Pensioni: tutto bloccato. Per Minime e Quota 103 si deve aspettare
Pensioni, cosa sta succedendo alle minime e a Quota 103
Al momento non c’è spazio per un ulteriore aumento delle pensioni minime.
A fare pressing in questo senso, nel corso delle ultime settimane, ci sono la Lega e Forza Italia, ma i due partiti politici non sono riusciti a portare a casa niente.
A rimanere al palo è anche l’allentamento della stretta su Opzione Donna, che era scattata a seguito del varo della Legge di Bilancio 2023, la prima con la firma dell’Esecutivo Meloni.
Su Opzione Donna, fin da inizio anno, Marina Calderone, Ministro del Lavoro, ha tentato di aprire un varco: la partita, per il momento, sembra essere semplicemente sospesa.
Ma le pensioni fino a quando rimarranno al palo?
A dare una risposta a questa domanda ci ha pensato direttamente la maggioranza, che all’interno di una risoluzione sul Def, che è stata approvata direttamente dal Parlamento, ha sottolineato la necessità di procedere, con la prossima manovra autunnale, ad un intervento per aumentare le pensioni minime.
La prossima Legge di Bilancio, inoltre, dovrà indicare le regole per accedere ad Opzione Donna nel corso del 2024 e soprattutto dovrà tracciare il percorso delle pensioni dopo Quota 103.
Questa misura, tra l’altro, potrebbe essere prorogata, magari attraverso un piccolo restyling.
Pensioni minime, assegno a 604 euro
Con l’ultima Legge di Bilancio, grazie soprattutto al pressing di Forza Italia, le pensioni minime sono aumentate per effetto dell’indicizzazione (7,3% quella che è stata indicata dal Governo per il 2022) e grazie ad un ulteriore rafforzamento deciso proprio dall’esecutivo, che ha portato a 599,82 euro gli assegni per gli over 75 e a 572 euro per gli altri aventi diritto.
Per effetto dell’inflazione, l’assegno è destinato ad aumentare nuovamente, perché il tasso di inflazione per il 2022 alla fine è risultato essere pari all’8,1% e non del 7,3%: gli assegni per gli over 75 sono destinati a toccare 604,27 euro e quelli degli altri pensionati 576,45 euro.
I diretti interessati riceveranno anche gli arretrati.
Forza Italia e la Lega, comunque, rimangono convinte che questi assegni previdenziali debbano essere rivisti e diventare più pesanti.
Questo è il motivo per il quale, nel corso delle ultime settimane, hanno fatto pressing perché parte dei fondi a disposizione del taglio del cuneo fiscale fossero destinati ad aumentare le pensioni più basse.
Le istanze sono state prese in considerazione e nel secondo punto della risoluzione sul Def, che è stato votato dalle Camere, è stata inserita una chiara ed evidente sollecitazione al Governo in vista della prossima Legge di Bilancio: valutare l’inserimento di un innalzamento delle pensioni minime.
Ma questo non basta: viene sollecitato l’Esecutivo a valutare, sempre nella prossima manovra, un rafforzamento delle pensioni di invalidità.
Un capitolo aperto: Opzione Donna e Quota 103
Importante capitolo aperto sulle pensioni è quello che coinvolge direttamente Opzione Donna, che ha subito una pesante stretta a seguito dell’inasprimento dei requisiti effettuati con l’ultima Legge di Bilancio.
Stando ai dati riportati direttamente dall’Inps, nel corso dei primi tre mesi del 2023 sono andate in pensione grazie a questa misura solo e soltanto 151 lavoratrici, contro le 4.185 dello stesso periodo del 2022.
Marina Calderoni, in più occasioni, ha tentato di convincere il Governo ad allentare, almeno in parte le strette per Opzione Donna, supportata, in questo, dalla maggioranza. Ma senza riuscire ad ottenere alcun successo.
L’ultima incognita è quella relativa a Quota 103: le ultime affermazioni del ministro Giancarlo Giorgetti sembrerebbero chiudere qualsiasi margine relativo ad un riassetto del sistema previdenziale.
Giorgetti ha sottolineato come, almeno per il momento, non sembra esserci alcuna riforma delle pensioni compatibile con l’attuale situazione demografica.
Come se questo non bastasse, il governo non avrà la possibilità di far conto su delle risorse infinite per il taglio del cuneo fiscale.
In altre parole Quota 41, per il momento, può essere semplicemente considerato un obiettivo di legislatura.
Rimane aperta l’incognita Quota 103, che scade a fine anno.
Il governo, a questo punto, dovrà optare per una nuova soluzione per il 2024. Tra le ipotesi al vaglio vi è proprio la proroga di Quota 103.