Finanza Sale per il terzo anno l’occupazione in Italia, ma sono ancora troppo poche assunzioni dei giovani

Sale per il terzo anno l’occupazione in Italia, ma sono ancora troppo poche assunzioni dei giovani

13 Marzo 2024 17:26

Per il terzo anno consecutivo l’occupazione nel nostro Paese è cresciuta, come non succedeva da moltissimo tempo, con il tasso di disoccupazione che continua a scendere. L’aumento delle persone che trovano lavoro è maggiore al sud, tra gli italiani, tra le donne giovani e gli uomini più anziani. Nel 2023 il numero di occupati registra un aumento di 481mila posti di lavoro in più rispetto al 2022 (+2,1% in un anno). Il tasso di occupazione di 15-64 anni sale al 61,5% (+1,3 punti percentuali) mentre il tasso di disoccupazione cala al 7,7% (-0,4 punti). I disoccupati calano sotto quota due milioni, a 1 milione 947mila (-81mila unità).

Per quanto riguarda l’ultima parte del 2023, quella che va da ottobre a dicembre, i posti di lavoro sono aumentati di 144mila unità, facendo segnare un +0,6% rispetto al periodo precedente dello stesso anno. Questi in sintesi i numeri diffusi oggi dall’Istat sul mercato del lavoro italiano.

La crescita territoriale: sale il Sud, ma resta indietro rispetto a Nord e Centro

Nel 2023 è stata la zona del Mezzogiorno a registrare il maggior incremento, salendo di 1,6 punti percentuali rispetto al 2022, raggiungendo il 48,2%. Un risultato positivo, anche se resta sempre un divario considerevole con il Nord, che ha segnato un aumento del 1,3% e arrivando al 69,4%. E ancora più distante è quello con il Centro, che ha registrato un incremento di 1,1 punti percentuali portandosi al 65,9%. Complessivamente, il tasso di occupazione medio nel 2023 si attesta al 61,5%. Parallelamente, il tasso di disoccupazione nelle regioni meridionali, al 14,0%, risulta essere circa tre volte superiore rispetto a quello del Nord, fermo al 4,6%.

Aumentano i dipendenti a tempo indeterminato

La crescita dell’occupazione nel 2023 interessa soprattutto i dipendenti a tempo indeterminato, con 491 mila unità in più (+3,3%) e gli indipendenti (+62 mila, +1,3%). Al contrario, si osserva una diminuzione dei dipendenti a termine, con 73 mila unità in meno (-2,4%). Questi dati emergono dall’analisi condotta dall’Istat. Nel quarto trimestre del 2023, si registra un aumento congiunturale degli occupati pari a 144 mila unità, principalmente dovuto alla crescita dei dipendenti a tempo indeterminato (+145 mila, +0,9%), mentre si osserva una sostanziale stabilità per quanto riguarda i dipendenti a termine e gli indipendenti. Analizzando il dato su base annua nel quarto trimestre, si nota un aumento dell’occupazione soprattutto per i dipendenti a tempo indeterminato (+509 mila, +3,3%) e gli indipendenti (+65 mila, +1,3%), mentre i dipendenti a termine registrano una diminuzione (-40 mila, -1,4%).

“I nuovi dati dell’Istat sull’andamento dell’occupazione ci confortano nella direzione intrapresa da questo governo a favore di lavoratori e imprese” afferma il ministro del Lavoro, Marina Calderone in una nota. “I dati positivi non devono distogliere la nostra attenzione costante sugli elementi di criticità. Mi riferisco per esempio al disallineamento, ancora da colmare, tra le competenze richieste dalle imprese e le qualifiche dei lavoratori occupabili”.

Occupazione femminile in aumento

Per quanto riguarda i tassi di occupazione per genere, nell’ultimo trimestre del 2023 il tasso di occupazione femminile raggiunge il 53,4%, il valore più alto mai registrato dall’inizio delle serie storiche, con un incremento di 1,4 punti percentuali rispetto allo stesso periodo del 2022. Nel dettaglio, al Nord il tasso di occupazione delle donne tra i 15 e i 64 anni è del 62,9%, al Centro si attesta al 59,4%, mentre al Sud scende al 37,2%. Il tasso di occupazione complessivo nel quarto trimestre è del 62,1%, con il 70,8% per gli uomini e il 53,4% per le donne.

Interessante anche il come si trova lavoro: l’utilizzo dei canali informali rimane la modalità prevalente tra coloro che cercano lavoro, con la percentuale di individui che si affidano a parenti, amici e conoscenti in aumento fino al 76,6% (+1,2 punti rispetto al 2022). L’invio di domande o curriculum rimane stabile al 64,9%. Tuttavia, si registra un lieve aumento nella consultazione di offerte di lavoro, che raggiunge il 47,6% (+0,6 punti), così come nella risposta agli annunci o nella pubblicazione di inserzioni, che sale al 30,0% (+0,4 punti). La scelta di contattare un’agenzia di lavoro interinale rimane invariata al 20,0%.

Aumentano i giovani occupati, ma sono gli over 50 a crescere di più

La situazione dei giovani resta complessa, se non problematica. Non solo i tassi di occupazione rimangono più bassi rispetto ad altre fasce d’età, ma l’aumento dell’occupazione ha riguardato principalmente le fasce d’età più avanzate. Le persone tra i 25 e i 34 anni hanno visto un aumento del 2,1% nel loro tasso occupazionale, trainate da un +2,7% delle donne. La crescita più significativa rimane quella dei maschi tra i 50 e i 64 anni, con un +2,4%.

Proprio sulla difficoltà dei giovani di trovare lavoro, Confesercenti ha rilasciato una nota dove dichiara che ci vogliono agevolazioni che favoriscano l’assunzione di giovani. “La crescita del numero di lavoratori è certamente un fatto positivo: l’aumento degli occupati è un elemento chiave, in questa fase, per sostenere il reddito delle famiglie e, quindi, i consumi. Bisogna però agire per moderare il progressivo invecchiamento della forza lavoro – commenta Confesercenti – dobbiamo contrastare questa tendenza con strumenti ed agevolazioni che favoriscano l’assunzione di giovani, magari proseguendo in prospettiva con la staffetta generazionale a fronte di pensionamenti anticipati”.

A trainare questa crescita sono quindi gli over 50. Un fenomeno che non è nuovo e si osserva da quasi 20 anni: tra il 2004 e il 2023, i lavoratori over 50 sono aumentati di oltre 4,5 milioni di unità (+3.944 tra i dipendenti, +626mila tra gli indipendenti), mentre le classi di età più giovani si sono ridotte di quasi 3,3 milioni: circa -1,5 milioni in meno tra i dipendenti e poco meno di 1,8 milioni in meno tra i lavoratori autonomi.

Per Confesercenti, questo invecchiamento della forza lavoro è dovuto principalmente al progressivo passaggio delle generazioni dei baby boomers degli anni ’60 all’ultima classe di età, quella degli individui con più di 50 anni, avvenuto in un contesto in cui le condizioni per l’accesso al pensionamento si sono rese più severe, e anche a causa della situazione demografica, caratterizzata da un forte declino del tasso di natalità negli ultimi 40 anni.