Batosta inflazione Usa, paura tassi Fed: S&P 500 -4,3%, seduta peggiore da giugno 2020. Nasdaq -5%, DJ -1300 punti
Batosta inflazione Usa: i principali indici azionari di Wall Street sono capitolati, attaccati da forti sell off. L’indice S&P 500 ha concluso la sessione peggiore dall’11 giugno 2020, zavorrato in particolare da titoli come Meta, Nvidia e AMD.
I titoli peggiori del Dow Jones sono stati Boeing, Home Depot e Intel.
Il bagno di sangue è avvenuto dopo quattro sedute consecutive di rialzi per la borsa Usa.
L’esito dei forti smobilizzi è il seguente: il Dow Jones è scivolato di quasi -1.300 punti (-1.278.37 punti, in perdita del 3,94% a livello percentuale), a 31.104,95. Lo S&P 500 è arretrato di 177,74 punti (-4,32%) a 3.932,68 mentre il Nasdaq è crollato di 632,83 punti (o -5,16%), a 11.633,58 punti.
Niente da fare: negli Stati Uniti l’inflazione continua a correre, o se si indebolisce comunque rimane ben superiore alle attese degli analisti, nonostante gli aggressivi rialzi dei tassi che la Fed di Jerome Powell sta ostinatamente portando avanti.
Nel mese di agosto, l’inflazione degli Stati Uniti misurata dall’indice dei prezzi al consumo è rallentata al ritmo annuo dell’8,3%, rispetto al +8,5% di luglio. L’indebolimento dell’indice CPI è avvenuto tuttavia a un ritmo inferiore di quanto atteso dal consensus degli analisti, che avevano previsto un aumento pari a +8,1%.
Su base mensile l’inflazione headline è salita inoltre dello 0,1%, rafforzandosi rispetto al dato invariato di luglio, e confermando una crescita superiore, anche in questo caso, alle stime, che erano per un calo dello 0,1%.
La componente core dell’inflazione ha alimentato ulteriormente i timori degli investitori, balzando ad agosto del 6,3% su base annua, così rafforzandosi rispetto al +5,9% di luglio, e ben oltre il +6,1% stimato; su base mensile, l’indice CPI core è salito dello 0,6%, oltre il +0,3% stimato e il doppio rispetto al precedente +0,3% di luglio.
I numeri affossano la speranza che l’inflazione degli Stati Uniti abbia toccato il picco, e alimentano dunque il timore che la Fed di Jerome Powell continui nel suo percorso di rialzi dei tassi aggressivi.
Il prossimo annuncio sui tassi Usa è atteso in data 21 settembre: a questo punto una stretta di 75 punti base, la terza consecutiva, viene considerata inevitabile.
Anzi, secondo l’economista di Nomura Rob Dent, il dato relativo all’inflazione potrebbe aumentare anche “il rischio di una stretta di 100 punti base, sebbene non sia questo lo scenario di base”. In ogni caso, il mercato secondo Dent “dovrebbe considerare la possibilità che ci sia un altro rialzo dei tassi di 75 punti anche a novembre”.
A questo punto, stando al trend del FedWatch del CME Group, i futures sui fed funds prezzano un rialzo dei tassi di 75 punti base per la terza volta, la prossima settimana, con una probabilità pari al 100%.