Finanza Pace contributiva 2024, come funziona e chi vi può accedere

Pace contributiva 2024, come funziona e chi vi può accedere

13 Agosto 2024 15:48

Come funziona e chi può aderire alla cosiddetta pace contributiva? Il nuovo strumento, introdotto dalla Legge di Bilancio 2024, permette ai lavoratori che operano nel sistema contributivo – ossia dal 1° gennaio 1996 – di colmare i periodi non coperti dai contributi. Si possono sanare fino ad un massimo di cinque anni, anche non consecutivi.

Possono accedere alla pace contributiva i lavoratori che sono iscritti all’assicurazione generale obbligatoria, alla gestione separata o ad altri fondi speciali. Possono usufruire di questo strumento anche i lavoratori che ne avevano già usufruito nel biennio 2019-21, con una sola differenza: non potranno portare in detrazione il 50% della spesa sostenuta sugli oneri da riscatto.

L’importo da versare viene calcolato con il metodo a percentuale: è possibile effettuare il pagamento in un’unica soluzione o beneficiando di una rateazione massima di 120 rate, ognuna delle quali non potrà essere inferiore a 30 euro. Ma entriamo nel dettaglio e scopriamo come funziona la pace contributiva.

Pace contributiva, come funziona

La pace contributiva è operativa dal 1° gennaio 2024. È uno strumento previdenziale destinato ai lavoratori che hanno intenzione di riscattare i periodi che non sono coperti dalla contribuzione. È possibile accedere alla misura fino al 31 dicembre 2025.

Nella circolare n. 29 del 29 maggio 2024, l’Inps ha confermato di aver recepito quanto previsto dalla Legge di Bilancio 2024, la quale prevede che, attraverso la pace contributiva, sia possibile sanare fino a cinque anni – anche non consecutivi – che ogni singolo lavoratore ha la possibilità di riscattare. La misura è riservata ai contributivi puri, ossia quanti abbiano iniziato a lavorare dopo il 1° gennaio 1996, quando è entrata in vigore la riforma Dini. Non vi possono accedere quanti abbiano maturato dei contributi con il sistema retributivo.

I cinque anni del riscatto – che ribadiamo bene, possono essere anche non consecutivi – devono collocarsi tra il 31 dicembre 1995 e il 1° gennaio 2024. Possono accedere al nuovo strumento anche quanti hanno aderito alla pace contributiva tra il 2019 ed il 2021.

Hanno la possibilità di sanare la propria posizione contributiva quanti risultino essere iscritti:

  • all’assicurazione generale obbligatoria (Ago) e alle sue forme sostitutive ed esclusive;
  • alle gestioni speciali dei lavoratori autonomi, commercianti e artigiani;
  • alla gestione separata Inps.

Quando non è possibile accedere alla misura

I lavoratori non possono riscattare dei periodi quando questi risultino essere già coperti da altri fondi previdenziali. Non è nemmeno possibile coprire dei periodi precedenti rispetto alla prima occupazione.

È necessario prestare particolare attenzione all’anzianità assicurativa. Nel caso in cui sia stata maturata in data precedente al 1° gennaio 1996 – come può essere accaduto per l’accredito del servizio militare o per una maternità al di fuori del rapporto di lavoro – il riscatto viene annullato. Eventuali versamenti vengono restituiti.

Riscatto, come viene calcolato

Il versamento del riscatto contribuisce a determinare il diritto ad accedere alla pensione e servirà per calcolare l’assegno previdenziale.

L’onere del riscatto viene calcolato a percentuale, in vigore per il sistema contributivo. I conteggi verranno effettuati sull’imponibile dei ultimi 12 mesi rispetto alla data di invio della richiesta, a cui l’Inps provvederà ad applicare l’aliquota contributiva di finanziamento per invalidità, vecchiaia, superstiti nella gestione assicurative nella quale il lavoratore presenta la domanda.

Gli oneri del riscatto possono essere versati in un’unica soluzione o fino ad un massimo di 120 rate. In questo secondo caso vengono applicati anche degli interessi. Ricordiamo che rispetto alla sperimentazione del triennio 2019-21, la pace contributiva 2024 non permette di portare in detrazione al 505 la spesa sostenuta. I contributi sono, però, deducibili dal reddito complessivo.