Finanza Pagamenti in ritardo: fino a 69 giorni per saldare una fattura

Pagamenti in ritardo: fino a 69 giorni per saldare una fattura

Pubblicato 26 Giugno 2023 Aggiornato 27 Giugno 2023 06:36

Cgia di Mestre, gli enormi ritardi nei pagamenti ai fornitori da parte delle piccole e medie imprese

La Cgia di Mestre mette in evidenza una situazione preoccupante, relativa ai pagamenti effettuati dalle medie e grandi imprese ai loro fornitori.

Stando ad una recente analisi del Centro Studi, i tempi di pagamento tra i privati si sono allungati. Un fenomeno che è coinciso, grosso modo, con il rallentamento del Pil.

Quali sono gli effetti pratici di questo allungamento dei tempi di pagamento?

Il saldo di una fattura può arrivare anche 69 giorni dopo la sua emissione.

Si allungano i tempi di pagamento

Le medie e grandi imprese ci impiegano di più a saldare le fatture dei propri fornitori.

L’allungamento dei tempi di pagamento coincide con il rallentamento dell’economia e del Pil nostrano.

Nella storia economica italiana questo è un fenomeno che si ripete ciclicamente: con la frenata del Pil, nel corso dei primi tre mesi del 2023, sono aumentati i ritardi nei pagamenti delle fatture.

Mediamente, oggi come oggi, ci vogliono 69 giorni prima che una fattura sia pagata.

Questa è, a tutti gli effetti, una cattiva abitudine tipicamente italiana, che porta a consolidare l’abuso di posizione dominante da parte delle aziende imprenditoriali più grandi a danno di quelle più piccole.

Ma questo non basta: uno degli aspetti più subdoli di questa prassi consiste nel fatto che lo spostamento spesso intenzionale del saldo delle fatture permette ai committenti di finanziarsi a tasso zero, con il rischio di far scivolare i creditori verso l’insolvenza.

L’allungamento dei tempi di pagamento è una modalità di comportamento particolarmente diffusa nel nostro paese. E che, purtroppo, rischia di pesare negativamente sulla liquidità delle varie imprese.

Una delle prime conseguenze è che i tempi di pagamento troppo lunghi compromettono la competitività e la redditività, soprattutto nel momento in cui il creditore deve ricorrere ad un finanziamento esterno.

La situazione, nel corso degli ultimi mesi, è peggiorata a seguito dei nuovi aumenti dei tassi di interesse decisi dalla BCE.

Le crisi fanno allungare i tempi

L’Ufficio Studi della Cgia di Mestre ha messo in evidenza che con le crisi si allungano i tempi di pagamento delle medie e grandi imprese.

Andando ad analizzare la serie storica che va dal 2007 al primo trimestre 2023, gli esperti della Cgia hanno notato che la percentuale di imprese che hanno effettuato pagamenti con ritardi superiori a trenta giorni ha toccato i picchi più elevati quando la caduta del Pil italiano è stata più evidente.

Quando c’è stata la crisi dei subprime, nel 2009, la percentuale si è attestata intorno al 17,1%.

Nel 2013, a seguito della crisi dei debiti sovrani dell’area euro, si è arrivati al 15,7%, mentre con il Covid (nel 2020) si è toccato il 12,8%.

La Cgia ha spiegato che “con la ripresa economica post pandemica, nel 2021 e nel 2022 i ritardi hanno subito una decisa contrazione. L’anno scorso, infatti, hanno toccato il minimo storico del 9,1 per cento. Nei primi tre mesi di quest’anno, invece, a seguito della frenata subita dalla nostra economia, la media nazionale è tornata a salire, fermandosi nel marzo scorso al 9,5 per cento.

Tra i 26 paesi che fanno parte dell’Unione europea l’Italia si è piazzata al ventesimo posto tra i peggiori pagatori.

Dopo di noi ci sono: Serbia, Irlanda, Grecia, Portogallo, Bulgaria e Romania.

Sebbene la performance dell’Italia rispetto al 2019 (anno pre Covid) sia migliorata, il gap nei confronti dei nostri principali partner commerciali resta elevato.

L’anno scorso, infatti, la percentuale di pagamenti nei tempi previsti era pari a 46 in Spagna, 48 in Francia, 63 in Germania e addirittura  75 in Olanda.