i benefit, per trattenere i talenti bisogna concentrarsi anche sull’aspetto culturale.