Pnrr, l’Europa blocca i fondi. Ecco perché
La Commissione europea ha bloccato l’erogazione di 19,5 miliardi di euro all’Italia.
Questo maxi assegno, destinato al nostro paese, sarebbe dovuto servire a finanziare il Pnrr. Soldi che sarebbero già dovuti arrivare: il governo guidato da Giorgia Meloni ne ha chiesto il pagamento nel corso del mese di dicembre 2022.
L’importo costituisce la terza tranche dei fondi che sono stati previsti direttamente dal Pnrr, ma Bruxelles frena.
Quali sono i motivi, per i quali non vengono erogati questi fondi?
La Commissione europea, purtroppo, ha riscontrato una serie di problemi legati all’attuazione di tre misure, le quali, in questo momento, sarebbero oggetto di un’ulteriore valutazione, come fanno sapere direttamente dall’esecutivo.
Stando a quanto reso noto da Palazzo Chigi, la decisione di ritardare il pagamento di questa rata sarebbe stata presa di comune accordo. Un ritardo che, comunque vada, comincia a preoccupare: iniziano a crescere i timori per le difficoltà che l’amministrazione pubblica italiana sta affrontando per attuare il Pnrr.
Cosa significa tutto questo: detto in maniera più semplice, sembrerebbe proprio che l’Italia non stia riuscendo a spendere interamente e completamente i fondi che sono stati stanziati dall’Unione europea con il Pnrr.
Pnrr, i problemi dell’Italia
Ma cosa sta succedendo in Italia. Bruxelles, nel tentativo di vederci più caro, ha posto la propria lente d’ingrandimento su tre diverse misure, che avrebbero dovuto essere attuate entro il 2022. Le misure finite sotto la lente d’ingrandimento sono:
- le norme sulle concessioni aeroportuali;
- le reti di teleriscaldamento;
- due progetti all’interno dei Piani Urbani Integrati: entrando un po’ più nello specifico, stiamo parlando della riqualificazione dello stadio di Firenze e della creazione del Bosco dello Sport a Venezia.
Non tutto è perduto, comunque. Il Governo guidato da Giorgia Meloni ha la possibilità di rispondere ai rilievi effettuati dalla Commissione europea: per farlo ha un mese di tempo. Nel caso in cui le risposte dovessero convincere, ha la possibilità di ottenere lo stanziamento della terza tranche. I problemi, però, non sono destinati a finire: nel caso in cui l’esecutivo dovesse riuscire a sbloccare questo stallo, non ha molto tempo per prendere fiato. Il cronoprogramma imposto dal Pnrr è serrato ed il ritmo si terrà alto anche nel corso dei prossimi mesi: l’Italia deve raggiungere 20 milestone e 7 target entro la fine del mese di giugno per poter accedere alla quarta tranche di finanziamenti, che valgono qualcosa come 16 miliardi di euro. Dobbiamo ricordare, inoltre, che il picco di spesa, come ha previsto la Corte dei Conti, è atteso per il periodo compreso tra il 2024 ed il 2025, quando l’Italia dovrà utilizzare 45 miliardi di euro.
Un disastro annunciato
In Italia è prevista una miriade di investimenti, sui quali stanno gravando fin troppi ritardi. Stando alle stime predisposte dalla Corte dei Conti, fino ad oggi il nostro paese ha speso solo e soltanto il 13% delle risorse che sono state messe a disposizione. In poche parole è stato utilizzato poco meno della metà dei fondi erogati dall’Ue. Il governo starebbe tentando di negoziare con Bruxelles la possibilità di spostare alcune spese dal 2026 al 2029. Ma questo potrebbe non essere ancora sufficiente.
Un ministro italiano, intervistato anonimamente da La Stampa, avrebbe dichiarato che “i ritardi del Piano nazionale delle riforme sono incolmabili e non dipendono nemmeno dall’incapacità dei governi. È il sistema a non essere in grado di assorbire quel volume di investimenti. Se fossi in Giorgia Meloni, convocherei una conferenza stampa, annuncerei che l’Italia non ce la fa, e chiederei all’Europa o una dilazione dei tempi, o un dimezzamento dei fondi. Dei 209 previsti ne possiamo utilizzare forse cento”.