Bce: Lagarde mostra situazione sotto controllo, ma minute confermano spaccature su inflazione e politica monetaria
Christine Lagarde continua a rassicurare i mercati mostrandosi convinta delle decisioni di politica monetaria che la Bce sta prendendo. Le minute della banca centrale europea appena rese note, e relative all’ultima riunione del Consiglio direttivo dello scorso 16 dicembre, mettono tuttavia in evidenza le spaccature più profonde che si stanno manifestando in seno all’Eurotower.
Dai verbali emerge infatti che alcuni esponenti del Consiglio hanno avvertito che esiste il rischio che l’inflazione, nell’Eurozona, superi le aspettative sulla sua crescita; qualcuno, inoltre, nel corso del metting, ha affermato che il rischio di uno scenario caratterizzato da un’inflazione “più alta, per un periodo di tempo più lungo” non possa essere escluso.
E’ stato anche rimarcato che la Bce dovrebbe sottolineare la volontà di modificare la propria politica monetaria, se necessario, al fine di stabilizzare l’inflazione.
Un numero crescente di esponenti del Consiglio direttivo teme inoltre che, anche se temporanea, l’inflazione possa confermarsi più persistente e sufficiente al punto da alimentare la crescita dei salari e portare l’indice dei prezzi al consumo al di sopra del trend di lungo periodo.
Oggi, in un’intervista rilasciata alla stazione radiofonica France Inter, Lagarde ha affermato che l’aumento dei rendimenti dei debiti sovrani dell’area euro significa che “i fondamentali dell’economia stanno recuperando terreno, significa che c’è fiducia nella crescita e che, in queste condizioni, i tassi aumenteranno in modo graduale”.
La numero uno della Bce ha aggiunto che, a suo avviso, “i fattori che stanno sostenendo la crescita dell’inflazione si smorzeranno gradualmente nel 2022”, sottolineando che
la Bce ha “tutte le ragioni” per non rispondere all’aumento dell’inflazione allo stesso modo in cui risponderà la Federal Reserve.
“Ci troviamo in una situazione completamente differente”, ha spiegato Lagarde, sottolineando che l’inflazione dell’area euro è “chiaramente più debole” di quella Usa, così come è non è avanzata, come quella degli Stati Uniti, la ripresa dell’economia del blocco.