Finanza Taglio aliquote Irpef nel 2025: le ipotesi sul tavolo

Taglio aliquote Irpef nel 2025: le ipotesi sul tavolo

1 Luglio 2024 14:34

L’esecutivo Meloni conferma l’intenzione di procedere con il taglio delle aliquote Irpef, con nuove ipotesi sul tavolo. È quanto emerge dalle parole di Maurizio Leo, viceministro dell’Economia e delle Finanze, il quale, nel corso di un’intervista rilasciata ai microfoni di Sky Tg 24, ha anticipato che la misura si focalizzerà principalmente sui redditi della fascia compresa tra i 50.000 ed i 60.000 euro. Confermando, ad ogni modo, quanto è già stato introdotto per i ceti più bassi.

Ma vediamo come si potrebbero articolare le novità allo studio del Governo Meloni.

Taglio Irpef, la misura è destinata ad allargarsi

Sul fronte delle tasse il governo Meloni sembra avere un obiettivo ben chiaro e preciso. Anche nel 2025 l’intenzione è quella di confermare il taglio delle aliquote Irpef per quanti hanno un reddito fino a 35.000 euro. Quella che, almeno per il momento, è un’ipotesi potrebbe scontrarsi con la prossima Legge di Bilancio, che dovrà necessariamente tenere conto della procedura di infrazione che è stata avviata dall’Unione europea per il deficit eccessivo e dalle nuove regole del Patto di Stabilità.

Il taglio dell’Irpef e del cuneo fiscale sono due misure onerose, per le quali il Governo dovrà mettere in campo parecchie risorse. Maurizio Leo, per riuscire a tagliare le aliquote del ceto medio, punta a recuperare le risorse necessarie attraverso la tassa sulle multinazionali. Il Governo, inoltre, ha allo studio alcuni interventi che dovrebbero coinvolgere anche quanti hanno dei redditi compresi nella fascia tra i 50.000 ed i 60.000 euro: ovviamente solo e soltanto se si dovessero trovare le risorse necessarie.

Il nodo dei costi

A pesare sul futuro delle aliquote Irpef sono principalmente i costi. Stando a quanto si evince dal Documento di Economia e Finanza (DEF) la riduzione a tre aliquote dell’Irpef ha comportato minori entrate per l’Erario pari a 4,3 miliardi di euro. Per il 2025 si stima che sia possibile far fronte a questo ammanco per 3,8 miliardi di euro: per farlo si farà uso del fondo per l’attuazione della delega fiscale.

Nonostante il nodo delle coperture, l’obiettivo del Governo sembra essere ben preciso: avrebbe intenzione di confermare l’Irpef a tra aliquote nel 2025. Per riuscire in questo intento entro il prossimo 20 settembre l’Esecutivo dovrà redigere un piano pluriennale di contenimento della spesa corrente. Ma soprattutto dovrà trasferire nella Legge di Bilancio gli impegni programmatici. Proprio all’interno di questa prima stesura della Manovra per il 2025 il Governo dovrà inserire le fonti di finanziamento. Alcune stime prevedono che la prossima legge di stabilità possa partire da circa 20 miliardi di euro.

Taglio Irpef, cosa comporta la procedura d’infrazione Ue

A mettersi di traverso alle intenzioni dell’Esecutivo c’è, come abbiamo visto, la procedura di infrazione del deficit eccessivo, che è arrivata dall’Europa lo scorso 19 giugno. Stando ad alcuni calcoli effettuati dall’Ufficio Parlamentare di Bilancio (Upb), l’aggiustamento è stimato in circa 0,5-0,6 punti Pil all’anno. Stiamo parlando di qualcosa come 10 miliardi di euro. Uno degli elementi di fragilità per l’Italia, sostanzialmente, è costituito proprio dal percorso di risanamento.

Se è vero che il governo Meloni ci tiene a confermare l’Irpef a tre aliquote e il taglio del cuneo fiscale per il 2025; la strada per riuscire a mantenere la promessa è in salita. A mettersi di traverso agli obiettivi che si è fissato l’Esecutivo, oltre alla proceduta di infrazione avviata da Bruxelles per il deficit eccessivo, ci sono anche le regole del Patto di Stabilità riformato. Una serie di situazioni che rendono il percorso più difficile del previsto.

L’obiettivo più importante, senza dubbio, è quello di evitare nuovi indebitamenti, anche perché la Legge di Bilancio 2024 è stata finanziata per 15,7 miliardi di euro in deficit. Questa opportunità era l’ultima concessa al nostro paese, che poteva beneficiare della sospensione del Patto di Stabilità decisa nel 2020 a seguito dell’emergenza sanitaria.