News Notiziario Notizie Italia Bankitalia, Visco su rialzi tassi Bce: allarmi su effetti economia non condivisibili

Bankitalia, Visco su rialzi tassi Bce: allarmi su effetti economia non condivisibili

23 Gennaio 2023 15:15

Nel riassumere le azioni che sono state intraprese dalla Bce di Christine Lagarde al fine di sfiammare la crescita dell’inflazione dell’Eurozona, il governatore di Bankitalia Ignazio Visco ha cercato di sedare l’ansia dei mercati (ma anche di una certa politica italiana) sull’effetto recessivo che rialzi dei tassi varati dalla Banca centrale europea avrebbero sui fondamentali dell’economia. E, anche, sulle conseguenze di quelle strette monetarie che sarebbero in dirittura d’arrivo.

“La normalizzazione della politica monetaria nell’area dell’euro ha già compiuto passi notevoli – ha detto Ignazio Visco, nell’intervento all’Ambrosetti club, in occasione del phygital meeting che si è tenuto oggi a Palazzo Rospigliosi,

Roma – Superati i rischi di deflazione, dopo la crisi finanziaria globale e soprattutto quella dei debiti sovrani nell’area dell’euro, e quelli connessi con la pandemia ‒ che

avevano prima richiesto uno straordinario allentamento delle condizioni monetarie con la progressiva riduzione dei tassi ufficiali (fino a portarli in territorio negativo) e poi l’eccezionale incremento del bilancio consolidato dell’Eurosistema (fino a quasi 9.000 miliardi, da circa 2.000 nel 2014) il ritorno a una situazione più equilibrata di tassi e liquidità complessiva era scontato”.

Il numero uno di Bankitalia ha spiegato che “la politica monetaria non poteva più essere, in effetti, ‘the only game in town’ e che, “se l’impatto della pandemia aveva rallentato questo ritorno, anche per l’incertezza presente sui mercati e il ritardo che le aspettative d’inflazione fino ancora all’estate del 2021 mostravano nel riportarsi sui livelli di

stabilità dei prezzi definiti dal Consiglio direttivo (il 2 per cento, ‘simmetrico’, nel medio periodo), da allora in poi la questione ha riguardato le modalità e il ritmo degli interventi, non la loro direzione”.

“A seguito, quindi, degli annunci e delle decisioni del Consiglio (della Bce), dalla fine del 2021 i tassi di interesse (overnight index swaps) a un anno sono aumentati di 3,6 punti percentuali, al 3,2 per cento; quelli a dieci anni di 2,4 punti, al 2,6; in termini reali, utilizzando come deflatore i rendimenti dei contratti legati all’inflazione (inflation-linked swaps), essi sono oggi rispettivamente pari a circa lo 0,8 e lo 0,3 per cento, dai valori estremamente bassi di un anno fa (-4 per cento per i tassi a a un anno e -2 per quelli a dieci)”.

Inoltre “il costo del credito, che riflette con ritardo i rialzi nei tassi di mercato, ha mostrato in media aumenti più contenuti: di un punto e mezzo, al 2,8 per cento, per i nuovi prestiti alle famiglie per l’acquisto di abitazioni (3,1 in Italia)e di quasi due punti, al 3,1 per cento, per i nuovi prestiti alle imprese (2,9 in Italia)”.

Ignazio Visco ha fatto notare che “per le aziende italiane la capacità di rimborso dei debiti resta nel complesso buona, in

ragione del recupero della redditività, della leva finanziaria moderata e delle elevate disponibilità liquide”.

Il governatore di Bankitalia ha poi continuato, spiegando il motivo per cui a suo avviso si starebbero lanciando avvertimenti eccessivi nei confronti della direzione sui tassi intrapresa dalla Bce di Christine Lagarde:

“I rischi che derivano dall’inflazione sono significativi ha ricordato il banchiere – L’esperienza storica mostra chiaramente che i consumi e gli investimenti beneficiano in modo sostanziale della stabilità dei prezzi: un’inflazione elevata e volatile complica infatti le decisioni di spesa delle famiglie e delle imprese; riduce il valore della moneta e dei risparmi; può comportare ingiustificate redistribuzioni di risorse tra le persone che tendono a colpire più duramente le frange più vulnerabili e più povere della popolazione; limita la capacità dell’economia di crescere e di creare posti di lavoro e benessere”.

“Questo spiega – ha continuato il governatore di Bankitalia – perché l’azione della politica monetaria non può che proseguire nella direzione intrapresa. Serve tuttavia che la normalizzazione proceda con la necessaria gradualità, tenendo conto che, come ho osservato, le aspettative d’inflazione a medio-lungo termine sono ancorate e non si intravedono segnali di spirali tra prezzi e salari, sebbene l’attesa accelerazione di questi ultimi debba essere attentamente monitorata”.

Ancora Visco:

“Gli allarmi che a volte vengono sollevati sugli effetti che

ulteriori aumenti dei tassi ufficiali potrebbero avere sulla nostra economia non sono condivisibili: il nostro paese è in grado, proseguendo sulla strada già intrapresa delle politiche prudenti e delle riforme, di gestire le conseguenze di una graduale ma necessaria restrizione monetaria (un punto, questo, sul quale tornerò a parlare con maggiore dettaglio nell’ambito del mio intervento all’ASSIOM-FOREX, la prossima settimana). I tassi di interesse cui guardare non sono infatti quelli nominali, sui quali nel breve periodo, pur attenuata, non può non riflettersi la dinamica inflazionistica, bensì quelli reali, al netto dell’inflazione attesa, che ancora segnalano condizioni nel medio periodo di sostanziale equilibrio”.

Ancora Visco:

“Non condivido, allo stesso tempo, talune dichiarazioni nelle quali si sostiene che nell’area dell’euro solo una recessione, più o meno profonda, consentirà di riportare

l’inflazione in linea con il nostro obiettivo di prezzi stabili. Ritengo invece del tutto possibile che, come sta avvenendo in altri paesi e come è peraltro in linea con le

nostre previsioni, la crescita dei prezzi, che già mostra segnali di discesa, possa tornare al 2 per cento senza che le nostre misure arrechino all’attività produttiva e all’occupazione danni particolarmente gravi, che finirebbero per rendere più difficile il conseguimento del nostro mandato nel medio periodo”.

“Quindi, sì – ha puntualizzato il governatore di Bankitalia –

ulteriori aumenti dei tassi sono nelle cose, ma continueranno a essere necessarie valutazioni attente e consapevoli dell’intensità e dei tempi della loro trasmissione a

tutte le economie dell’area dell’euro, tenendo conto dell’evoluzione, in entrambe le direzioni, dei fattori alla base della dinamica inflazionistica: dai costi delle materie

prime a quelli del lavoro, dall’evoluzione della domanda interna e internazionale a quella dei margini di profitto, dagli andamenti delle attività finanziarie a quelli dei

debiti pubblici e privati”.