Notiziario Notizie Resto del mondo Petrolio s’infiamma con timori offerta, mercato teme anche ulteriori sanzioni alla Russia. Oggi meeting Opec+

Petrolio s’infiamma con timori offerta, mercato teme anche ulteriori sanzioni alla Russia. Oggi meeting Opec+

2 Marzo 2022 11:55

Petrolio senza freni, la corsa non si arresta. Anzi, oggi sta andando in scena un’ulteriore accelerazione dell’oro nero che vede il Wti (riferimento Usa) volare oltre la soglia dei 111 dollari al barile (per la prima volta dal 2013) e il Brent (riferimento europeo) infiammarsi oltre quota 113 dollari. Entrambi i contratti segnano un balzo di circa il 6% in scia ai continui timori di una scarsità dell’offerta di petrolio e gas russi. Dopo le sanzioni, è aumentata di fatto la paura che il presidente russo, Vladimir Putin, possa decidere di chiudere i rubinetti dell’energia che la Russia produce.

 

“Questo è un momento drammatico per il mercato, il mondo e le forniture – ha commentato alla Cnbc John Kilduff, partner di Again Capital – È chiaro che il mondo dovrà alzare la voce contro la Russia bloccando anche le sue esportazioni di petrolio”. Qualcosa che il mondo non può permettersi tuttavia di perdere. Ieri è stata un’altra giornata di rialzi per il mercato petrolifero. “La paura che le sanzioni contro la Russia alla fine includano le esportazioni di energia sta facendo salire i prezzi – sottolineano da ING -. Anche la minaccia di sanzioni petrolifere continua a pesare sull’interesse per il petrolio russo. Il differenziale degli Urali si è ulteriormente indebolito ieri, toccando nuovi minimi storici”.

 

Come cambiano le prospettive per il petrolio

L’invasione russa dell’Ucraina e le sanzioni che sono state imposte alla Russia hanno portato a una revisione significativa delle prospettive del mercato petrolifero. “Sebbene le attuali sanzioni non colpiscono le esportazioni di energia russa, la minaccia di una ulteriore escalation comporta il rischio di interruzioni significative delle forniture di petrolio”, avverte Warren Patterson, head of commodities strategy di ING, che rivede al rialzo le previsioni sul prezzo del petrolio.

 

Prima di arrivare alle previsioni vere e proprie ING snocciola alcuni numeri che mostrano “il peso della Russia nel mercato petrolifero”. La Russia è un attore chiave nei mercati petroliferi globali, con una produzione di greggio nel 2021 in media di circa 10,5 milioni di barili al giorno (terzo maggiore produttore al mondo alle spalle solo di Stati Uniti e Arabia Saudita). Si tratta anche del secondo maggiore esportatore di petrolio, con flussi superiori a 5 milioni di barili al giorno.

 

“La continua incertezza, insieme alla debolezza dell’offerta, ci ha portato a rivedere al rialzo le stime sul petrolio”, rimarcano da ING indicando che per il secondo trimestre 2022 il Brent dovrebbe raggiungere una media di 102 dollari al barile, mentre per l’intero anno 2022 il valore in media dovrebbe attestarsi a 96 dollari al barile. “Ci sono alcuni potenziali sviluppi che potrebbero aiutare a limitare ulteriori rialzi – affermano gli esperti della banca olandese -. La strada desiderata da un punto di vista umanitario è certamente una rapida de-escalation nel conflitto Russia-Ucraina. In secondo luogo, i colloqui sul nucleare iraniano sono in corso e un accordo rapido potrebbe portare a un’impennata delle esportazioni iraniane a breve termine”.

 

Le attese per la riunione dell’Opec+

L’Opec+ potrebbe dare una mano al mercato aumentando l’offerta in modo più aggressivo. Tuttavia, al momento tutti i commenti dei membri suggeriscono che il gruppo preferisca mantenere la loro posizione attuale. “Nei giorni scorsi alcuni membri hanno affermato che l’attuale forza dei prezzi riflette rischi geopolitici piuttosto che squilibri tra domanda e offerta. Tuttavia, se continua a esserci una mancanza di interesse per il petrolio russo, tale narrativa non durerà a lungo”, segnalano da ING.

Proprio oggi è attesa la nuova riunione dell’Opec+ per discutere sui livelli di produzione da fissare per aprile. Secondo le attese, dovrebbe mantenere il suo piano di aumentare la produzione di 400 Mbbls/g ad aprile. Bisogna ricordare che la Russia fa parte dell’alleanza Opec e e quindi avrebbe una certa influenza e peso sulle decisioni del gruppo.

 

Intanto nel tentativo di calmare il mercato, l’Agenzia internazionale per l’energia ha tenuto ieri una riunione di emergenza, in cui è stato concordato di rilasciare 60 milioni di barili di petrolio dalle riserve globali. Si tratta della quarta volta nella storia che si assiste a un rilascio coordinato dall’Iea, l’ultima risale al 2011. “Tuttavia, l’annuncio non ha attenuato le preoccupazioni evidenti dalla mancanza di una correzione al ribasso dei prezzi”, hanno rimarcato da ING.

 

Potrebbe andare peggio?

La situazione potrebbe però peggiorare, col rischio di un ulteriore rialzo dei prezzi. “Se dovessimo assistere a uno scenario in cui le esportazioni di energia russa siano completamente mirate, questo potrebbe portare a una situazione in cui il Brent potrebbe scambiare a quota 150 dollari al barile quest’anno. Il mercato non sarebbe in grado di compensare”, avvertono da ING sottolineando, tuttavia, che “è improbabile che le esportazioni di energia russe scendano a zero sotto le sanzioni petrolifere”. Nello scenario attuale domina l’incertezza nel mercato petrolifero, e l’unica certezza è che le previsioni cambieranno con l’evolversi della situazione Russia-Ucraina.