Pil Italia frena. Davvero colpa della Germania?
Il Pil italiano, dopo mesi di crescita, ha iniziato a rallentare. A certificare questa brutta notizia per l’economia del nostro paese è stata direttamente l’Istat.
Ma quali sono le cause di questo rallentamento? Secondo il governo Meloni la colpa sarebbe da attribuire alla recessione in cui è finita la Germania, che per l’Italia costituisce uno dei principali mercati di export.
Una spiegazione, però, che non trova tutti d’accordo.
Secondo molti osservatori ci sono altri fatti, che è necessario prendere in considerazione. Tra questi, sicuramente, ci sono il rallentamento dei consumi e i ritardi nel Pnrr, solo per citarne alcuni.
La domanda che tutti si stanno ponendo, però, è se questo calo del Pil sia un sinonimo di inizio recessione.
Una domanda a cui, almeno per il momento, è difficile dare una risposta, anche perché l’inflazione sta rallentando e il mercato del lavoro è in ripresa.
Quello che sostanzialmente sta preoccupando , comunque vada, è il rallentamento dei consumi, soffocati da stipendi troppo bassi e strangolati dall’inflazione.
A preoccupare, inoltre, è la fine dei sussidi previsti per le fasce più deboli della popolazione.
A questo aggiungiamo che molte famiglie vedono assottigliarsi, settimana dopo settimana, i propri risparmi. Ma cerchiamo di capire cosa sta accadendo.
Il Pil è in calo, ma l’inflazione rallenta
Proviamo a scattare una fotografia dell’economia italiana.
Nel secondo trimestre del 2023 sta frenando il Pil: ha registrato una flessione dello 0,3% rispetto ai primi tre mesi dell’anno. Se si va a guardare allo stesso periodo del 2022, il confronto risulta essere positivo: +0,06%.
Perdono colpi l’agricoltura e l’industria, mentre i servizi riescono a tenere.
Andando a dare uno sguardo a cosa sta accadendo negli altri stati europei, si può notare che il Pil della Germania risulta essere invariato nel corso del secondo trimestre 2023. In Francia è stato registrato un rialzo dello 0,5%, mentre in Spagna c’è stato un +0,4%.
Nel caso in cui il Pil italiano dovesse mantenersi piatto anche nel corso dei prossimi mesi, secondo l’Istat il 2023 si potrebbe chiudere con una crescita dello 0,8%.
Rallenta il Pil, ma anche l’inflazione, anche se meno rispetto alla media dell’Unione europea.
I prezzi al consumo, nel corso del mese di luglio, hanno registrato un +6% su base annua contro il precedente 6,4%.
Nell’area euro è stato registrato un +5,3%.
Le notizie, però, non sono buone quando si va a guardare il carrello della spesa: gli aumenti sono a doppia cifra.
Siamo di fronte ad un +10,4% rispetto ad un anno fa.
L’Istat fornisce dei dati confortanti sul mercato del lavoro.
Nel corso del mese di giugno il tasso di disoccupazione è sceso di -0,2 punti al 7,4% (quello giovanile di -0,4 punti al 21,3 per cento).
L’occupazione ha registrato un aumento dello 0,3%: +82mila unità.
In calo il numero di persone che sono alla ricerca di un lavoro (-8,7%, pari a -178 mila unità) e gli inattivi tra i 15 e i 64 anni (-2,2%, pari a -280 mila).
Cosa condiziona l’economia italiana
Quali sono le reali preoccupazioni?
A condizionare l’economia italiana sono gli stipendi al palo – molti lavoratori sono ancora poveri – e gli investimenti privati, che risultano essere bloccati dai continui aumenti dei tassi da parte della Bce.
Queste, in poche parole, risultano essere le zavorre destinate a far diventare fosche le previsioni per l’economia italiana.
Aggiungiamoci poi l’inflazione, che si abbatte sui consumi, colpendo direttamente le fasce più povere della popolazione.
Nel frattempo le rate dei mutui arrivano alle stelle e il carrello della spesa inizia a costare davvero troppo.
Questi sono i motivi per i quali gli italiani iniziano a ridurre i consumi, soprattutto per le attività legate al tempo libero.
Diventa difficile continuare a mantenere lo stesso tenore di vita del passato, con i prezzi che aumentano.
L’export in Germania
Ai problemi che abbiamo visto fino a questo momento, si aggiunge anche il rallentamento economico della Germania, che da sempre è considerata la locomotiva dell’Europa. Oltre ad essere uno dei principali sbocchi dell’export italiano.
Sono sostanzialmente tre i componenti che sulle quali si basano le preoccupazioni legate alla recessione in Italia:
- consumi;
- investimenti;
- export.
Queste tre variabili sono troppo deboli. Se non arriva un vero e proprio cambio di passo è difficile immaginare una crescita duratura dell’economia italiana. Anche se dovesse essere drogata da un vero e proprio boom di investimenti pubblici grazie ai fondi del Pnrr.