Pnrr, Meloni scarica le responsabilità su Draghi
PNRR, scontro con l’Ue. E Meloni si lamenta con Draghi
Si infiamma il dibattito pubblico intorno ai fondi europei del Pnrr. Ma soprattutto si apre una polemica tra l’attuale governo a guida Giorgia Meloni e il precedente, al cui timone c’era Mario Draghi.
A far storcere il naso a molti osservatori ci sarebbe uno strano fenomeno alchemico, per il quale i progetti proposti da Draghi passano sulla fiducia; ma se le stesse proposte arrivano da Giorgia Meloni richiedono degli accertamenti e degli approfondimenti.
E poi, non è detto nemmeno che i soldi vengano realmente dati.
Ma cosa sta accadendo in queste ore?
La Commissione europea ha apprezzato le azioni che ha intrapreso il governo italiano, e che, secondo quanto riportato da una nota di Palazzo Chigi, hanno già permesso di attestare significativi progressi verso il positivo raggiungimento di quasi tutti gli obiettivi fissati alla data sopracitata.
La stessa Commissione, benché abbia lodato il lavoro svolto fino ad oggi, ha fatto partire una vera e propria mazzata su tre misure previste tra i target del Pnrr al 31 dicembre 2022.
Pnrr, tre progetti sono stati congelati
Ma cosa sta accadendo nel dettaglio? La Commissione europea ha messo sotto esame tre progetti del governo italiano, per i quali erano stati chiesti i fondi del Pnrr.
I progetti che sono rimasti al palo sono i seguenti:
- le concessioni portuali. L’Ue, in questo caso, ha ritenuto necessario richiedere un ulteriore approfondimento. La proposta è quella di limitarne la durata massima, così come è stato stabilito attraverso il Decreto inviato al Consiglio di Stato il 14 ottobre 2022;
- le reti di teleriscaldamento. La commissione europea ha messo in dubbio l’ammissibilità di alcuni interventi, che sono stati selezionati con una gara datata 30 giugno 2022;
- i Piani Urbani Integrati, che erano stati approvati il 22 aprile 2022. In questo caso è stata contestata l’ammissibilità degli interventi relativi al Bosco dello Sport di Venezia e allo Stadio Artemio Franchi di Firenze.
Soffermiamoci un attimo su questi due interventi.
Il Franchi, lo stadio della Fiorentina, prevede un intervento il cui costo è pari a 55 milioni di euro sui 200 complessivi: questa stima non è stata aggiornata adeguandola ai nuovi prezzi di mercato.
Per quanto riguarda il Bosco dello Sport, è prevista una spesa pari a 90 milioni di euro.
Le preoccupazioni del governo
E qui forse partono, in un certo senso, le preoccupazioni da parte del governo a guida Giorgia Meloni.
L’idea avanzata da Palazzo Chigi è: se non volete che si rifaccia lo stadio della Fiorentina, che era già stato approvato dall’Unione europea, va bene.
Quei fondi, che l’Italia considera già allocati, possono essere spesi in altra maniera.
Il rischio, però, è che l’Italia possa rimanere senza i fondi europei, anche per un altro progetto.
In questa situazione già di per sé tesa, si insinua, infatti, una sentenza del Consiglio di Stato legata al nodo ferroviario di Bari, che smisterebbe il traffico della futura alta velocità Bari-Napoli.
Meloni Vs Draghi: di chi è la colpa
Se i fondi del Pnrr non arrivano di chi è la colpa?
Tempi e progetti del Pnrr sono stati decisi e programmati dall’esecutivo a guida Mario Draghi.
Quello che potrebbe far nascere qualche perplessità, ora come ora, è che tre interventi vistati dal precedente governo, ai quali nessuno aveva fatto degli appunti, ora come ora richiedono maggiori chiarimenti.
Che Mario Draghi, come ex numero uno della Bce, avesse qualche canale preferenziale ai vertici delle istituzioni europee, sembra essere più che scontato.
Da Bruxelles sembra alzarsi una sorta di muro contro Roma. Il Pnrr, poi, almeno dal punto di vista della comunicazione non sembra avere un grande appeal.
La tensione è diventata palese nei giorni scorsi, quando vi è stato un colloquio telefonico tra la Meloni e Draghi.
L’ex numero uno della Bce sarebbe rimasto perplesso davanti alle rimostranze della premier che ha lamentato da parte di Bruxelles una ostilità che prima non c’era.