Finanza Partite Iva, un popolo che cresce e punta al regime forfettario

Partite Iva, un popolo che cresce e punta al regime forfettario

14 Febbraio 2024 12:06

Il popolo delle partite Iva torna a crescere dopo il 2020, un anno terribile condizionato dalla pandemia di Covid 19. E tra quanti hanno deciso di avviare una nuova attività nel 2023 il regime forfettario è la scelta che va per la maggiore.

A scattare una foto incrociata sui dati delle aperture delle partite Iva è un’analisi dell’Ufficio Studi della Cgia di Mestre dalla quale emerge che la platea dei lavoratori autonomi e dei liberi professionisti sono arrivati a quota 5.045.000. Dal Documento di Sintesi dei dati delle aperture nell’anno 2023 del ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) risulta che il regime forfettario riscuote il maggiore interesse da parte di chi ha aperto una partita Iva. Ma entriamo nel dettaglio.

Partite Iva: continua ad essere amato il regime forfettario

Il dipartimento delle Finanze del MEF ha messo a disposizione una serie di interessanti dati che riguardano l’apertura delle partite Iva nel corso del 2023. Le rilevazioni statistiche hanno messo in evidenza come il regime forfettario continui ad essere la scelta preferita da quanti avviano un’attività. Hanno, infatti, aderito nel 2023 a questo regime 238.766 soggetti: rispetto al 2022 è stata registrata una lieve flessione, che si è attestata intorno ad un -0,2%. Sostanzialmente ad aver optato per il regime forfettario è il 49% del totale delle nuove aperture.

Complessivamente, nel corso del 2023, il numero di partite Iva aperte è di poco al di sotto delle 500.000, che sono suddivise come segue:

  • il 23% sono società di capitali;
  • il 3% sono società di persone;
  • il 70% sono persone fisiche;
  • il 4% sono altri.

Risulta importante sottolineare che la percentuale del 49% dei soggetti che hanno optato per il regime forfettario è stato desunto prendendo in considerazione il totale delle aperture delle partite Iva. Vi rientrano, quindi, anche i soggetti che fanno parte delle categorie delle società e degli altri settori. Volendo analizzare il dato in un altro modo e volendosi concentrare unicamente sul numero di aperture di partite Iva delle persone fisiche, siamo davanti ad una percentuale pari al 69% In altre parole i fruitori del regime forfettario sono 7 persone fisiche su 10: viene confermato il successo di questa formula.

Il popolo delle partite Iva

Per comprendere quanto incida il popolo delle partite Iva nel mondo del lavoro italiano, sono utili i dati messi a disposizione dalla Cgia di Mestre. Al 31 dicembre 2023 sono complessivamente 5.046.000 i titoli del codice ad undici cifre. Numeri in aumento rispetto agli ultimi anni (in particolare sei si raffrontano con il 2020, anno contrassegnato dalla pandemia) ma pur sempre distanti dai 6,1 milioni che erano stati registrati nel corso del 2004.

La Cgia di Mestre segnala che non tutte le categorie che appartengono al mondo del lavoro autonomo godono di un’ottima salute. Molte professionalità, purtroppo, stanno attraversando un periodo di grosse difficoltà e il loro numeri stanno diminuendo. A trovarsi in questa situazione sono gli artigiani, i piccoli commercianti e gli agricoltori. Risultano essere in espansione, invece, alcune figure professionali senza albo, tra i cui:

  • web designer;
  • social media manager;
  • formatori;
  • consulenti agli investimenti;
  • pubblicitari;
  • consulenti aziendali;
  • consulenti informatici;
  • utility manager;
  • sociologi;
  • amministratori di condominio.

Le partite Iva valgono 200 miliardi di Pil

Il popolo delle partite Iva – nel quale vi rientrano le micro imprese e i loro dipendenti – costituisce un blocco di oltre 6 milioni di persone. Prima del Covid 19 riuscivano a produrre qualcosa come 200 miliardi di euro di Pil. Nel corso degli ultimi 40 anni sono diventati di fondamentale importanza per molte regioni dell’Italia, tanto da costituire una componente strutturale del nostro sistema economico.

Il trend positivo registrato dallo stock di lavoratori autonomi in questi ultimi tre anni è sicuramente ascrivibile alla ripresa economica maturata dopo l’avvento del Covid – si legge nell’analisi della Cgia di Mestre -. Con un Pil che nel biennio 2021 e 2022 ha toccato livelli di crescita molto elevati è aumentata l’occupazione e conseguentemente anche quella indipendente. Sicuramente ad allargare la platea degli autonomi ha concorso anche il fisco. L’introduzione del regime forfettario per le attività autonome con ricavi e compensi inferiori a 85 mila euro ha reso meno gravoso di un tempo gestire fiscalmente un’attività in proprio. Infine, non è nemmeno da escludere che la crescita numerica di questo settore sia riconducibile anche all’incremento delle false partite Iva.

Ad incentivare il numero delle finte partite Iva, con ogni probabilità, è stato il boom dello smart working nel corso di questi anni. Il numero complessivo di queste ultime è stimato intorno alle 500 mila unità: una soglia che era stata raggiunta una ventina di anni fa.