Pignoramento conti correnti: facciamo un po’ di chiarezza
Una delle novità prevista dalla Legge di Bilancio 2024 è una maggiore rapidità delle procedure di pignoramento del conto corrente.
Il dibattito intorno a questa iniziativa è letteralmente scoppiato nel corso delle ultime settimane, destando la preoccupazione delle famiglie, le quali temevano che i propri risparmi potessero essere minacciati in qualsiasi momento dai lunghi tentacoli del fisco.
In realtà non è proprio così.
L’Agenzia delle Entrate potrà dialogare più facilmente con gli istituti di credito e si stima che a regime questa nuova iniziativa possa portare nelle casse dell’Erario qualcosa come 700 milioni di euro in più.
Ma in realtà il prelievo forzoso esisteva già in precedenza. L’AdE poteva già pignorare i conti correnti dei debitori.
Nella Manovra 2024, tra l’altro, non è stata inserita una norma che permette di prelevare i soldi direttamente, senza tutelare in alcun modo i contribuenti. Ma vediamo cosa sta accadendo in realtà.
Il pignoramento dei conti correnti
Nella bozza della Manovra 2024, più esattamente all’articolo 23, è stata inserita una norma che permette di velocizzare il pignoramento dei conti correnti dei debitori.
Questa novità si è trovata al centro di un acceso dibattito all’interno della maggioranza, con Forza Italia e la Lega che, sostanzialmente, si sono messe di traverso.
Le polemiche che ne sono scaturite hanno fatto sì che la premier Giorgia Meloni annunciasse che una norma simile non sarebbe mai passata.
Ma cosa prevede in realtà la norma introdotta con la Legge di bilancio 2024?
Il pignoramento dei conti correnti esisteva già in passato. E continuerà ad esistere in futuro come una mera possibilità, indipendentemente da quanto previsto dalla Manovra 2024.
La nuova norma consentiva agli agenti della riscossione di controllare in anticipo il conto corrente da pignorare, in modo da verificare se al suo interno fossero presenti o meno dei soldi.
In altre parole è una norma risparmia risorse, che avrebbe permesso di attivare il pignoramento solo e soltanto nel caso in cui nel conto corrente ci fosse stato qualcosa. Invece che muoversi al buio come sta succedendo a tutt’oggi.
Nella prima versione della Manovra 2024, infatti, gli ambiti entro i quali l’Agenzia delle Entrate Riscossioni si poteva muovere erano abbastanza precisi:
aveva la possibilità, prima di procedere con un pignoramento, di accedere alle informazioni relative alla disponibilità presenti sul conto corrente.
Una volta appurato che ci fossero disponibilità a sufficienza, l’AdER aveva la possibilità di procedere con le opportune richieste alla banca ed al debitore.
Non era, però, stato ancora delineato come si sarebbe mosso l’ente riscossore: la definizione di questi particolari sarebbe spettata ad un decreto che il Tesoro avrebbe redatto, dopo averne discusso con il Garante della Privacy, l’Abi e le Poste.
Ad ogni modo da questa procedura di verifica sarebbero stati esclusi i debiti inferiori a 1.000 euro.
Come funziona il pignoramento
Sono diversi anni che l’Agenzia delle Entrate può effettuare il pignoramento dei conti correnti.
Le norme che provvedono a regolamentare queste operazioni sono contenute all’interno del D.P.R. n. 602 del 29 settembre 1972. All’articolo 72 bis sono state fornite le disposizioni per riscuotere le imposte sui redditi.
Nello specifico questa norma prevedeva che, ad eccezione che per i crediti pensionistici, l’atto di pignoramento verso terzi di un credito, può contenere l’ordine al terzo di pagare il credito direttamente al concessionario, fino alla concorrenza di tutto il credito.
Cosa significa tutto questo in estrema sintesi? L’Agenzia delle Entrate già adesso può accedere direttamente ad un qualsiasi conto corrente. Il pignoramento era già previsto da tempo.
Il governo Meloni ha apportato delle modifiche alla Legge di Bilancio che riguardano unicamente le procedure e la velocità con le quali vengono effettuate le indagini.