Stangata birra, produrla diventa sempre più caro. Il 200% in più
I costi stanno minacciando dalle fondamenta il successo della birra italiana. L’energia è aumentata del 200%, gli imballaggi del 45%, le bottiglie il 40%: si salvano solo (si fa per dire) le lattine, che sono aumentate del 10%. È cresciuto il prezzo dei tappi (+22%) e quello dei fusti in plastica: +23%. I cambiamenti climatici, se da un lato con le temperature più alte invogliano il consumo della birra, dall’altra hanno tagliato il raccolto dell’orzo per il malto: un terzo in meno.
Questi, in estrema sintesi, sono i dati che emergono da un’analisi condotta dalla Coldiretti e dal Consorzio di tutela e promozione della birra artigianale italiana, che hanno spiegato che alle difficoltà di produzione, causate dall’aumento dei costi di energia elettrica, si deve aggiungere anche la carenza di anidride carbonica CO2 sul mercato. Difficile da trovare quella ad altissimo grado di purezza che viene utilizzata per l’imbottigliamento. Proprio per questo motivo, la Coldiretti e il Consorzio hanno presentato un progetto per il Pnrr che prevede lo sviluppo di una tecnologia che darebbe la possibilità di recuperare l’80% dell’anidride carbonica che viene generata nel momento in cui si produce la birra.
Birra artigianale: i piccoli produttori
In questo contesto diventa di particolare importanza sostenere i piccoli produttori di birra artigianale. Un grande aiuto alla loro attività arriverebbe dalla stabilizzazione del taglio delle accise: in questo modo non verrebbe messa a rischio l’intera filiera del Made in Italy, andando ad intaccare direttamente i posti di lavoro ed i consumi. Fino a questo momento i piccoli produttori di birra artigianale hanno deciso di assorbire l’incremento dei costi: solo una piccola parte viene girata direttamente sui prezzi al dettaglio. Nel caso in cui i prezzi non dovessero scendere, molte aziende saranno costrette a chiudere definitivamente. O dovranno sospendere la produzione per ridurre le perdite.
Una filiera al 100% italiana per il luppolo, il malto e l’orzo è una scelta strategica – secondo Coldiretti ed il Consorzio – per riuscire a garantire l’alta qualità delle materie prime che vengono utilizzate. Ma soprattutto ad assicurare la quantità necessaria di materia prima necessaria alla produzione con investimenti in ricerca, macchinari, varietà coltivate creando un rapporto più solido tra i produttori di birra ed i coltivatori di orzo, luppolo e altre materie prime complementari. Fondamentale per la filiera della birra dal campo alla tavola è anche il sistema nazionale di invasi per conservare l’acqua quando è abbondante o addirittura troppa e la possa poi redistribuire ai campi e agli agricoltori nei periodi di maggiore siccità come quello appena affrontato la scorsa estate.
La valorizzazione della filiera è il punto cruciale che la birra artigianale deve portare avanti in modo sempre più deciso per avere una forte identità sia sul mercato nazionale che come vero made in Italy nel mondo contribuendo allo sviluppo di un comparto che ha bisogno di crescere, sottolinea il presidente del Consorzio di tutela e promozione della birra artigianale italiana Teo Musso.
Numeri da record
La birra italiana sta avendo realmente successo. Nel corso degli ultimi dieci anni i birrifici artigianali sono triplicati e hanno superato quota 1085 nel 2022. Le esportazioni sono aumentate del 12%. Questa crescita ha fatto salire la domanda di materie prime Made in Italy: il luppolo è passato da zero a quasi un milione di metri quadrati coltivati in Italia. 300 milioni di metri quadrati sono destinati all’orzo per la produzione di malto: una superficie che dovrà essere aumentata, perché al momento copre solo e soltanto il 40% del fabbisogno nazionale con circa 83mila tonnellate. “Il successo della birra italiana dimostra la capacità innovativa dei nostri imprenditori di investire e conquistare nuovi settori valorizzando le qualità e la biodiversità del Made in Italy – spiega Ettore Prandini, presidente della Coldiretti -. A fare da traino al successo della birra Made in Italy sono proprio quelle artigianali realizzate con ingredienti particolari o realizzate senza pastorizzazione e microfiltrazione per esaltare la naturalità di un prodotto orientato sempre più verso un consumo di alta qualità con quasi un quinto del mercato realizzato da birre speciali ad alto valore aggiunto”.