Sugar tax, quando debutta e come funziona nel dettaglio
Il 1° luglio 2024 entrerà in vigore la sugar tax, l’imposta sulle bevande dolcificate. La misura, almeno in un primo momento, sarebbe dovuta entrare in vigore non prima del 2026, ma il governo Meloni ha deciso di anticipare i tempi della sua entrata in vigore, creando non pochi malcontenti da parte della maggioranza.
Ma in cosa consiste la sugar tax e in quale modo andrà a impattare nella spesa che effettueranno i consumatori italiani? Scopriamo nel dettaglio.
Sugar tax, una storia vecchia di quattro anni
La sugar tax non è una novità di questi giorni, ma è una proposta che aleggia nell’aria da almeno quattro anni. La misura, infatti, era stata introdotta attraverso la Legge di Bilancio 2020, ma era rimasta al palo e rimandata in più di un’occasione. Adesso, invece, sembra destinata a diventare realtà.
Rispetto al progetto iniziale, a ogni modo, ne è stata dimezzata la portata. Per i prodotti finiti l’aliquota è stata fissata, infatti, a cinque centesimi di euro per litro: nel progetto iniziale era prevista a 10 centesimi di euro per litro. Per quanto riguarda i prodotti predisposti a essere utilizzati a seguito di una diluizione, l’imposta è pari a 0,13 euro per chilo di prodotto: inizialmente l’ammontare della sugar tax era stato fissato a 0,25 euro per chilo di prodotto.
Lo scopo della sugar tax
Quali sono le motivazioni che hanno portato all’introduzione della sugar tax? Lo scopo sarebbe quello di andare a colpire direttamente le bevande edulcorate. Stiamo parlando, in altre parole, delle bevande finite e dei prodotti che servono per creare delle bevande a seguito dell’aggiunta di acqua o di un qualsiasi altro tipo di liquido e che risultino essere classificabili alle voci NC 2009 e NC 2202 della nomenclatura combinata dell’Unione europea. Dalla sugar tax sono escluse le bevande edulcorate che vengono utilizzate per delle esigenze nutrizionali.
A essere colpiti dalla nuova tassa sono, sostanzialmente le bevande gassate – tra le quale rientrano, solo per portare alcuni esempi, la Coca Cola, la Pepsi Cola, l’aranciata e la gassosa – e i tè zuccherati. La nuova imposta andrà a colpire anche le bevande energetiche e quelle utilizzate dagli sportivi. E i succhi di frutta.
Chi è tenuto a effettuare il pagamento
Chi sono i soggetti tenuti a effettuare il versamento della sugar tax? A dare delle istruzioni precise e dettagliate sui soggetti tenuti al pagamento ci ha pensato l’articolo 2 del Decreto del Mef del 12 maggio 2021, il quale prevede che i soggetti tenuti al pagamento sono:
- il fabbricante;
- il cedente, che corrisponde al soggetto che vende il prodotto ai consumatori;
- l’acquirente;
- l’importatore, per i prodotti che provengono dai paesi extra Ue
Sono previste delle vere e proprie sanzioni per i soggetti che non pagano l’imposta, che oscilla tra il doppio e il quintuplo della tassa evasa e non inferiore ai 250 euro. Nel caso in cui la sugar tax sia pagata in ritardo è prevista una sanzione pari al 25% del dovuto. Quanti non dovessero presentare la dichiarazione mensile, attraverso la quale si determinano gli elementi che servono a pagare l’imposta, è prevista una sanzione che può arrivare a 2.500 euro.
Sugar tax, quanto impatterà sui prezzi finali
Stando a una stima elaborata da Assobibe associazione di Confindustria che rappresenta i produttori di bevande analcoliche in Italia, la sugar tax colpirà direttamente i consumatori con degli effetti inflattivi, che metteranno a rischio oltre 5.000 posti di lavoro. La nuova imposta determinerà un calo degli acquisti di materia prima di oltre 400 milioni di euro, incrementa la fiscalità del 28% per le aziende e porrà un freno degli investimenti per oltre 46 milioni di euro.
Si tratta di una incertezza che non è più sostenibile per il comparto e la filiera, una situazione pericolosa che va disinnescata al più presto – dichiara Giangiacomo Pierini, Presidente di Assobibe -. Abbiamo bisogno di risposte chiare, prima che sia troppo tardi. Siamo consapevoli che una cancellazione della tassa richiede uno sforzo importante, ma confidiamo almeno in uno slittamento di ulteriori 6 mesi.