Tassa extraprofitti banche, l’attacco dell’Abi. Le modifiche in arrivo
L’ABI, l’Associazione Bancaria Italiana, ha preso una posizione decisa nei confronti della tassa sugli extra profitti delle banche.
Intervenendo in audizione presso l’VIII commissione ambiente e la IX Commissione industria e commercio, Giovanni Sabatini, direttore generale dell’associazione, ha respinto il concetto stesso di extra profitti, sul quale si basa l’imposta straordinaria che il governo ha intenzione di introdurre nel settore.
Una presa di posizione ufficiale arrivata proprio a ridosso del termine per la presentazione degli emendamenti al Decreto Asset o Omnibus da parte delle due commissioni riunite, che si dovranno focalizzare sulla misura che riguarda le banche. Ma vediamo cosa sta accadendo.
Tassa extraprofitti banche: cosa ne pensa l’Abi
Nel corso delle audizioni a commissioni riunite, Giovanni Sabatini, direttore generale dell’Abi, ha respinto il concetto stesso di extraprofitti, sul quale si basa l’imposta straordinaria che andrà a colpire il settore bancario. Sabatini ha spiegato che
L’extra profitto si riferisce a una situazione specifica, quella in cui un’impresa godendo di una posizione di monopolio od oligopolio può fissare il prezzo dei suoi prodotti ricavando un profitto superiore a quello determinabile in un mercato concorrenziale. Questa situazione è assente nelle banche, in forte concorrenza nell’intera area dell’euro e per quella di fintech e big tech.
Sabatini ha ricordato che attraverso il decreto legge dello scorso 10 agosto, il Governo ha intenzione di imporre un’imposta straordinaria una tantum sulle banche, la cui aliquota sarà pari al 40% sull’incremento del margine di interesse.
Sabatini ha ricordato che:
L’imposta straordinaria una tantum non può superare la soglia dello 0,1% del totale dell’attivo relativo all’esercizio antecedente a quello in corso al 1° gennaio 2023. Il tributo deve essere versato nel 2024.
Il governo al lavoro per modificare la tassa
Nel corso della giornata di oggi si chiude il termine per gli emendamenti relativi al Decreto Asset o Omnibus.
Con questo passaggio parlamentare si potranno andare a delineare le modifiche che permetteranno di limitare quelli che potrebbero essere gli impatti della nuova tassa sulle banche.
Il provvedimento è stato calendarizzato tra il 26 ed il 28 settembre.
Stando alle prime stime la tassa sugli extraprofitti dovrebbe permettere al Governo di incassare qualcosa come 3,8 miliardi di euro.
Nel caso in cui il provvedimento dovesse essere alleggerito nel corso dell’esame parlamentare, lo Stato incasserebbe di meno.
Nel frattempo, secondo quanto riporta Il Sole 24 Ore, l’Esecutivo avrebbe intenzione di presentare al Parlamento un provvedimento attraverso il quale andare ad introdurre nel nostro paese un’aliquota minima sulle multinazionali.
Lo scopo di questa ulteriore iniziativa è quello di fare in modo che qualsiasi gruppo italiano o internazionale, che risulti essere operativo in più paesi, paghi un’imposta effettiva che sia pari almeno al 5%.
Questa mossa, in un certo senso, servirebbe a compensare la stretta che potrebbe essere decisa per quanto riguarda la tassa sugli extra profitti bancari.
Ma soprattutto permetterebbe di trovare le risorse necessarie per la prossima Legge di Bilancio.
Tornando, invece, sulla nuova imposta in capo agli istituti bancari, nei giorni scorsi il Ministro all’Economia Giancarlo Giorgetti aveva anticipato che la nuova norma sarebbe stata migliorata.
Il Governo, infatti, starebbe ragionando sulla possibilità di modificare la base imponibile:
verrebbero esclusi gli interessi dei titoli di Stato, ma soprattutto verrebbero utilizzati gli RWA, che costituiscono le attività ponderate delle per il rischio. A questo punto come base per la tassa sugli extraprofitti non verrebbero più utilizzati gli asset totali.