Abi: occupazione in calo nel settore bancario. 12 miliardi in tre anni per gestire crisi banche
Trend ancora discendente per l’occupazione del settore bancario in Italia. Lo ha reso noto Stefano Bottino, direttore centrale dell’Abi e responsabile della Direzione sindacale e del lavoro. In un seminario che è stato organizzato dall’Associazione bancaria, Bottino ha comunicato che, nel 2017, l’occupazione è scesa del 3,5%, spiegando il trend con la “combinazione di un flusso di assunzioni pari al 2,4% (circa 6.500) e di un volume di cessazioni che si è attestato al 6,6% (circa 17.600)”.
“Dal punto di vista dei flussi – ha aggiunto Bottino – le assunzioni a tempo indeterminato rappresentano il 55,3% del totale delle ‘entrate’ di lavoratori subordinati, cui va aggiunto il 9,2% di assunzioni di apprendisti, per un totale di 64,5% di assunzioni ‘stabili’. Gli assunti con contratto a tempo determinato rappresentano il 35,5% del totale”.
Dal canto suo, facendo riferimento a come le banche abbiano fatto fronte comune per gestire gli episodi di crisi del settore, il vicedirettore generale dell’Abi, Gianfranco Torriero, ha riferito che, nel periodo 2015-2018, il “costo di gestione delle crisi per le banche in Italia” è stato di 11,9 miliardi, escludendo l’ultima operazione per salvare Banca Carige perchè è un prestito subordinato (attraverso il Fondo interbancario di tutela dei depositi- Fitd).
“Gli istituti di credito italiani – ha continuato Bottino – hanno contribuito fortemente a gestire le crisi” bancarie degli ultimi anni, spendendo quasi 12 miliardi negli ultimi tre anni.
In particolare, il costo complessivo è composto da “contributi vari ai fondi di tutela dei depositi” per 2,9 miliardi, da “contributi ai fondi di risoluzione nazionale ed europeo” per 6,2 miliardi, dalla “contribuzione al fondo Atlante” per 2,8 miliardi.