Pensioni, a marzo pronto il maxi assegno. Ecco a chi spetta
Buone notizie per quanti percepiscono una pensione superiore a 2.101,52 euro: dal prossimo mese di marzo percepiranno l’aumento. A comunicarlo è stata direttamente l’Inps, attraverso al circolare n. 20 del 10 febbraio 2023.
Quanti stanno percependo una pensione superiore a quattro volte il trattamento minimo – ossia i 2.101,52 euro – riceveranno la rivalutazione del proprio assegno previdenziale.
Attenzione, però, che non tutte le persone, che stanno percependo la pensione, riceveranno lo stessa ed identica rivalutazione rispetto all’inflazione.
Gli aumenti si baseranno su alcune percentuali che sono state previste direttamente dalla Legge di Bilancio.
L’Inps, all’interno della stessa circolare, ha inoltre ricordato che verranno riconosciuti, ai percipienti, anche gli arretrati delle rivalutazioni, che si riferiscono alle pensioni dei mesi di gennaio e febbraio.
Pensioni, chi riceverà l’aumento a marzo
La pensione, quindi, sarà più ricca nel corso del mese di marzo.
Gli aumenti, però, non arriveranno a tutti: spetteranno solo e soltanto a quanti percepiscono delle pensioni superiori a 2.101,52 euro al mese.
Le persone, che hanno un reddito inferiore a quattro volte il minimo, hanno già iniziato a percepire l’assegno previdenziale aumentato del 7,3% dallo scorso mese di gennaio.
Questa volta, l’aumento spetta solo e soltanto a quanti stiano ricevendo una pensione che supera di quattro volte il trattamento minimo. Ma cerchiamo di capire a quanto ammonteranno questi aumenti.
Le persone che hanno un reddito compreso tra le quattro e le cinque volte il minimo, vedranno il proprio assegno previdenziale rivalutato dell’85% del 7,3%.
Questo significa, in estrema sintesi, che l’aumento sarà pari al 6,205%.
Quanti possono contare su un reddito da pensione compreso tra le cinque e le sei volte il minimo – e che, quindi, è compreso tra i 2.626,91 e i 3.152,28 euro – riceveranno solo e soltanto il 53% della rivalutazione dell’inflazione: questo comporterà un aumento dell’assegno pari al 3,859%.
Man mano che aumenta l’importo della pensione, le percentuali di rivalutazione scendono, fino ad arrivare al 32% per quanti stiano percependo assegni superiori a 10 volte il minimo – in questo caso stiamo parlando di assegni previdenziale nell’ordine di 5.253,81 euro al mese – che, in estrema sintesi, beneficeranno di una rivalutazione rispetto all’inflazione pari al 2,336%.
Le tabelle con gli aumenti
Ad individuare le fasce di reddito e le relative percentuali di rivalutazione ci ha pensato direttamente la Legge di Bilancio 2023. Ecco nel dettaglio tutte le fasce di reddito:
- 85% per le pensioni pari o inferiori a 5 volte il minimo tra 2.101,52 e 2.625 euro;
- 53% per le pensioni pari o inferiori a 6 volte il minimo tra 2.626 e 3.152 euro;
- 47% per le pensioni pari o inferiori a 8 volte il minimo tra 3.153 e 4.203 euro;
- 37% per le pensioni pari o inferiori a 10 volte il minimo tra 4.204 e 5.253 euro;
- 32% per le pensioni superiori a 10 volte il minimo oltre 5.254 euro.
All’interno della circolare n. 20 del 10 febbraio 2023, l’Inps ha spiegato chiaramente che “per la determinazione dell’importo complessivo da prendere a base della perequazione vengono considerate le prestazioni memorizzate nel Casellario centrale delle pensioni, erogate da enti diversi dall’Inps e per le quali è indicata l’assoggettabilità al regime della perequazione cumulata, e le prestazioni erogate dall’Inps, a esclusione delle prestazioni a carico delle assicurazioni facoltative (VOBIS, IOBIS, VMP, IMP), pensioni a carico del Fondo clero ed ex ENPAO (CL, VOST), indennizzo per la cessazione dell’attività commerciale (INDCOM), che vengono perequate singolarmente“.