Quota 41 light, la nuova ipotesi per andare in pensione in anticipo
Quota 41 light è la nuova proposta targata Lega che si basa sull’idea di ricalcolare l’assegno previdenziale con la formula contributiva. La pensione, in questo modo, verrebbe ridotta del 15-30%. All’orizzonte sembrerebbe spuntare anche un taglio della rivalutazione e si starebbe pensando anche ad un intervento sul recupero dell’inflazione.
Ma vediamo nel dettaglio come potrebbe funzionare Quota 41 light. Almeno stando alle ipotesi che stanno circolando nel corso di queste ore.
Quota 41 light, la nuova ipotesi per andare in pensione
Il governo guidato da Giorgia Meloni continua a lavorare sulla riforma delle pensioni, che almeno sulla carta dovrebbe essere strutturale. Per il momento sembra essere stata accantonata definitivamente Quota 41, la quale avrebbe un peso troppo alto sui conti pubblici. Al momento sembra essere spuntata una nuova proposta sulla quale starebbe lavorando il vice premier Matteo Salvini e Claudio Durigon, sottosegretario al ministero del Lavoro. La proposta che si sta preparando sarebbe quella di una Quota 41 light.
L’obiettivo che si è fissata fin dal principio la Lega è di superare in maniera definitiva la Legge Fornero. Per farlo è, però, necessario elaborare un piano che possa portare alla sostituzione di Quota 103 e inserire in Manovra Quota 41, questa volta in formato più leggero.
La nuova misura, in estrema sintesi, comporterebbe il calcolo dell’assegno previdenziale solo e soltanto in maniera contributiva. Oggi il calcolo previdenziale cambia a seconda dell’età contributiva del lavoratore: nel caso in cui alla data del 31 dicembre 1995 abbia maturato almeno 18 anni di contributi si vede applicato il criterio del calcolo misto. Questo sistema prevede il retributivo per l’anzianità maturata fino al 31 dicembre 2011 e contributivo per i periodi successivi al 1° gennaio 2012. Per tutti gli altri soggetti, invece, è previsto venga applicato esclusivamente il criterio contributivo.
I vantaggi e gli svantaggi di Quota 41 light
Nel caso in cui passasse l’ipotesi Quota 41 light, la riforma delle pensioni avrebbe un costo inferiore. Le coperture necessarie sarebbero inferiori, anche se è pur sempre necessario reperire almeno un miliardo di euro.
La versione classica di Quota 41 ha trovato, fino ad oggi, un no da Giorgia Meloni e da Giancarlo Giorgetti per i costi troppo alti. L’escamotage, che permetterebbe di ridurre i costi, lascia perplessa la Cgil, da sempre contraria ad una riforma delle pensioni tutta contributiva: questa opzione comporterebbe un taglio dell’assegno previdenziale che è quantificabile tra il 15% ed il 30%.
La riforma delle pensioni, a questo punto, sarebbe finanziata da un taglio della rivalutazione, una strada non completamente nuova, dato che è già stata intrapresa dal governo Meloni nel corso degli ultimi anni. Alcune fonti vicine al dossier – citate dal quotidiano La Stampa – riferiscono che il meccanismo di indicizzazione, ad ogni modo, andrebbe ripensato.
Durigon ha spiegato che, con la Legge Dini risalente al 1996, le pensioni in Italia sono prevalentemente conteggiate con il sistema contributivo. Per non penalizzare troppo gli assegni l’unica strada da percorrere sarebbe quella di:
Potenziare il secondo pilastro della previdenza: per evitare trattamenti da fame, vogliamo implementare la previdenza complementare.
Le parole di Durigon sulla previdenza complementare hanno aperto, però, un forte dibattito con l’opposizione. Tanto che Franco Mari, capogruppo di Avs, ha affermato:
Ecco la tanto sbandierata riforma delle pensioni del Governo Meloni. Tutto questo tempo, tutti quegli annunci per partorire il mostro: la fine del sistema previdenziale pubblico. Con la proposta di Durigon si afferma definitivamente l’incapacità, anzi l’impossibilità, da parte del sistema statale di garantire una pensione dignitosa alle future generazioni e, invece di pensare a redistribuire la ricchezza, si consegna al sistema finanziario e assicurativo privato il compito di svolgere una funzione fino ad oggi tutta pubblica, oltretutto in forza di un gigantesco trasferimento liquidità. Non è una riforma, è una controriforma che gioca con i soldi dei lavoratori, è semplicemente la privatizzazione del nostro sistema pensionistico.