Abi, Patuelli: ‘nessun credit crunch’. Intanto sofferenze banche più che dimezzate dal 2015
“Non c’è nessuna stretta creditizia nell’economia italiana, perchè i prestiti alle imprese e i mutui alle famiglie continuano a crescere”. Parola del numero uno dell’Abi Antonio Patuelli, che ha detto che il credit crunch “lo vedrò quando ci sarà”.
Patuelli ha fatto riferimento a una “disquisizione accademica di tanti che mi hanno assediato negli ultimi anni”.
“È bello dire che c’è il credit crunch – ha continuato il numero uno dell’Abi – ma se si guarda ai dati sui prestiti, ai bilanci delle banche, ai dati mensili della Banca d’Italia e dell’Abi, si osserva che c’è un aumento più incisivo dei mutui alle famiglie e che c’è un aumento del credito alle imprese”.
“È chiaro che se lo spread aumenta o se si stabilizza per l’eternità a 300 punti base, ci saranno delle conseguenze – ha detto sempre Patuelli – Ma il credit crunch è un evento che non c’è e non auspico: qualora ci fosse, mi rammaricherebbe molto, perchè significherebbe che il potenziale di lavoro delle banche non verrebbe espresso”.
In occasione di un seminario sul settore bancario dell’Associazione bancaria, sono stati resi noti anche i dati che certificano i progressi che le banche italiane hanno fatto in termini di pulizia dei bilanci.
In tre anni, ha reso noto inoltre l’Abi, le banche italiane hanno più che dimezzato le sofferenze.
In particolare, a settembre, le sofferenze nette sono scese a quota 39,8 miliardi, il 55,2% in meno rispetto al picco di 88,8 miliardi raggiunto a novembre del 2015.
Sulle cessioni degli NPL, ovvero dei crediti deteriorati, il vicedirettore generale dell’Abi Gianfranco Torriero ha detto che gli smobilizzi stanno aumentando, “favorendo la riduzione dell’Npl ratio”.
Il 2017, in particolare, “ha rappresentato un anno record” grazie alle Gacs, con un ammontare complessivo di 75 miliardi, mentre nei primi sei mesi del 2018 le cessioni sono arrivate a 24 miliardi.
L’Npl ratio, ha detto ancora Torriero, “è atteso tornare rapidamente su valori fisiologici: sotto il 10% nel 2019 e inferiori al 6,1% entro il 2021”. Il flusso di nuovi crediti deteriorati “è tornato al livello pre-crisi”, scendendo all’1,5% nel secondo trimestre del 2018.