Redditometro, ecco come è cambiato lo strumento antievasione
Il redditometro non è stato abolito, a differenza di quanto, in qualche modo, era trapelato qualche settimana fa. Il Governo Conte I, nel 2018, aveva già deciso di accantonare lo strumento antievasione, che poi è stato riattivato dall’Esecutivo a guida Giorgia Meloni. Dopo una serie di polemiche che avevano accompagnato la sua reintroduzione, il redditometro non va del tutto in soffitta.
Ma vediamo come funziona il nuovo strumento.
Il redditometro cambia volto. Ecco come
Il meccanismo che sta alla base del redditometro rimane sempre lo stesso. Il legislatore, però, ha introdotto un ulteriore paletto che rallenta l’avvio dei controlli da parte dell’Agenzia delle Entrate. Fino ad oggi era ammessa la determinazione sintetica del reddito complessivo purché quello accertabile fosse superiore di almeno un quinto di quello che il contribuente aveva dichiarato.
Molto pragmaticamente gli accertamenti scattavano nel momento in cui si ipotizzava un’evasione superiore al 20% del reddito. Per il nuovo redditometro è previsto un ulteriore criterio: il reddito stimabile attraverso il tenore di vita del contribuente dovrà eccedere dieci volte l’assegno sociale annuo. Questo significa, in altre parole, che gli accertamenti scattano quando l’evasione supera i 69.470 euro: per il 2024, infatti, l’assegno sociale è fissato in 6.947 euro.
Proviamo a fare un esempio molto semplice per comprendere meglio quando scattano i controlli. Un contribuente dichiara all’Agenzia delle Entrate un reddito pari a 20.000 euro. Con le vecchie regole i controlli sarebbero partiti nel momento in cui il reddito desunto dal tenore di vita fosse superiore a 24.000 euro: il 20% di 20.000 euro è 4.000 euro. Con il nuovo redditometro gli accertamenti scattano solo se l’evasione supera i 69.470 euro.
Cosa rimane sempre uguale
Andando a ben vedere, però, il redditometro rimane sempre uguale. Il meccanismo che lo regolamenta non cambia di molto. Ad essere sottoposti ad una serie di controlli, per ricostruire il reddito di un contribuente, ci sono una serie di spese, tra le quali rientrano:
- abbigliamento e calzature;
- alimentari;
- spese sostenute per l’affitto;
- il costo del mutuo;
- eventuali canoni di leasing immobiliare;
- tutte le utenze di casa;
- gli interventi ordinari sul proprio immobile;
- i compensi versati alle agenzie immobiliari;
- le spese sostenute per acquistare arredi ed elettrodomestici;
- collaboratori domestici;
- medicinali e visite mediche;
- le spese sostenute per la casa, tra le quali rientrano: biancheria, detersivi, pentole, lavanderia e riparazioni;
- spese per il trasporto pubblico (tram, autobus, taxi);
- abbonamenti pay-tv;
- attività sportive, circoli culturali, circoli ricreativi, abbonamenti eventi sportivi e culturali;
- giochi on line.
Questo non è un elenco esaustivo delle spese passate al vaglio dal redditometro. Ma solo un esempio dei costi che le famiglie sostengono quotidianamente e che sono oggetto dell’analisi costante del fisco.
Redditometro: è possibile difendersi
Il contribuente, ad ogni modo, ha la possibilità di difendersi dal redditometro. Per farlo ha tre metodi diversi:
- può dimostrare che la stima effettuata dall’Agenzia delle Entrate sia sbagliata: ha, in realtà, speso meno rispetto a quanto gli viene contestato;
- dimostrando di aver utilizzato dei risparmi messi da parte nel corso degli anni precedenti;
- dimostrando che il finanziamento delle spese è stato effettuato con dei redditi diversi rispetto a quelli posseduti nel periodo d’imposta,
È importante sottolineare, ad ogni modo, che benché sia stato depotenziato dalle nuove norme, il redditometro non è stato definitivamente cancellato. Ma andrà a verificare unicamente i redditi più elevati.