Ieri sera il Governo Meloni, riunito in Consiglio, ha deciso di approvare un prelievo fiscale sugli extraprofitti registrati dalle banche a seguito dell’enorme aumento dei tassi d’interesse. Una mossa che dovrebbe portare nel 2024, anno di applicazione del prelievo, ad un’entrata extra tra i 2 e i 3 miliardi di euro nelle casse dell’erario.
Lo stesso Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, vede in questa proposta un supporto per famiglie e imprese colpite dall’innalzamento dei tassi BCE, e di conseguenza “dall’innalzamento del costo del denaro“.
Come soluzione non è originalissima. Al momento la Spagna ha adottato un provvedimento simile, una tassa sugli extraprofitti costata alle banche spagnole una super imposta di 3 miliardi. Inoltre il precedente Governo Draghi aveva adoperato un’imposta straordinaria simile per le aziende energetiche, una sorta di patrimoniale sulle imprese. E anche questo Governo aveva già fatto intendere anche prima o dopo l’avrebbe utilizzata, infatti se ne era parlato già nella Legge di Bilancio 2023.
Ad aver colpito è la cifra richiesta come imposta: il 40% sui margini di interesse. Questo 40% scatterà nel caso in cui il margine di interesse del 2022 dovesse “eccedere per almeno il 5%” il valore dell’esercizio 2021. Percentuale che sale ad “almeno il 10%” se si confronta il 2023 col 2021.
L’inevitabile contraccolpo delle banche a Piazza Affari
Una cifra del genere non era prevista dalle banche, anche se, date le condizioni richieste, lo scatto non è così immediato. A scattare immediatamente è stata però Piazza Affari, che alla prima ora di apertura ha portato diverse banche a perdere diversi punti percentuali.
Davanti al rischio di dover versare all’erario tra i 2 e i 3 miliardi di euro (per la precisione 2,6 miliardi di euro se limitata alle prime 5 banche nazionali), in mattinata tutte le principali banche nazionali sono andate in rosso. La perdita minore è stata registrata al momento da Banca Generali, con un leggero 2,84%. Ma la performance più violenta è stata quella di Bper, con l’11% di perdita. Rimanendo tra le Top Five, Banco Bpm ha perso il 9%, Intesa Sanpaolo il 7,2%, Unicredit il 5,9%, e Mps il 6,4%.
In conclusione, nella prima ora di Borsa le banche hanno perso circa 10 miliardi di euro. Questa reazione così avversa al CDM è spiegabile dal fatto che molti analisti avevano simulato ad aprile un impatto della nuova tassa sugli extraprofitti decisamente più lieve. Con le disposizioni correnti l’impatto ora sarà peggiore, perché per molte banche significherà dover rinunciare al 10% del proprio utile netto. Oltre al fatto che tale tassa non sarà deducibile ai fini delle imposte sui redditi e dell’imposta regionale sulle attività produttive.